Capitolo 39

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Mi scocciava doverlo ammette, ma Corsius mi teneva in pugno. Non potevo ribellarmi, la situazione era troppo delicata. Un passo falso e tutto quello per cui mi ero battuta in tutti questi anni sarebbe andato a farsi fottere. La morte dei miei genitori non sarebbe servita a nulla, inutile aggiungerei. Quando la festa finì, e presi conoscenza che Abel non aveva potuto fare nulla per farmi scappare, tirai quasi un sospiro di sollievo. Almeno non avevo commesso una stronzata della quale me ne sarei subito pentita. Se fossi fuggita con lui, sarebbe stato come consegnare personalmente Bryan e Mitch a Corsius e questo non potevo permetterlo. Restare, d'altronde, significava ammettere la sottomissione, diventare a tutti gli effetti La Cacciatrice di una bestia. Non volevo sancire un giuramento, men che meno di sangue e di quell'importanza. Ma potevo rifiutarmi? Ovviamente no, ma nessuno poteva impedirmi di provare a persuadere Corsius, usando le mie doti femminili.

Tornai in camera mia e, con grande stupore, scoprii che ero sola. O meglio, lo ero fino a quando non entrò Bryan, infuriato come un lupo mannaro che non mangia da giorni.

- Ora mi spieghi cosa cazzo significa quella messinscena? - mi domandò, sbattendo forte la porta. Sobbalzai, e mi portai le mani all'altezza del seno, perché avevo iniziato a spogliarmi.

- Cristo, Bryan! Potresti bussare prima di entrare? -

- Non cercare di cambiare argomento, non mi interessa se sei mezza nuda! Ora tu mi spieghi per bene cosa cazzo erano quelle parole senza senso che stava sparando a raffica Corsius - continuò ad urlare.
Non nego che iniziava a spaventarmi. Non avevo mai affrontato la rabbia di Bryan, in tutti quegli anni che lo conoscevo.

- Non erano parole senza senso, anzi erano piuttosto chiare - gli risposi, mentre entrai nel bagno. La situazione era piuttosto snervante.

- Ma come ti è venuto in mente, me lo spieghi? - mi domandò dalla camera da letto.

- Ti dispiacerebbe abbassare la voce? Ho mal di testa - urlai a mia volta.
Sentii le doghe del letto emettere un rumore, Bryan doveva essersi seduto. Poi, iniziò a respirare con la bocca come per diminuire lo stress che aveva impregnato la stanza. Finii di togliermi il vestito e mi sciolsi i capelli, poi, con indosso solamente le mutandine e il reggiseno, andai verso il mio armadio a prendere il pigiama. Sentivo gli occhi di Bryan su di me, mi squadravano (o forse mi stavano mangiando viva?)

Alzai lo sguardo nei suoi occhi soltanto per un momento, per ritornare immediatamente a concentrarmi nella scelta del pigiama. - Non fissarmi come se fossi una puttana - lo ripresi.

- Allora non andare in giro come se lo fossi - ribatté.

Mi girai a guardarlo e mi passai una mano tra i capelli. - Ehi, fino a prova contraria questa è la mia stanza. Sei tu che stai invadendo la mia privacy - gli feci notare, non molto pacatamente. Mi infilai il pigiama e lo raggiunsi sul letto. - Allora, hai intenzione di rimanere lì tutto il tempo come un tossicomane? - gli domandai, ironica.

Bryan si girò a guardarmi, gemendo un: - Fottiti -.

Abbozzai un sorriso e mi infilai sotto le coperte. - Be', da sola sarebbe noioso - proposi.

Che diavolo! Forse ero stata un po' troppo schietta, perché Bryan scosse ostinatamente la testa. - Non farò sesso con te, se è a questo che stai alludendo - sottolineò Bryan, alzandosi dal letto. Tentò un sorriso, ma la preoccupazione non svanì dai suoi occhi.

- Allora esci dalla mia stanza e non comportarti come un dodicenne, maledizione! -

- Non mi sto comportando come un dodicenne - esordì, alzando un sopracciglio.

- Ne sei sicuro? -

- Assolutamente. -

- Allora esci dalla mia stanza e non ammorbarmi con i tuoi problemi; ho già i miei a cui pensare. - Mi portai una mano sulla fronte, cercando in tutti i modi di non tirare fuori il peggio di me. - Diamine - biascicai.

- Ti senti meglio? -

- No, per niente. Non voglio diventare la concubina di quel maniaco - gli risposi, sprofondando nel cuscino. Bryan venne a sdraiarsi accanto a me e mi abbracciò.

- Non permetterò che lo diventi, te lo prometto. -

- Allora dovrai ucciderlo - sottolineai.

- È quello che farò. -

Già, peccato che se morisse Corsius, io lo seguirei a ruota. E l'idea di morire non mi alletta per niente.

- Potresti rimanere stanotte? - gli domandai, gentilmente.

- Basta che non tenti di stuprarmi - scherzò lui.

Mi girai verso di lui, poggiandomi sul gomito. - Ma cos'è questa fissa che hai con il sesso? - chiesi, tanto per essere sicura. Che io ricordi, Bryan non aveva mai parlato di quest'argomento, almeno non in mia presenza. Vorrei proprio sapere che cosa diavolo gli stia succedendo tutt'assieme. È molto più irascibile del solito, sbraita, non si pone problemi a dire sgarbatezze.

- Non ho nessun problema - mormorò con voce assonnata. Mi girai per dargli le spalle, ma lo ritrovai subito dopo avvinghiato da dietro. Gli credevo? Ovviamente no, era Bryan. Lui mentiva sempre, ma in quel momento mi andava bene così. Non avevo bisogno di pensare anche ai suoi problemi, almeno fino a quando non avrei risolto i miei. Il che, mi fece pensare che mi sarebbe servito più tempo del necessario. Mi addormentai con quel pensiero che continuava a ronzarmi in testa.

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