Capitolo 30

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Angioletti, 

lo so scusatemi tanto per la mia assenza ho avuto molto da fare. Comunque sono viva e vi porto novità. E' possibile avere la versione ebook e cartacea del mio libro: LE CRONACHE DI LAFYEN - IL RISVEGLIO DELLE GUARDIANE, basta che andate su Lulu.com (il link diretto per la versione cartacea lo trovate nella mia bio)

Non mi sembra vero, perché finalmente sono riuscita ad avverare il mio sogno e sono così felice di condividerlo con voi. Spero che lo andrete a leggere! 

Fatemi sapere che cosa ne pensate del capitolo e SOPRATUTTO se la vostra ship è cambiata. Un abbraccio,
Lady Mars :3
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Quando in classe entrarono Francy, Abel, Marika e Cindy il cuore riprese a battere con il suo solito ritmo. Mi sentii quasi sollevare, anche se non avevo l'assoluta certezza che le mie gambe avrebbero retto il mio peso in quel momento. Ero turbata da quella conversazione piuttosto fuori dal comune, non conoscevo quel vampiro eppure ci avevo parlato come se fossimo dei vecchi amici.
Seduta al mio posto in attesa che anche Francy si sedette accanto a me, rinvangai sui miei giorni all'accademia di allenamento cercando di ricordare se all'ora avessi conosciuto quel vampiro. I ricordi erano sfocati, durante la permanenza nell'Accademia dei Cacciatori avevo affrontato molti vampiri e animali mannari prima di avere il diploma e l'autorizzazione ad affrontarli nella vita di tutti i giorni. Gli animali mannari e i vampiri che erano in quella scuola, avevano scelto di loro spontanea volontà di battersi con i Cacciatori affinché si allenassero. Perciò mi chiesi se anche il tizio di poco prima mi aveva conosciuta lì...
– Ma cosa ti è successo stamattina? Ad un certo punto mi sono svegliata e non ti ho trovata. – La voce squillante di Francy mi fece ritornare alla realtà, interrompendo la mia meditazione.
Non sapevo come rispondere. Dirle la verità era fuori discussione, c'erano troppi vampiri creati da Corsius in classe. Avrei potuto scatenare una rivolta, ed era l'ultima cosa di cui avevo bisogno quel giorno. – Sono andata in perlustrazione. Sai, per assicurarmi che nessun mostro facesse qualcosa di "vietato" – le risposi, cercando di essere il più credibile possibile.
I licantropi riescono a percepire quando qualcuno mente, perché il battito del cuore accelera. Una delle prime cose che insegnano all'Accademia dei Cacciatori è proprio il saper mentire imparando a regolare i battiti cardiaci. Credere alla bugia, raccontarla con molta naturalezza. Bastava fare molta pratica, alla fine avevo dovuto eliminare tutti i segni che emetteva il mio corpo inconsciamente e che facevano capire che stavo raccontando una balla.
– Mi hai fatto prendere un accidente, la prossima volta avvertimi, però, lasciandomi un bigliettino sul comodino. –
– Scusa, credevo di ritornare prima del tuo risveglio, invece non ho calcolato l'orario. Comunque, la prossima volta ti lascerò un bigliettino. –
Odiavo dover rendere conto agli altri, ero abituata ad essere uno spirito libero. All'Accademia non avevo contatti con gli altri Cacciatori, non ci era concesso, questo perché si pensava che fare amicizia avrebbe comportato a prendere poco sul serio l'addestramento.
In questa maledetta scuola del soprannaturale, invece, tutto è diverso. Non solo le lezione, ma anche i rapporti interpersonali; tutti sembrano carini e affettuosi. È come ritrovarsi nelle scuole di telefilm in cui tutti sono simpatici, però trovi i stronzi di turno che vogliono farti sentire una sfigata.
– Devee – mi chiamò Abel che si trovava ancora vicino alla porta. Lo guardai per un solo istante e questo bastò a farmi capire che aveva qualcosa che non gli giovava.
Mi alzai dalla mia postazione, superai Francy e il duo di vampire per raggiungere Abel. – Posso parlarti un momento? – mi domandò con tono pacato.
– Sta per iniziare la lezione, potresti parlarmi anche dopo, non credi? – gli feci notare. Non mi andava di affrontare una conversazione con Abel, non dopo tutto quello che era successo. Quella giornata non era iniziata nel migliore dei modi, quindi non mi sembrava il caso di discutere anche con lui.
– Non ti è mai importato nulla delle lezioni, quindi perché non saltarla completamente? – Odiavo ammetterlo, però aveva ragione. Non me ne fregava un fico secco di quella scuola, ero lì solo per il volere di Corsius e nient'altro. Non avevo nessun motivo a partecipare alle lezioni.
– E poi, sono sicuro che alla professoressa Spright non importi nulla se tu partecipi oppure no – aggiunse il vampiro. Notai che si girò a guardare la professoressa per un istante che non disse nulla. Mi faceva piacere vedere quanto poco interessavo a tutto il corpo insegnanti.
Lasciai fuoriuscire uno sbadiglio, curandomi di mettere la mano davanti alla bocca. – D'accordo, rompipalle – gli dissi, precedendolo fuori dall'aula.
Mentre andavo verso il corridoio, ebbi la netta sensazione che qualcuno mi stesse fissando dall'oscurità di quel luogo tetro. Forse era solo la mia immaginazione e stavo iniziando a diventare paranoica, magari era dovuto al poco riposo e alla troppa quantità di sangue che avevo perso la mattina. 
Nell'esatto momento in cui mi girai, venni strattonata per i polsi e, molto violentemente, spinta contro la parete.
- Che intenzioni hai? - mi domandò bruto Abel.
Feci finta di non sapere a cosa si stesse riferendo. - Non so di cosa tu stia parlando. -
- Oh, andiamo. Appena siamo entrati in classe lo abbiamo avvertito tutti. Hai addosso l'odore di Corsius - sbottò.
- Lasciami andare, Abel. Non sono cose che ti riguardano - gl'intimai. Il vampiro non volle saperne di lasciarmi andare. - Non costringermi ad usare le maniere forti. -
Lo sfidai, guardandolo dritto negli occhi rubino.
- Sono solamente preoccupato per te, ma evidentemente a te non importa nulla - disse ammutolendosi.
L'espressione che assunse mi fece provare una sorta di tenerezza. Era gentile da parte sua curarsi di quello che mi era successo.
Gli feci cenno di seguirmi, al che corrugò la fronte perplesso. Lo presi per un braccio e lo trascinai giù in giardino.
L'aria invernale penetrava fin dentro la ossa, facendomi rendere subito conto (e pentire) di non aver indossato un cappotto. Abel, rendendosi conto che sentivo freddo, si tolse la giacca che indossava e me la mise sulle spalle.
- Grazie - dissi, battendo di denti dal freddo.
- Non credi che sarebbe meglio rientrare? -
- No - mi affrettai a rispondere. - Qualcuno potrebbe sentirci e non mi va. -

Abel sbuffò e disse: – Dammi dieci secondi, ti vado a prendere qualcosa di più pesante, non voglio rischiare che ti congeli. –

E così fece.

– D'accordo. –

Esattamente dieci secondi dopo, Abel era di nuovo davanti a me, con in mano cappotto, sciarpa, un paio di guanti ed un cappellino di lana con il pon-pon.

Mi sbrigai ad infilarli ed iniziai a camminare.

– Allora, di cosa dovevi parlarmi? – riprese Abel.

– Come ti sarai già accorto, sono stata morsa da Corsius. Il figlio di puttana ha colto l'occasione per conferirmi l'ultimo marchio e così ora sono costretta ad obbedirgli come se fossi un cane – gli spiegai a denti stretti.

– So che andrai al ballo di Abram, accompagnata da Corsius – esordì con poca enfasi.

– No, andrò al ballo che organizza Corsius, in realtà. –

– È lo stesso ballo, Dev. È organizzato dal Consiglio, quindi non importa quale nome faccia perché è sicuramente l'organizzatore. – Mio Dio quanto era preciso, tal volte era nauseante.

– Comunque non è a questo che intendevo arrivare, vorrei chiederti un favore – dissi con fare incerto.

– Che cosa? –

Guardai per qualche istante quegli occhi castani, che provavano una gran pena nei miei confronti e volevano a tutti i costi aiutarmi. Presi coraggio e dissi secca: – Devi aiutarmi a fuggire da qui. –

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