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<oh mio Dio scusami tanto> scatto in piedi allontanandomi dal corpo tonico e sudato di Alexander.
Ovviamente però combino un pasticcio, presa dalla fuga indietreggio pestando il ginocchio di Alex che lo ritrae velocemente portandoselo vicino.

<Cazzo che dolore!> urla dondolandosi mentre tiene stretto a se il povero ginocchio malconcio.
Ed ecco come in pochi secondi, una situazione imbarazzante sia diventata se possibile ancor più imbarazzante.
Mi avvicino a lui piegandomi portandomi le mani alla bocca mortificata mentre cerco di capire come aiutarlo.
<mi dispiace Dio mio! Sono un distasato, cosa devo fare? Chiamo qualcuno? Cerco del ghiaccio? La situazione è grave?> domando mentre mi volto intorno agitata e spaesata.
Possibile che qualsiasi cosa faccio finisca sempre male?
Per caso da appena nata mi hanno lanciato la maledizione della sfiga?

Alexander si siede strofinandosi il ginocchio lentamente con la mano mentre prende dei respiri.
Passano secondi che sembrano interminabili in cui non lo perdo di vista nemmeno per un secondo.
<Cavolo Dafne> borbotta il biondo prima di scoppiare  in una fragorosa risata.

Finalmente torno a respirare, passandomi una mano nella fronte leggermente velata di sudore.
<Scusami davvero, non so cosa dire.
Se vuoi cacciarmi ti capisco, sono così disattenta...> rispondo mentre cammino avanti e dietro.
<dammi la mano e aiutami a rialzarmi invece di disperarti> mi invita mentre tende la mano verso la mia figura.
Non esito un secondo afferrandola e utilizzando tutto la mia forza per issarlo in piedi.
Quando si è stabilizzato di fronte a me mi allontano di un passo.
Mi ricordo solo ora della situazione imbarazzante in cui ci siamo trovati prima.
Lui a pochi centimetri dalle mie labbra, i nostri corpi uniti e...

<Dafne? Stai bene? Sembra ti sia passato sopra una camion> mi domanda il megafusto davanti a me scrutandomi con i suoi occhi curiosi.
<ehm si scusami, tu piuttosto come stai?> domando tornando a concentrarmi su di lui.
<tranquilla, tutto bene.
Al massimo mi verrà una livido nulla di che, non preoccuparti davvero, succede a tutti> mi rassicura posando il suo palmo caldo sulla mia spalla.

Appena mi tocca mi rilasso, distendendo i muscoli.
<okey, scusa ancora.
Ora credo di dover andare> ribatto controllando l'orologio di plastica appeso alla parete parallela a me.
Alexander si volta controllando l'orario, poi un'espressione che non riesco a decifrare si impossessa del suo volto.

<oh, giusto. Ci vediamo al prossimo allenamento allora> mi congeda allontanandosi da me.
Raccolgo le mie cose da terra attenta a non cadere e fare un'altra figuraccia.
<ehi, mi piacerebbe fare un altro paio di lezioni con te extra, per cercare di aiutarti a restare con il passo con le altre> mi propone da dietro.
Mi volto seguendo la sua voce e lo trovo senza maglietta a terra, mentre fa riscaldamento.
Mi perdo a guardare i suoi addominali strepitosi, scolpiti in una pelle dorata e lucida.
Appena lo sento tossire scuoto la testa velocemente puntando i suoi occhi.
Bene Daf, oggi a quante figure di merda siamo? Sette o otto?

<ehm si certo, nessun prob-blema, poi mi fai sapere> balbetto scuotendo il telefono mentre stringo forte il tessuto del mio asciugamano cercando di scaricare la tensione.
<non ho il tuo numero> precisa lui mentre si flette verso la gamba destra dandomi una perfetta visuale del suo petto.
<oh scusa non ci pensavo.
Dovrebbe essere segnato in segreteria> rammento mentre gli rivolgo un sorriso.
<perfetto a domani acrobata> mi saluta ironicamente mentre non stacca gli occhi dalla mia figura.
Nonostante il disagio per la situazione gli rivolgo il sorriso più disinvolto che posso permettermi e mi allontano salutandolo.
<ciao Alex>
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<si, pronto?> domando mentre con una mano tengo il phone per asciugarmi i capelli umidi e profumati e con l'altra appoggio la spazzola sulla mia tolette bianca.

𝐒𝐞𝐚 𝐞𝐲𝐞𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora