Capitolo 1

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Pioveva a dirotto. Ho detto tutto. Mi ero seduta alla sedia della mia scrivania quando ricevetti la telefonata. Il cellulare aveva iniziato a cantare Demon's Fate dei Within Temptation. Al ché risposi.

- Hamilton – esordii per abitudine. Ormai lo facevo di routine: il telefono squillava e io che rispondevo con il mio cognome, così da informare l'interlocutore che stava parlando con la sola e unica discendente degli Hamilton, rinomata famiglia di Cacciatori.

- Devee? - mi chiese una voce maschile.

- Cosa vuoi Bryan? - gli domandai infastidita. Quel giorno avevo già i nervi a fior di pelle, e non avevo voglia di dover stare al telefono con lui. Ogni volta che attaccava a parlare, mi teneva per ore con la cornetta attaccata all'orecchio. Avrei potuto rischiare un tumore. La finestra si spalancò improvvisamente, facendo entrare alcune foglie secche, bagnate dall'acqua. Sussultai per lo spavento.

Che succede? – mi chiese.

– Nulla, però se non mi dici immediatamente cosa vuoi presto succederà qualcosa! – lo minacciai. Con quel "qualcosa" mi riferivo al fatto che lo avrei strangolato a mani nude. Uno dei miei difetti è che quando faccio una minaccia poi la mantengo, e questo Bryan lo sapeva molto bene.

Non scaldarti tanto, dolcezza – esortò. Sbuffai dentro il microfono del cellulare, in modo che sentisse quanto ero stanca e scontrosa in particolar modo. – Ti ho chiamata per offrirti un lavoro. – Nel sentire quelle parole, drizzai la schiena ed attizzai le orecchie come se fossi un cane

– Sono tutta orecchie, Bryan. Ma non ho tutto il giorno. Sono appena tornata dalla caccia e sono veramente stanca e vorrei andare a dormire. –

– Cercherò di essere il più breve possibile, allora – mi rispose, accennando un sorriso che riuscii a notare dall'altro capo del telefono. - La nostra squadra speciale che si occupa di casi soprannaturali, è stata sterminata durante il giro di pattuglia... –

- C'erano segni di zanne? - gli domandai immediatamente.

Ci mise qualche secondo a darmi una risposta. - La scientifica non mi ha rivelato niente. Ha detto che vuole parlare solo con te. –

- Fammi capire, ti hanno detto che devo andare sulla scena del crimine? –

- Non sulla scena del crimine... ma sulle scene dei crimini. I membri della squadra si erano separati come ogni sera. Sono stati uccisi in posti diversi. –

- Sanno che sono una ragazzina? –

- Non credo, ma dubito che gliene importi qualcosa. Sanno che sei stata allenata da... Lui. –

Lui... il mio maestro. Il Cacciatore più forte di tutti i tempi. Sin da quando ero una bambina al posto di giocare con le bambole, mi allenavo con i coltelli da lancio. A dieci anni anziché leggere i libri di Geronimo Stilton leggevo i libri di difesa contro le creature della notte. Adesso che ho diciassette anni, anziché di uscire la sera con gli amici per andare in discoteca, vado a caccia di creature mortali. Insomma, sono una ragazza che ha degli obbiettivi nella vita. - Devee? Ci sei ancora? –

- Certo! - gli risposi, tornando alla realtà. - Dì loro che andrò direttamente all'obitorio verso mezzogiorno. –

- Ma vogliono che visiti prima la scena del crimine... –

- Non m'importa un accidente di quello che vogliono loro. Non ho nessuna intenzione di andare a visitare la scena del crimine. Ho visto troppi cadaveri in settimana. E poi non ho detto che non li guarderò, semplicemente voglio risparmiarmi il viaggio in macchina da una scena del crimine ad un'altra. E per di più ho bisogno di recuperare le forze. Perciò, dì al tenente di farsi trovare a mezzogiorno all'obitorio. Aspetto tue istruzioni, Bryan. - Attaccai immediatamente il cellulare e lo lanciai sulla scrivania. Mi alzai dalla sedia ed andai a chiudere le tende della stanza. Non ce la faccio più... era tutta la settimana che andavo a caccia di vampiri e licantropi di ogni razza. Avevo ricevuto il mandato di eliminazione per tre vampiri e due licantropi. La notte precedente avevo assistito anche ad una tentata rapina da parte di un uomo sui quarant'anni nei confronti di una signora anziana. Ero veramente stremata ed avevo assolutamente bisogno di andarmene a dormire. Mi tolsi velocemente gli stivali neri, placcati alle punte in ferro con rinforzo in argento e li lasciai cadere contro i piedi del letto. Poi mi tolsi il resto della mia "divisa da caccia" con tutto l'arsenale al seguito. Dopodiché mi buttai sul letto che avevo indosso soltanto la canottiera e gli slip. Non mi preoccupai nemmeno di richiudere la finestra, per quanto ero stanca. Però mi coprii con il piumone. Presi sonno nell'esatto momento in cui la mia testa toccò il cuscino.

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