Capitolo 51

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Non mi piaceva l'idea di mettermi al servizio loro. A dire il vero, non mi era mai piaciuto. Quindi non riuscivo a trovare una motivazione per la quale, questa volta, avrei dovuto ascoltare le loro lagne. Scesi giù nelle segrete dove soggiornava temporaneamente Rex. Lo cercai affondo e fortunatamente nemmeno a lungo. Dovevo assolutamente uscire da quella casa. Il sole era ormai tramontato da quasi un'ora (il che mi rassicurava, visto che Rex non avrebbe potuto camminare altrimenti). Le celle dei sotterranei erano tutte uguali e non numerate, per giunta. Mi fece pensare che ci avrei messo più tempo del previsto e invece mi ricredetti subito.
- Rex? - chiamai un paio di volte.
Sentii una presenza alle mie spalle e quando mi voltai per colpire il mio presunto aggressore, venni fermata per il braccio. - Sul serio, volevi uccidermi? - domandò serio Rex. Mi lasciai sfuggire uno sbuffo. - Pensavo fossi uno dei Cacciatori - tagliai corto, per quanto pensassi che quelle parole potessero avvicinarsi ad una sorta di scuse indirette.
- Se sei qui vuol dire che non è andato bene l'incontro - azzardò.
- Esattamente, quindi noi adesso ce ne andiamo il più in fretta possibile. - Lo presi per mano ed iniziai a correre verso l'uscita dei sotterranei. Ripercorsi il corridoio al ritroso, con la paura di incontrare qualcuno del Clan. Non sarebbe stato affatto piacevole sparare ad uno di loro.
L'uscita era molto più distante di quel che immaginassi e anche se non era così, mi sentivo osservata e intrappolata in quella maledettissima casa. Dovevo assolutamente sbrigarmi a raggiungere l'uscita. Era il mio unico obbiettivo.
Quando credetti di aver raggiunto l'uscita, quindi di essere in salvo, mi ritrovai un quartetto alquanto raccapricciante: Esmeralda, impugnava una pistola proprio all'altezza della mia tempia, Bartholomew, posizionato al centro con un affianco uno dei membri dei Van Helsing, teneva la pistola puntata contro Rex. Quest'ultimo, si era almeno preso la briga di stringergli forte il polso. La vena della tempia iniziò a pulsare ad un ritmo innaturale. La rabbia, come mi era già successo in passato, stava iniziando a prendere possesso del mio corpo e (ormai lo sapevo anche abbastanza bene) non avevo via di scampo, così come i miei avversari. Lanciai una fugace occhiata a Rex, sperando di attirare la sua attenzione. Volevo che mi guardasse, che capisse quello che volevo fare, e perché no, magari anche agire in sincrono.
- Dove credete di andare? - domandò la donna che, per i restanti anni rimasti a separarmi dalla maturità, mi aveva accudito a casa sua. Esmeralda era sempre stata una madre premurosa, ma una zia abbastanza menefreghista, almeno con me.
- Sai, qui l'ambiente si sta facendo un tantino... troppo chiuso. Ho bisogno di uscire per prendere una boccata d'aria e il mio amico, qui, mi stava giusto accompagnando - risposi, non curandomi di apparire credibile. Sapevo di essere una pessima bugiarda, come tutti i presenti in quel momento.
- Io, invece, credo che ritornerai con noi nel salone dei ricevimenti - sintetizzò Bartholomew, aggrottando la fronte. L'ombra di un sorriso beffardo di fece strada sul mio volto, ed ero certa che il vampiro accanto a me se ne fosse accorto. Non avrei mai permesso loro di imprigionarmi, perciò dovevano rinunciarvi sin da subito.
- Non ho più niente da dirvi. -
- Ma noi vogliamo discutere con te su alcuni fatti che sono successi ultimamente - dichiarò mio zio, emergendo dalle spalle della moglie. Non lo avevo per niente notato, come al solito.
- Del tipo? -
- I tuoi Marchi - intervenne Bartholomew.
- Io, invece, vorrei discutere della bugia che avete architettato insieme a Corsius... - Il Cacciatore spalancò gli occhi, sorpreso. Non se l'aspettava per niente. Ridicolizzato davanti ad una delle famiglie più in vista nel mondo dei Cacciatori, per mano di una diciassettenne per giunta!
- Mi avete venduta di proposito, no? Affinché non fossi più una spina nel fianco, giusto? E per cosa poi, uno stupido capriccio di un vampiro secolare al quale non siete stato in grado di dire no, perché altrimenti vi avrebbe ucciso. Abbiate almeno il coraggio di guardarmi in faccia, dannazione! - urlai, aggrottando le sopracciglia. Sentivo che la rabbia stava via via prendendo sempre più possesso della mia mete, costringendomi ad accantonare ogni sano principio morale. Ed era proprio quello che volevo, perché se c'era una cosa che non avrei mai accettato era proprio il tradimento da parte di una persona che stimavo in passato.
Rex si parò davanti a me, impedendomi di strangolarlo. - Adesso ce ne andiamo, senza causare problemi - annunciò Rex, tenendomi per il braccio.
- Dammi almeno la possibilità di capire il motivo - lo pregai.
- Devee, non ti dirà mai nulla. E non merita di restare alla tua presenza. - Molto lentamente, il vampiro allentò la salda presa, permettendomi di avvicinarmi al Cacciatore che non osava guardarmi negli occhi.
- Non ti devo nessuna spiegazione - disse alla fine. Lo guardai per un secondo, forse due, giusto il tempo per raccogliere il coraggio (che evidentemente a lui mancava) per sputargli in faccia e dirgli: - Nemmeno io, ecco perché non sarai mai degno di farmi lavorare con la tua squadra. -
E prima che potessi commettere un omicidio, Rex mi portò via da quella dimora facendomi pensare per la prima volta di poter essere in salvo.

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Angioletti, eccomi tornata il primo dell'anno. Scusate per la lunghissima assenza, ma, come spesso mi capita, non avevo molte idee (e soprattutto voglia). Spero che comunque il capitolo vi sia piaciuto, anche se so che non è uno dei migliori.
Nonostante ciò, vi auguro un buon 2017.

- MarTS :3

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