Capitolo 32

2.7K 196 13
                                    

Angioletti, sono tornata

Non mi scuserò per la mia assenza, perché chi mi segue avrà sicuramente letto che recentemente ho perso il mio migliore amico e che quindi non ho trovato la forza per scrivere e per fare alcunché. Spero che mi capiate se non ho risposto ai vostri commenti dove mi dicevate di aggiornare. Non biasimatemi perché prima di scrivere per voi io scrivo soprattutto per me stessa; nel momento in cui non riesco a farlo sono costretta a fermarmi e a riflettere su ciò che voglio. E l'unica cosa che voglio in questo momento è riabbracciare un'ultima volta il mio amatissimo Rex, anche se non potrò mai più farlo. 

Spero che il capitolo vi piaccia, 

La vostra addolorata Mars :(

#InMemoryOfMySweetAngelRex

.........................................................................

Febbraio portò con sé un notevole accrescimento di problemi e di esami. Non credevo che in quella scuola si facessero dei veri e propri esami, e invece mi sono dovuta ricredere. Ogni giorno, a fine lezione mi ero data appuntamento con Abel per aggiungere dettagli al piano per fuggire dal castello degli orrori e così arrivò il giorno del ballo senza che potessi fare nulla per non partecipare.

Al mio risveglio, trovai accanto a me un paio di scatole dalla forma rettangolare e di diverse dimensioni, accompagnate da un bigliettino:

Indossalo per me, ma poupée , non te ne pentirai

C.

La mia prima reazione fu quella di stracciare il biglietto e di riconsegnare i pacchi al mittente, con tanto di bomba ad orologeria come souvenir, ma non lo feci.

Scesi dal letto ed andai a farmi una doccia per togliermi lo stress causato dal sonno; ogni giorno che passavo dentro quella maledetta accademia mi aumentavano gli incubi. Non potendo farci nulla, dovevo almeno imparare a conviverci.

Quando uscii dalla doccia, trovai ad attendermi una massa di capelli corvini diventati tutt'uno con il cuscino del mio letto. Essendo abituata ad indossare l'intimo non appena uscita dalla doccia, potei tranquillizzarmi almeno un poco; le parti importanti erano al sicuro. Ebbi un sussulto, però, nel vedere che Corsius se la stava allegramente godendo a guardare ogni mio movimento. Non volevo dargli la soddisfazione di sentirmi a disagio, non davanti a lui. Non se lo meritava.

Andai verso l'armadio e presi la prima maglietta che mi capitò a tiro, insieme ad un paio di pantaloncini del pigiama a righe bianche e rosa (era un completo, ma la maglietta a righe con l'orsacchiotto mi sono sempre rifiutata di indossarla).

– Sei molto attraente, ma poupée . Emani sensualità da tutti i pori – esordì suadente Corsius. Certo, chi non trova suadente una ragazza con i capelli bagnati che sta cercando di infilarsi il pigiama senza sembrare un tricheco stitico, tutti!

Sbuffai, tornandomene in bagno ad asciugarmi i capelli. Dovevo assolutamente restare calma ed ignorarlo.

Davanti allo specchio, guardai la mia immagine riflessa. La ragazza che avevo davanti non aveva niente a che vedere con quella che conoscevo; una ragazza che stimavo molto e che prendevo come modello di vita. La persona che avevo davanti era totalmente diversa, e non potei fare a meno di pensare di aver tradito quella giovane donna così forte e sicura di sé.

– I pensieri ti stanno divorando, ma poupée? – Spostai lo sguardo di scatto e vidi Corsius a meno di un centimetro da me. Riuscivo a sentire il leggero contato con le nostre pelli. La camicia in pizzo sfiorava di poco le mie braccia, facendomi rabbrividire al contatto. Sentii Corsius sogghignare, segno che la reazione che avevo avuto gli aveva fatto piacere. Scrollai le spalle ed appoggiai le mani sul lavabo, cercando di in tutti i modi di non cedere alla tentazione. Era terribilmente frustrante!

Spostai lo sguardo sull'asciugacapelli che avevo a qualche centimetro da noi, così allungai il braccio rischiando anche di perdere l'equilibrio del baricentro. Prima che potessi toccare il mobile accanto a me per sorreggermi, pendevo già dalle braccia di Corsius che, senza fatica, mi aveva afferrato prima ancora che mi accorgessi di aver perso l'equilibrio.

– Grazie – dissi senza pensarci un attimo.

– Questa è la seconda volta che ti salvo, ma poupée.

Mi tirai su a guardarlo di sbieco apposta per domandargli: – E quand'è stata la prima volta che hai salvato la mia vita? –

Il vampiro accennò un sorrisetto beffardo. – Quando ho deciso di risparmiarti la vita, la notte in cui uccisi i tuoi genitori. –

– Molto galante da parte tua ricordarmi un evento così tragico, parlandone in riferimento alla prima volta che hai deciso di risparmiarmi. Infatti poi mi sono dovuta nascondere per settimane per paura che tu mi trovassi! – rimbeccai. – Mi avevi messo i tuoi seguaci alle calcagna. –

Corsius parve sorpreso dalle mie parole. – Non è vero, ma douceur. Non misi nessuno a darti la caccia. –

– Almeno abbi il coraggio di ammetterlo, ormai quel che è fatto è fatto. – Corsius mi prese il viso tra le mani e mi guardò intensamente negli occhi, tant'è che riuscii a guardare il riflesso del mio viso nei suoi. – Ti giuro sulla tomba dei tuoi defunti genitori di non ho nulla a che fare con quei vampiri. Altrimenti saresti morta già da tempo, ma poupée .

Alla faccia della sincerità. Almeno non aveva dato lui l'ordine, allora chi era stato? Iniziò a tornarmi alla mente la sera in cui morirono i miei genitori e, senza che potessi farci niente, venni travolta dagli setti medesimi sentimenti che per notti non mi fecero dormire. Nei sotterranei della magione dei miei zii, correvo verso un'uscita apparentemente inesistente. Il corridoio in pietra sembrava infinito e la batteria della torcia che tenevo tra le mani iniziava a scaricarsi. Fuori dalle mura, l'oscurità aveva ricoperto ogni cosa, in quella notte di dolore e di sangue. Improvvisamente sentii delle urla femminili provenire dalle mie spalle e quando mi voltai vidi mia madre fra le braccia di un uomo, ma non era mio padre. No. Era Corsius. Il sangue che le colava dallo squarcio sul collo mi fece venire i giramenti di testa. Non ne avevo mai visto così tanto in vita mia. La bocca di Corsius era imbrattata del sangue di mia madre e, molto probabilmente di quello di mio padre (che doveva essere già morto, perché altrimenti sarebbe accorso immediatamente in suo soccorso). Guardai impaurita il vampiro che continuava a nutrirsi della donna più importante della mia vita, senza che potessi fare nulla. Volevo urlare, ma il fiato mi si smorzò in gola. Riuscii solo ad arretrare di qualche passo, prima di sentire le ultime parole di mia madre: Corri, mettiti in salvo!

Sbattei le palpebre più volte prima di focalizzarmi nel presente e di focalizzarmi alla situazione iniziale, in cui avevo le labbra di Corsius erano sulle mie.

Vampire SlayerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora