Capitolo 52

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Ero stanca, stressata e con due occhiaie che avrebbero fatto rabbrividire persino un non-morto, se solo avesse avuto la sfortuna d'incrociarmi appena svoltato l'angolo della strada. Ma nonostante ciò non potevo permettermi il lusso di abbandonarmi al riposo (nemmeno per cinque minuti), perché in quel momento avrebbe significato ammettere una sconfitta. La mia, per l'esattezza. Benché Rex di era mostrato piuttosto gentile nei miei riguardi, e che avesse (più volte) offerto il suo corpo per farmi da scudo umano, cedere a quel "ricatto" non mi sembrava per niente consono. E lui lo sapeva meglio di chiunque altro.
- Devee pensaci un attimo. Hai la possibilità di liberarti una volta per tutte dal controllo di Corsius... -, lo zittii seduta stante, perché il suo piano lo ritenevo una completa follia. - Non mi interessa liberarmi di lui, adesso. Prima di risolvere "Il problema Corsius" devo occuparmi della setta di Cacciatori che vuole vedermi morta solo perché simpatizzo per vampiri come te - sbraitai, non curandomi di poter risultare anche piuttosto antipatica. In quel momento lui mi stava offrendo una via di salvezza, ed io la stavo declinando il meno gentilmente possibile. Mi feci un breve esame di coscienza. Forse dovevo smetterla di comportarmi come una vecchia bisbetica alla quale non va bene nulla; ma converrete con me che, il più delle volte, è difficile disfarsi di vecchie abitudini.
Spostai una ciocca di capelli da una spalla all'altra, tirandomi indietro anche quell'accenno di frangia che puntualmente tornava in avanti. Avevo sbagliato a tagliarla, non lo avrei fatto mai più. Mi sedetti sul letto, o meglio mi ci buttai, facendo fuoriuscire un po' d'aria dalla trapunta in piume d'oca (che dava la sensazione di stare su una nuvola). - Mi dispiace, Rex. Ho esagerato. - Ero veramente dispiaciuta, anche se forse il tono che uscì dalla mia bocca non permise al vampiro di capire quali erano i miei veri sentimenti. È stato un problema che nel corso degli anni mi ha sempre frenato un po', perché il più delle volte le mie emozioni venivano fraintese dalle persone che mi circondavano. Per l'amor di Dio, ero felice che Rex fosse al mio fianco in quel momento, e sapevo che non lo avrei mai finito di ringraziare abbastanza per avermi salvato la vita in più di un'occasione, però non potevo concedergli quella richiesta.

Rex tacque, limitandosi solo ad accennare in giù la testa, rispettando così la mia decisione. E per questo dovetti ringraziarlo perché, a differenza di molti, lui stava rispettando la mia decisione; non lo avrei dimenticato.

– Bene – dissi, sprofondando nei cuscini della mia stanza. – Se non ti dispiace, vorrei riposarmi un paio d'ore. Domattina ci dobbiamo rimettere in viaggio verso la casa di Bryan. ­– E con quelle parole, mi lasciai sprofondare nel sonno più profondo, lasciando che i sogni m'invadessero completamente.

Al mio risveglio la notte se n'era andata, mentre il sole era alto in cielo ad illuminare ogni angolo della cittadina di Great Falls, la cui stima di abitanti è di circa cinquantamila. Relativamente poca, se la si vuole mettere a paragone con Billings, che invece è al di sopra dei centomila.

La notte aveva portato con sé non pochi incubi, tutti riconducibili a Corsius che cercava in tutti i modi di scoprire dove fossi. Alla fine dovetti accettare il fatto che il marchio che Rex mi aveva inferto non era poi così maligno. Almeno avrei tenuto Corsius lontano da me il più possibile. E forse c'era una rara possibilità di liberarmi dal suo controllo, almeno era ciò che speravamo io e il mio compagno di viaggio.

Scesi dal letto ed andai a farmi la doccia per togliermi di dosso l'odore di sudore. La sera prima mi ero addormentata non curandomi del cattivo odore che emanavo, e adesso mi ero risvegliata con la stessa puzza che mi disgustava. Ma alla fine, sotto l'acqua che scorreva, mi resi conto che mi era accaduto di peggio. Ero riuscita a fuggire da un vampiro psicopatico che si dia il caso essere uno dei più potenti al mondo, mi sono ribellata alle persone che prima consideravo la mia famiglia e sono diventata una specie di latitante in compagnia di un vampiro che è in grado di sopportare i raggi solari. Insomma, poteva capitarmi di peggio.

– Dev, hai finito? – mi domandò la voce di Rex da fuori la porta del bagno. Chiusi l'acqua nell'esatto istante nel quale lui finì di parlare.

Uscii dalla doccia e mi avvolsi nell'accappatoio monocolore fucsia. – Sì. Ora esco dal bagno, dammi solo cinque minuti che mi lavo i denti – gli risposi, e mi sbrigai di finire di asciugarmi il corpo e di avvolgermi i capelli nell'asciugamano. Dopo essermi lavata i denti, uscii dal bagno così da permettere anche al vampiro di lavarsi.

Me lo ritrovai seduto sul mioletto a gambe incrociate, i capelli scompigliati gli ricadevano sulla fronte, coprendogli a stento gli occhi di ghiaccio.

– Finalmente! – esortò non appena chiusi la porta dietro di me.

Lo guardai di sbieco. – Be' scusami tanto se ogni tanto ho bisogno di dedicare qualche momento a me stessa – borbottai, aggrottando la fronte.

Rex si alzò dal letto e mi raggiunse con la velocità di cui sono dotati tutti i vampiri. Ma io non sorpresi affatto, anzi rimasi completamente imbronciata come quando si trovava sul mio letto. – Dobbiamo partire il prima possibile. Se il Consiglio dovesse trovarci... – Interruppi il delirio di Rex.

– Nessuno ci troverà, calmati. L'importante è non stare nello stesso luogo troppo a lungo, okay? Vedrai che troveremo qualcuno disposto ad aiutarci. – Dovevo assolutamente calmarlo, non potevo permettermi che un vampiro centenario avesse un attacco d'ansia in casa mia.

– D'accordo, faremo come dici tu. Però, non staremo nello stesso luogo per più di due giorni. –

Annuii sorridendo. ­– Agli ordini, capo! –

Una volta vestita, mi feci aiutare da Rex a preparare le valige. Presi tutti i soldi che in questi anni avevo guadagnato grazie ai miei lavori di cacciatrice e salimmo su un auto che molto gentilmente Rex aveva comprato: una Chevrolet Silverado del '90 nero lucido. Molto bella, ma soprattutto molto comoda per metterci le armi e i bagagli.

Salimmo in macchina e Rex mise in moto. – Pronta, cacciatrice? –

Mi girai a guardarlo e abbozzai un ghigno. – Hai davvero la faccia tosta di chiedermi se sono pronta? – brontolai.

– Cosa ti costa rispondere e basta? –

Sbuffai e mi strinsi nelle spalle. – Schiaccia quel pedale, non morto – dissi stupidamente.

L'auto partì, lasciandosidietro di sé la tranquilla cittadina di Great Falls e tutti i suoi abitanti. Finalmenteavevo l'occasione di viaggiare. Anche se non per farmi una vacanza.

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ANGIOLETTI,

Siamo giunti alla fine di questa prima avventura sulla cacciatrice Devee Hamilton. Spero tanto che vi sia piaciuto. Non temete, andrò avanti con la storia. E questo mi porta a porvi una domanda:

Volete che scriva un'altra opera, oppure che continui con questa? Commentate in tantissimi, mi raccomando. Un abbraccio e a presto.

MarTS :3

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