Capitolo 6

1.1K 110 33
                                    

Sanem

Ho continuato a fissare il vestito per un lungo tempo fino a quando il mio cervello non ha elaborato tutta la situazione facendomi ricordare che in realtà quel vestito non mi appartiene affatto e se lui pensa che io accetterò le sue misere scuse grazie a quel vestito si sbaglia di grosso. Dopo averlo rimesso dentro il suo scatolo e legato nuovamente con il suo fiocco mi avvicino alla finestra e dopo aver preso la mira lo lancio verso il suo balcone e dato che forse l'avrà dimenticato aperto lo scatolo arriva dritto nella sua stanza.

<Stronzo!> sbotto arrabbiata per poi chiudere la mia finestra e appuntarmi mentalmente di non aprirla mai.

<Dove sei grandissima stronza?> appena sento la voce di Serkan inizio a girare su me stessa cercando una soluzione per sfuggire alla sua sfuriata e l'unica cosa che mi viene in mente in questo momento è decisamente una grande cavolata ma che senza pensarci metto in atto. Apro nuovamente la finestra scavalcandola per poi scendere lungo la scala fatta in legno e dopo averla spostata velocemente inizio a salire gradito dopo grandino afferrandomi alla ringhiera del balcone per poi scavalcarlo ed entrare in quella stanza che da tempo non vedevo. Le pareti che un tempo erano bianche ora sono di un grigio troppo scuro, quasi cupo mentre i mobili troppo bianchi sono come un contrasto, come se dentro di se avesse una grande confusione ma al contempo una battaglia proprio con se stesso e mi basta questo per capire che questi due colori sono solo le sfumature della sua anima.

<Cosa ci fai qui?> sobbalzo appena sento la sua voce. Già, bella domanda, cosa ci faccio io in realtà qui? Mi giro lentamente verso di lui mentre in modo nervoso torturo il mio labbro inferiore. La maglietta nera a maniche corte che indossa è decisamente troppa stretta sul suo corpo mentre il pantalone di tuta grigia mette decisamente in mostra il suo affare che ha in mezzo alle gambe. Scuoto la testa cercando di togliermi dalla mente questi strani pensieri appena fatti per poi riprendermi.

<Io, ecco, in realtà io...> vengo interrotta dalla sua mano che si appoggia sulla mia bocca impedendomi di parlare mentre in modo brusco mi sbatte al muro.

<Cosa hai combinato con mio fratello?> chiede a bassa voce mentre toglie la mano dalla mia bocca per poi appoggiarle entrambe ai latti della mia testa incastrandomi fra di lui e il muro.

<Cosa intendi?> sussurro piano mentre sul mio viso sicuramente leggerà la confusione ma forse anche l'imbarazzo che provo in questo momento dovuto alla sua vicinanza.

<L'ho sentito urlare poco fa mentre tu di tua spontanea volontà hai cercato rifugio nella mia stanza e lui ora e nella tua stanza che ti sta cercando> sussurra nuovamente per poi passarsi la lingua sulle labbra bagnandole lentamente. Dovrebbe essere illegale un simile gesto soprattutto se è lui a compierlo.

<Ho dimenticato di informarlo che ieri sera non ci sarei stata>

<Lo sai che si preoccupa. Comunque, perché ho ritrovato nella mia stanza il tuo regalo?> chiede poi cambiando discorso.

<Hai pure il coraggio di chiedermelo?> sbotto poi arrabbiata appoggiando le mani sul suo torace spintonandolo leggermente per prendere le distanze da lui.

<Non capisco> ammette sincero mentre mi guarda confuso.

<Non mi hai mai fatto un regalo Tekin e sappiamo entrambi che quel vestito in realtà non era per me> rispondo, cercando di restare più calma possibile. Odio essere presa in giro e lui l'ha appena fatto, di nuovo.

<Questa volta ti sbagli bambolina, questa volta quello è per te> risponde in un sussurro mentre con la testa indica lo scatolo che vedo ancora sul pavimento della sua stanza.

<Perché?> riesco a chiedere dopo attimi di silenzio, sconvolta.

<Non c'è un perché Sanem> risponde come se niente fosse, come se per lui fosse un abitudine ma che in realtà non lo è affatto.

<Mi dispiace ma non...>

<Ti prego, per una volta> il suo sussurrio riesce a confondermi ma di più lo fanno i suoi occhi che mi guardano in modo strano, diverso potrei dire ma che non saprei decifrare.

<Sanem!> sento nuovamente la voce del mio migliore amico urlare il mio nome mentre io mi acciglio. Il mio adorato amico quando si arrabbia è peggio della nonna con il cucchiaio di legno in mano, pericoloso.

<Ti conviene scappare bambolina>

<Smettila di chiamarmi in quel modo, è snervante> gli punto il dito contro con fare di rimprovero mentre lui si avvicina nuovamente a me ridacchiando sotto i baffi.

<Non posso, quando ti vidi la prima volta ho avuto l'impressione di guardare una bella bambola. Sai quelle in porcellana però una di quelle veramente bella con i capelli castani e lisci e con due occhi molto profondi>

<Sarebbe un complimento?> chiedo incredula ma quando sento un forte rumore che sicuramente proviene dal piano di sotto sussulto impaurita.

<Prendilo come vuoi> alza le spalle mentre sbuffa e questo mi fa capire che il nostro momento di tranquillità è finito.

<Il vestito te lo puoi tenere> borbotto a bassa voce per poi uscire nel balcone e senza aspettare una sua risposta inizio a scendere dalla scala per poi correre dentro casa mia entrando dalla porta che c'è sul retro che mi porta direttamente in cucina salendo poi nuovamente nella mia stanza.

<Serkan> rispondo velocemente al telefono appena lo sento squillare.

<Che fine hai fatto? Si può sapere dove sei?> sbotta in modo duro dall'altra parte del telefono.

<Sono a casa Serkan> rispondo tranquillamente mentre apro l'armadio per cercare qualcosa da mettermi per questa sera.

<Ci sono stato e tu non c'eri!> urla nuovamente mentre io per il bene delle mie orecchie allontano subito il telefono mettendolo poi in vivavoce.

<Oh certo che c'ero ma quando ti ho sentito urlare mi sono nascosta> rispondo omettendo però gran parte della verità.

<Sei una stronza che...>

<Ne pariamo dopo Serkan, senti vestito nero oppure blu?> chiede indecisa mentre guardo le mie due opzioni.

<Uno qualsiasi, non lo so basta che ti dai una mossa> mi urla contro per poi chiudermi il telefono in faccia.

<Stronzo come il fratello> borbotto a bassa voce per poi tirare dall'armadio un bellissimo abito grigio perla in raso con la scolatura a V.

Amore a primo sguardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora