Capitolo 12

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Se qualche tempo fa mi avrebbero chiesto: - I sogni sono reali? - gli avrei certamente risposto con un: - No - . Invece dovetti ricredermi. Almeno dopo quello che mi era successo la notte in cui Corsius cinse il legame. Non credevo che i vampiri potessero fare cose di quel tipo attraverso i sogni, be' l'avrei aggiunto al mio quaderno degli appunti sul sovrannaturale.

Quando arrivammo alla scuola degli incubi, ad attenderci c'era una donna circa sui venticinque, trent'anni, dalla carnagione molto scura e corti capelli castano scuro. Sebbene facesse abbastanza freddo, le sfoggiava con molta disinvoltura una canottiera lilla e una gonna nera a vita alta. Ai piedi portava stivali che le arrivavano fino al ginocchio dello stesso colore della canottiera. La mia prima reazione quale fu? Semplice, mettermi le mani nei capelli.

- Benvenuti.-

Inutile dire che Bryan e Mitch stavano sbavando come cani allupati. Dall'odore che emanava la sua pelle, quando le passai accanto, potei confermare la mia ipotesi. Leopardo mannaro, non c'era alcun dubbio. Ovvio che in pieno inverno non sentisse freddo. Se devo essere sincere, questa cosa la invidio ai licantropi, perché si adattano facilmente al clima.

- Io sono Mitch, mentre loro sono Bryan e Devee. - Che scenetta nauseante.

Senza dire nessuna parola, mi avvicinai verso l'entrata e mi misi a fissare la struttura che si ergeva davanti ai miei occhi. Sebbene fosse stata costruita solo qualche decennio fa, aveva tutte le caratteristiche di un palazzo d'epoca. Con le sue imponenti mura fatte in pietra e l'aria che emanava, rendeva tutto molto inquietante. Sembrava di ritrovarsi nel palazzo del conte Dracula, solo che non stava in bilico su una montagna. Al contrario, era spianato con la strada asfaltata. Tutt'intorno era circondata da vegetazione. In poche parole eravamo dispersi nel nulla. Ma d'altronde qui siamo nella parte periferica del Missoula, nel Montana.

- Vi faccio vedere la scuola. –

Mi sarei aspettata una specie di corteo di benvenuto, dato che era stato Corsius in persona ad avvertirli che mi sarei trasferita lì. Invece... beh, meglio così. Il solo pensiero di dover affrontare dei mostri tutti i giorni, mi fece rivoltare lo stomaco. Il portone era enorme ed emanava un senso di imponenza, era fatto in metallo scuro. Appena entrati, sulla destra c'era un piccolo gabbiotto dove, all'interno, sedeva un uomo anziano e dall'aria alquanto dimessa. Le rughe sul suo viso faceva intuire che doveva avere all'incirca un'ottantina d'anni. Tutto mi fece pensare, tranne che fosse lì per scelta.

- Prima che proseguiamo, dovete firmare i moduli. – La donna si fermò davanti al gabbiotto, dove erano appoggiati un mucchietto di fogli. Le nostre iscrizioni.

- Però, che bella baracca – commentò Bryan. Io e Mitch ci girammo verso di lui e lo fulminammo con lo sguardo. Che dire, bisognava dargli un premio come per le "migliori battute a sproposito". – Che c'è? Non ho detto niente. – Alzai gli occhi al cielo e mi avvicinai alla ragazza.

- Visto che tu sai i nostri nomi, potresti almeno dirci il tuo. Oppure ti è di troppo disturbo? – La donna mi guardò con occhi di sfida, incupendosi un po'.

- Non è tenuta a parlarvi – rimbeccò una voce mascolina alle nostre spalle. Mi voltai per vedere chi fosse. Dal lato apposto alla porta d'entrata c'era un uomo. I suoi capelli erano color rame ed erano molto lunghi. il suo volto era calmo e rilassato, tuttavia la sua voce emanava una specie di autorità celata.

- E... tu saresti...? – Nel mio tono di voce non potei fare a meno di metterci un pizzico d'ironia. D'altronde, chi era costui per dire che quella donna non aveva l'autorità per parlare?

Quando uscì alla luce, potei notare meglio il suo viso insieme agli altri dettagli che lo caratterizzavano. Le braccia non erano molto muscolose, se messe in paragone con quelle di Bryan, ma comunque era molto forte perché era pur sempre una bestia. Gli occhi erano ambrati e le labbra carnose. La mascella era volitiva e senza il minimo accenno di barba. Credo che avesse all'incirca una ventina d'anni, non saprei dirlo con certezza.

- Io mi chiamo James, sono il suo Nimir-Raj, Cacciatrice e non le ho dato il permesso di dire il suo nome né qualsiasi altra cosa la riguardi. – Sorrise beffardo, inarcando un sopracciglio.

Strinsi i pugni. Quel leopardo mannaro stava mettendo a dura prova la mia pazienza, già da minuto uno.

Dio che odio.

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Onestamente, non sapevo proprio cosa scrivere a questo capitolo, quindi perdonate la mancanza di divertimento e di battutine alle quali avevate fatto l'abitudine. Mi dispiace moltissimo.

Inoltre volevo dirvi che mi prenderò una pausa con questo libro e che non so quanto durerà. Anche le altre storie saranno momentaneamente sospese, tranne "Le Cronache di Lafyen - il tradimento". Scusatemi ma ho veramente bisogno di distrarmi da tutto per un po', perché non ce la faccio più a scrivere come una volta. Perdonatemi, angioletti.

Un abbraccio,

Martina :3

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