Capitolo 48

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Angioletti, questo è il capitolo di Vampire Slayer più lungo che abbia mai scritto. Come minimo voglio una pizza gigante ai gamberetti e salsa rosa! A M A T E M I

Marts :3

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La notte era gelida come il ghiaccio, oscura (come dovrebbe essere) e pericolosa. Mi tenei aggrappata al collo di Rex, sperando di non cadere durante il tragitto verso il luogo in cui stavamo andando. Stavo sanguinando, perciò le forze mi stavano abbandonando, per di più ero svestita, quindi sentivo il triplo del freddo. Tremavo sia per la temperatura decisamente troppo bassa che per la paura, ma almeno non avrei dato la colpa a quest'ultima.

- Come ti senti? - mi domandò Rex, una volta fermatosi.

- Hai pure il coraggio di chiedermelo? - dissi a denti stretti, furiosa come sempre.

Il vampiro parve seccato. - Sei proprio un'idiota. Dovresti ringraziarmi, anziché insultarmi. - Per tutta risposta, mi rannicchiai al suolo, cercando di riscaldarmi da sola; ma subito dopo anche lui si accovacciò dietro di me e mi posò la sua giacca sulla spalle, per poi prendermi in braccio. - Ti porto a casa - mi sussurrò.

- Quale casa? –

Rex abbozzò un sorriso. - La tua. –

Tutto intorno a me sfrecciò così velocemente che non riuscii a distinguere praticamente niente. Quando abbassai lo sguardo, mi accorsi che Rex non teneva i piedi al suolo, ma anzi quasi fluttuava. Era incredibile, tutto si muoveva alla velocità della luce.

Non saprei dire con precisione quanto tempo passò prima che arrivammo a casa mia, ma a me sembrò letteralmente volare. Mi ritrovai in piedi nella mia stanza da letto, disordinata proprio come l'avevo lasciata prima che Corsius mi obbligasse a fare fuoco.

Iniziai a guardarmi intorno, cercando di risvegliare quel fuoco sepolto in me, ma evidentemente non ero abbastanza spronata. Mi lasciai andare completamente alla mia vecchia vita, prima di entrare in quella scuola, prima di legare con alcuni mostri e stringerci quella che si potrebbe definire amicizia. Prima di conoscere Rex. Tutto era cambiato, io in primis. Che cosa avrebbero detto i miei genitori se fossero ancora vivi? Avrei senz'altro letto la delusione nei loro occhi, ne ero più che sicura.

- Devee, che cosa ti prende? - mi domandò Rex, tenendomi per le spalle. Sollevai piano la testa, cercando i suoi occhi rossi.

- N-non mi sento... bene – gli spiegai, balbettando. Le forze mi stavano abbandonando, ecco la verità. Il morso di Rex mi aveva portato via molte energie e quelle poche che mi erano rimaste le avevo impiegate per incazzarmi con lui. Volevo ribellarmi a lui perché mi aveva imposto il suo marchio e così liberata da Corsius, ma non ero più libera. Lo volevo uccidere per avermi morsa, per avermi trascinata di peso via da casa di Bryan; ma lo volevo anche ringraziare per avermi salvata da Corsius. Ero fottutamente confusa!

Senza aggiungere niente, il vampiro mi accompagnò fino al mio letto, dove mi fece sdraiare. - Hai del disinfettante? - mi domandò, allontanandosi da me.

- In bagno, nello sportello della specchiera sulla sinistra. Ci dovrebbe essere anche ago e filo, da qualche parte nel... -, tutto iniziò a girarmi. Gli occhi stavano per chiudersi da soli, anche se lottai con me stessa per tenerli aperti – cassetto del... -

Quando riaprii gli occhi ebbi quella strana impressione che avessi dormito un'eternità, mi sentivo persino più forte di prima. Mi sedetti appoggiando la schiena contro il letto e guardai la mia stanza che mi risultò piuttosto anomala. Era stata sistemata.

Misi i piedi per terra e feci per alzarmi in piedi. - Ehi, dove credi di andare? - mi domandò la voce di Rex. Lo cercai con gli occhi e lo vidi, lì in piedi, appoggiato all'uscio della porta della mia camera da letto, con in mano un vassoio della colazione.

