Capitolo 1

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Sanem

<Sanem devi darti una mossa altrimenti farai tardi al lavoro> urla mia nonna Bahar sicuramente dalla cucina. Non è vero che è tardi ma mia nonna ha la mania di svegliarmi sempre due ore prima e non ha importanza dove io devo andare o cosa devo fare, lei puntualmente mi sveglia in anticipo, molto in anticipo.

<Sanem!> urla nuovamente mentre io nel sentirla sbuffo sonoramente. Io non ho bisogno di una sveglia perché le grida di nonna Bahar bastano e avanzano a fare risvegliare persino i morti. Come tutte le nonne anche lei è amorevole, certo ma di più con i miei amici, a me se possibile mi fa camminare con due piedi in una scarpa. Fin da quando ne ho memoria non ha fatto altro che ripetermi che il rispetto è la cosa più importante ed è importante essere disciplinati e avere le buone maniere anche con chi non se lo merita e per quanto vista da fuori nonna Bahar possa sembrare dura lei in realtà è davvero molto brava ed io devo ogni cosa a lei.

<Ma insomma ti vuoi alzare da questo letto?> urla nuovamente e quando mi rendo conto che la sua voce si sente più forte del normale capisco che si sta avvicinando alla mia stanza ed io scendo giù dal letto all'istante sistemando velocemente il letto per poi afferrare dall'armadio un paio di jeans neri con una camicetta bianca che per la cronaca io odio da morire, è molto trasparente e poi di sicuro la scolatura non aiuta per farmela piacere almeno un po' però non posso lamentarmi più di tanto dato che il negozio dove lavoro richiede un abbigliamento elegante.

<Sono pronta hai visto? Devo solo lavarmi e vestirmi velocemente e poi sono pronta> inizio a parlare a vanvera quando nella stanza entra la nonna. Giuro che è iniqua ma quando ci si mette fa davvero paura.

<Se non ti sbrighi non ti faccio assaggiare quei cornetti squisiti che ho appena sfornato> sorride con un ghigno sul viso.

<Non puoi farmi questo, questo piccolo esserino deve crescere, mi devi sfamare sai?> rispondo teatralmente mentre faccio gli occhio dolci ma che con lei non funziona affatto.

<Solo i tuoi amici possono cascare a questo broncio, io di certo no signorina e datti una mossa> mi incita nuovamente prima di uscire dalla stanza mentre io me approfitto per sospirare sollevata, quel cucchiaio di legno che teneva in mano per tutto questo tempo mi ha fatto sudare freddo.

<Cosa ci fai lì impalata?> la voce di Serkan arrovanal mie orecchie facendomi sobbalzare dalla paura.

<Cosa ci fai qui, anzi come sei entrato?> chiedo in modo veloce appena mi giro e lo trovo davanti alla finestra della mia stanza.

<Quella stupida scala in lego che all'età di 15 anni mi hai fatto costretto a costruire funziona ancora> risponde tranquillamente facendo spallucce mentre si lancia sopra il mio letto.

<Ti ricordo che quella scala l'hai fatta perché tu avevi paura di restare solo a casa e mi costringevi a scappare durante la notte per non farmi scoprire dalla nonna e venire da te per farti compagnia > sottolineo l'ovvio ridacchiando. Io e Serkan siamo amici praticamente dalle superiori e il tempo non ha fatto altro che rafforzare il nostro rapporto rendendoci inseparabili anche se a volte lo vorrei soffocare con le mie stesse mani per quanto possa essere insopportabile certe volte però lo voglio bene lo stesso e poi non potrei fare a meno di lui, in più siamo anche vicini di casa, così vicini che la finestra della mia stanza e a un metro di distanza dal balcone della stanza di suo fratello.

<Io non avevo paura io...>

<Si si, tu volevi solo farmi vedere qualche film, come no> ridacchio divertita mentre afferro il mio beauty-case nero per poi dirigermi in bagno e farmi una doccia veloce e prepararmi altrettanto in modo veloce.

<Stasera mio fratello darà una festa...>

<No grazie> rispondo tagliando corto e interrompendo la usa frase appena ritornato nella stanza. Tanto lo so che andava a finire col chiedermi "vuoi venire?". Io odio le feste che fa suo fratello, musica troppo alta, alcool a non finire, ragazzi ubriachi che vanno in giro per casa distruggendo praticamente tutto e poi il problema principale della festa è proprio suo fratello Can. Non ci siamo mai sopportati, anzi più che altro ci evitiamo reciprocamente senza un reale motivo,più o meno, però a me va bene così. Can è un bel uomo di 27 anni, alto, robusto, con un bel fisico, i capelli sono castani che ultimamente tende a lasciarli più lunghi così come la barba mentre gli occhi, oh quei occhi castani nonostante sono scuri sono così intensi che ti ci perdi dentro se solo posi lo sguardo su di essi però per quanto possa essere un bel ragazzo è anche molto cafone è pieno di esso, ecco perché forse non lo sopporto. Il suo ego è smisurato e se dovessi fare un paragone tra i due fratelli direi che Can è come il diavolo, tentatore mentre Serkan è decisamente un angelo in tutto e per tutto, forse per questo non vanno molto d'accordo i due fratelli.

<Ti prego, non puoi lasciarmi da solo con quel branco di idioti> mi implora mentre si passa la mano in mezzo ai capelli neri corvini scompigliandoli leggermente. Serkan ha sempre la mania di sistemarsi i capelli in continuazione però il suo più che altro è un tic nervoso.

<Dimmi che non c'è...>

<No, nessuna strega> risponde velocemente mentre sul suo viso si forma un piccolo sorriso. La strega sarebbe sua madre Damla ma che lui non sopporta, anzi non ci tanto d'accordo e un girono quando si precipitò a casa mia raccontandomi dell'ennesimo litigio tra di loro a me è venuto la magnifica idea di chiamarla strega, un po' perché lo è per davvero e un po' per poterci esprimere in modo libero su di lei anche in sua presenza senza farci sgamare.

<Sanem!> urla nuovamente la nonna facendomi prendere un colpo.

<Cosa ha preparato per colazione?> chiede Serkan con occhi a cuoricino, quando si tratta di mangiare lui è sempre presente.

<Cornetti>

<Chi arriva per ultimo resta senza> urla mentre scende dal letto e come un razzo esce fuori dalla mia stanza per poi dirigersi al piano di sotto.

<Corri corri> ridacchio divertita quando penso alla sfuriata che si prenderà da parte di mia nonna per essere salito su in camera dalla finestra. Scendo al piano di sotto dirigendo in cucina ma invece di trovare i cornetti che tanto desideravo trovo una torta con le candeline accese.

<Buon compleanno Sanem> mi augurano contemporaneamente sia la nonna che Serkan mentre mi guardando entrambi con il sorriso sulle labbra.

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