Capitolo 13

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I leopardi sono le creature, a parer mio, più indomabili; sia l'animale in se per se che l'uomo che ha quella forma di licantropia. La maggior parte di loro sono presuntuosi, anzi tutti. Credono di poter avanzare pretese perché una volta al mese gli cresce la pelliccia, ma non sanno che non appena combinano qualcosa di illegale, ci sono io che metto fine ai loro giochi. E allora vediamo chi è che ride.

Credo che James avvertì il mio umore, perché mi accennò un sorriso beffardo e, facendo un'occhiata gelida alla donna, uscì di fuori. La donna leopardo, senza dire una parola, lo seguì all'aperto. Provai a seguirli con lo sguardo, ma sparirono poco dopo.

- Che bello - commentò Bryan con tono sarcastico. A parte noi tre e il guardiano, non c'era nessuno. Bene, si cominciava alla grande. Mi dava fastidio che qualcuno mi desse l'ordine di andare in un luogo e poi non trovavo nessuno ad accogliermi, non considerando i due psicopatici di poco prima. Così mi avvicinai al gabbiotto dove era seduto il vecchietto e gli domandai a voce alta: - Mi scusi. Sa dirmi dove si trovano le nostre stanze? -

- Ci sento benissimo. Non c'è nessun bisogno che urli - biascicò lui. Quella risposta ci lasciò tutti e tre di stucco. L'uomo uscì dall'abitacolo e prese tre chiavi. - Seguitemi e lasciate qui le vostre valigie.- Si avviò a piccoli passi, ma molto svelti, verso le scale che, molto probabilmente, conducevano alle stanze. Almeno era quello che mi auguravo.

Mitch e Bryan fecero come gli aveva detto, mentre io mi sbrigai a prendere dalla borsa almeno la mia amatissima Walter semiautomatica con un calibro di 7.65, la chiamavo "la mia bimba". Bryan mi prendeva spesso in giro perché davo nomi alle mie armi da fuoco, ma ehi che potevo farci? A qualcuno dovevo pur affezionarmi!

Presi l'arma e l'agganciai alla cintura dei jeans, affrettandomi a raggiungere gli altri. Avevo iniziato ad odiare quel posto ancor prima di metterci piede ed ogni minuto che passava, non faceva altro che confermare e triplicare il mio odio per quella specie di accademia sovrannaturale.
Non credo che la mia considerazione per quel posto, popolato per lo più da vampiri e lupi mannari, sarebbe cambiato da un momento all'altro. C'erano molti lati negativi, anzi c'erano solo lati negativi. Benché mi sforzassi di farmela piacere, non ci riuscivo. Ma infondo, può capitare.
Le camere dei dormitori non erano tanto più piacevoli del resto della struttura. Credo che fossero la parte più lugubre dell'edificio. Almeno per quel momento, dato che non avevo avuto ancora il piacere di mettere piede nelle aule.
Scoprii con mio grande rammarico che avrei dovuto condividere la stanza con una lupa mannara. Il vecchio, del quale ignoravo il nome, non si era nemmeno degnato di dirmi quale forma di licantropia avesse la mia coinquilina. Davvero rassicurante.
Quando varcai la porta della mia nuova dimora, con mia grande sorpresa trovai le mie valigie poste ai piedi del letto. La prima cosa che feci fu quella di andare a tastare il territorio; dovevo assicurarmi che la mia compagna di dormite non avesse alcuno scheletro nell'armadio, per così dire. Anche se era praticamente impossibile che non lo avesse.
Mi aspettavo di trovare resti di esseri umani fatti a pezzi e sacche di sangue, ma il luogo risultò anche abbastanza pulito. C'erano qualche paia di calzini sparsi per la stanza e il letto era disfatto. Tutto nella norma, insomma. Nemmeno io ero molto ordinata nella mia stanza, quindi non potevo lamentarmi in alcun modo. Però, dovevo ammettere che l'idea di condividere la stanza con una ragazza non era così male. Essendo una Cacciatrice, mi ero sempre persa le parti divertenti del vivere in una scuola. Con estrema cautela andai a tastare il letto e una volta deciso che non avrei corso alcun pericolo, iniziai a svuotare le valigie.
Stando a quello che aveva detto prima il vecchio, i dormitori dei maschi erano al secondo corridoio a sinistra, mentre quello delle ragazze a destra. Per raggiungerlo, avevamo passato un corridoio semichiuso che somigliava più ad un balcone. La luce pomeridiana filtrava tra una colonna di pietra e l'altra, donandogli quell'aura misteriosa e tetra. Una parte di me non vedeva l'ora che calasse la notte per ritornare in quel posto. Chissà se ci avrei trovato qualcuno che trasgrediva alle regole. In realtà era proprio quello che aspettavo con impazienza: mettermi in mostra davanti a tutti uccidendo uno dei mostri che soggiornava in quel tugurio. Avrei chiesto senz'altro aiuto a Bryan, visto che Mitch non era poi così esperto di queste cose. Anche se mio zio lo aveva addestrato a dovere, la moglie si era sempre rifiutata di fargli vivere la vita di un Cacciatore. Non avrei mai capito di quali problemi fosse affetta quella donna, ma pazienza.
Sul mio letto trovai due divise scolastiche, una invernale e l'altra estiva. Entrambe avevano una gonnellina corta con motivo scozzese di tonalità che davano sul blu e il marrone. La camicia bianca era posta sotto il cardigan beige e una cravatta a righe alterne blu e marrone. Gli stivali marroni erano fatti in modo da arrivare fin sotto le ginocchia; e  diciamo che erano l'unica cosa positiva. Almeno avrei potuto nascondere lì dentro i pugnali. Nel complesso, faceva veramente vomitare. Inoltre, ci avevano abbinato un paio di parigine nere oppure le calze dello stesso colore. Beh, il senso dello stile non era una loro virtù. Mi domandai se queste divise le avesse disegnate un ceco oppure le avevano realizzate apposta per farcele indossare di proposito.

Dato che era inverno indossai quella che aveva il cardigan, perché, a differenza della ragazza che avevo incontrato prima, io ci tenevo a non ammalarmi. Finii di cambiarmi, facendo molta attenzione a nascondere la mia pistola sotto la cinta. Andai ad aprire l'armadio per guardarmi allo specchio e nel complesso non è che mi stesse così male. Tranne, forse, per il fatto che i miei capelli stonavano con il colore della divisa.

- Stai molto... - Prima che la voce potesse finire la frase, estrassi il pugnale in argento che avevo nascosto nello stivale destro e lo lanciai dritto al cuore. Quando mi voltai, con mio grande stupore notai che era una ragazza poco più bassa di me. La mia più grande soddisfazione fu quella di scoprire che non l'avevo colpita affatto, lanciando il coltello contro la parete alle sue spalle. – Bene – concluse, con gli occhi terrorizzati. Io non ebbi il coraggio di risponderle, perché mi sentivo abbastanza in colpa. E mi succedeva di rado. 

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Mie dolci puzzole, finalmente ho finito di scrivere questo capitolo. Vi giuro, è stato un travaglio; lo volevo rendere un po' speciale. Il mio obbiettivo era quello di lasciare spazio ai pensieri di Devee e pero di esserci riuscita. Se così non fosse, vi chiedo scusa in anticipo. Spero che nel complesso, il capitolo vi sia piaciuto. Se così fosse lasciate pure una stellina e un commento con le vostre considerazioni e i vostri dubbi, se ce li avete. Inoltre, vorrei che mi diceste con quale personaggio shippate la nostra cacciatrice. Il più votato comparirà in uno dei prossimi tre capitoli e scombussolerà i sentimenti della giovane fanciulla. Vi ricordo che i candidati sono: Corsius, Bryan e Mitch. Se qualcuno la shippa con i due vampiri dei capitoli precedenti è pregato di scriverlo nei commenti.

Grazie per la vostra attenzione, ci leggiamo al prossimo capitolo

Un abbraccio, 

Martina :3

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