- In verità volevo fare colazione, ma visto che sei appena arrivato, nemmeno mi alzo – gli risposi.

Rex accennò un sorriso e si spostò una ciocca di capelli da davanti il viso. - Come ti senti stamattina? -

Ci pensai un pochino. - Strana. Ma non in senso negativo, almeno credo. - A dire la verità non sapevo nemmeno io come mi sentivo.

- È l'effetto che ha il sangue di noi vampiri sugli umani – esordì con non calanche. Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. - Mi hai dato il tuo sangue? Ma ti sei impazzito? -

Rex si fece avanti, posò il vassoio della colazione sopra il tavolinetto basso che avevo ai piedi del letto. Mi poggiò una mano sulla spalla, mentre l'altra la mise delicatamente sul mio fianco, continuandomi a guardare dritto negli occhi. - Ehi, ehi, adesso calmati. Tranquilla, non ti succederà niente, te lo assicuro. Non ho intenzione di trasformarti in un vampiro – mi rassicurò. Queste sue parole mi fecero tranquillizzare, e molto anche, perché scoprire di non essere stata scelta come la prossima sposa eterna di un vampiro... be', è un sollievo!

- Non che abbia problemi con la tua specie... be', in realtà ce li ho, ma ti posso assicurare che non sono razzista. -

- Ehi, io non penso che tu sia razzista. -

- Non era questo il punto, infatti. Ecco, io non voglio diventare un vampiro, perché sono una Cacciatrice e sai... ai piani alti non la prenderebbero alla leggera – gli spiegai, parlando a manetta e senza riprendere fiato.

Mi lascio cadere sopra i cuscini, sprofondandoci la testa, sbuffando. - Sono un'idiota. Avanti dillo! -

- Non sei un'idiota, Devee. È comprensibile visto quello che hai passato, non ti sto giudicando. Te lo giuro. In realtà... -

Lo guardai di sbieco, incuriosita. - In realtà cosa? -

- Ecco... tu... mi intimidisci – biascicò. Lo guardai perplessa, senza sapere come reagire a questa cavolata, ma poi decisi di prenderla alla comica. Scoppiai a ridere in una risata copiosa, di quelle contagiose perché anche il vampiro che era accanto a me rise.

- Tu sei tutta matta, lasciatelo dire. -

- Ehi! Vorrei ricordarti che non sono io quella che si lascia intimidire da una diciassettenne – ci tenni a precisare, sorridendogli a labbra serrate.

Rex si mise immediatamente sulla difensiva. - Scusa, hai ragione. È che emani un'aura di... -

- Di durezza? -

- Esattamente. Però questo è un male, insomma le ragazze della tua età dovrebbero divertirsi, andare a scuola, avere ragazze e al massimo avere problemi con droga e alcool – non che lo augurassi a qualcuno, sia chiaro – però, sarebbe normale.

- Già, gli adolescenti normali non rischiano tutti i giorni la loro vita stando a contatto con vampiri, lupi mannari e compagnia bella. Questo è un lavoro per Cacciatori, un gruppo di depressi che hanno visto morire tutta la loro famiglia quando non erano altro che bambini, e che, quindi, hanno dovuto indurirsi per evitare di venire uccisi. Questo comporta anche il dover indossare una maschera e diventare spietato con chiunque si meriti una fine immediata. Perciò non avercela con me perché non sono un'adolescente con problemi di droga o alcool. Sono pur sempre una Hamilton, sono nata per cacciare i mostri che popolano gli incubi dei bambini. La mia famiglia vi caccia da sette generazioni, ormai. Io non mi farò indietro, non è da me. -

- Dev, io... - Lo zittii immediatamente, portando il mio indice sulle sue labbra. - Non ho bisogno della tua compassione. Sono passati sette anni, Rex, me ne sono fatta una ragione – gli dissi in tono pacato, molto strano per una con il mio carattere.

Nonostante le mie parole, la sua espressione caritatevole non se ne andò dal suo viso; il che mi fece pensare di non essere un caso disperato. Io odiavo essere un caso disperato, lo odio tutt'ora dannazione.

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