Capitolo 17

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Appena Abel sparì nell'oscurità del corridoio, la porta dell'aula si aprì ed uscirono gli studenti. Senza degnarmi di una parola, mi passarono accanto riservando solo per la sottoscritta, occhiatacce alquanto minacciose. Se avevano qualche problema che si facessero avanti. Ero più che felice di trafiggerli, e poi mio zio mi aveva regalato nuovi giocattolini apposta per i miei compagni di studi. Insomma, mi servivano dei bersagli su cui testarli per accertarmi che funzionassero. Sentii una presenza alle mie spalle e fui costretta a voltarmi di scatto. Francy era dietro di me e fissava il vuoto con un'espressione cupa. La donna che ci aveva ricevuti prima era riapparsa, come l'illuminazione della Madonna, davanti ai nostri occhi. D'improvviso, la donna mi sorrise.

- Vieni, ti accompagno dal preside - disse in tono impassibile. Il leopardo mi fissò, priva di espressione, come se il sorriso di poco prima fosse stato una pura illusione. Rispetto ai suoi occhi gelidi e tenebrosi, quelli dei ratti sembravano dotati di maggiore personalità. Quelle parole suonarono più come un ordine. Mi si accapponò la pelle. Sì, ero in grado di sostenere lo sguardo dei vampiri, però il male suscita sensazioni peculiari: la pelle che si accappona, appunto, una morsa che stringe la gola e il ventre... Persino certi umani mi hanno procurato tali sensazioni, perché essere non-morti non è indispensabile per essere malvagi, anche se di sicuro aiuta.

Come mi era stato ordinato, m'incamminai, precedendo Francy. Forse fu soltanto la paura, però sentivo lo sguardo degli altri mostri fisso sulla mia schiena e mi parve che un cubetto di ghiaccio mi scivolasse lungo la spina dorsale.

Quando entrai nell'ufficio, vasto quanto un magazzino e dalle pareti di solida roccia, mi aspettavo di vedere, con uno svolazzo di mantello, una sorta di Bela Lugosi. Non fu così, ma il vampiro che sedeva a ridosso di una parete offriva uno spettacolo altrettanto suggestivo.

Quand'era morto probabilmente aveva dodici-tredici anni. Se era stato pallido in vita, come redivivo era spettrale. I capelli erano di quel biondo cenere lustro che ha talvolta la capigliatura dei bambini prima di scurirsi. L'unica differenza era che i suoi non sarebbero mai diventati scuri.

Seduto sopra una sedia in legno scolpito, il preside non arrivava a toccare coi piedi il pavimento. Un vampiro dalla pelle di uno strano avorio cupo gli si avvicinò e si curvò sul bracciolo a sussurrargli qualcosa all'orecchio.

La risata del preside fu come un trillo di campane: un suono bello e artificioso.

Anche la donna misteriosa gli si avvicinò, sistemandosi dietro la sedia e mettendosi ad accarezzargli la chioma biondo cenere.

Un umano si portò alla sua destra e rimase presso la parete, con le mani intrecciate, lo sguardo fisso davanti a sé, la schiena rigida. Era quasi completamente calvo, eppure quella caratteristica, a differenza di quanto accade alla maggior parte degli uomini, non lo imbruttiva; anzi il suo viso affilato, dagli occhi neri, era bello, anche se lui aveva l'aria di non curarsene granché. Chissà perché, lo avrei definito un soldato.

Un altro uomo si accostò alla donna leopardo. Aveva i capelli corti, tra il biondo e il rosso, gli occhi di un verde pallido, e un viso strano, né bello né brutto, ma che restava impresso nella memoria e poteva addirittura essere giudicato affascinante, se lo si osservava abbastanza a lungo. Non era un vampiro, ma non mi azzardai davvero a considerarlo un umano.

L'ultima ad avvicinarsi alla sedia fu Francy, che si mise alla sinistra del bimbo-preside, ma restando in qualche modo in disparte, pur essendo lì, accanto agli altri.

- Be', manca soltanto la colonna sonora di Dracula. Per il resto, il servizio è completo - esordii.

La voce del preside fu come la risata: acuta, innocua, di una innocenza calcolata. - Credi di essere divertente, vero? -

Scrollai le spalle. - Dipende... -

Lui sorrise, senza mostrare le zanne. Aveva un aspetto estremamente umano, con gli occhi luccicanti d'ironia, il viso rotondo e simpatico. Sembrava che dicesse: Guarda come sono inoffensivo: sono soltanto un bel ragazzino! Ma certo...

Il vampiro dalla pelle d'avorio sussurrò di nuovo all'orecchio del preside, che rise: una risata così fresca e limpida da far venir voglia d'imbottigliarla.

- Ti eserciti, per quella risata, oppure ti viene naturale? - chiesi.

Mi accorsi che Francy faceva una smorfia, forse per cercare di non ridere o forse per apparire minacciosa... Magari entrambe le cose. Su certe persone faccio questo effetto, lo so.

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Angioletti,

Solo per voi, un altro capitolo di Vampire Slayer. Spero che vi sia piaciuto, se è così, lasciate pure una stellina e commentate!! Un abbraccio,

Martina :3




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