Capitolo 8

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Can

"Non voglio essere un rimpiazzo" sono giorni che questa frase continua a gironzolare nei miei pensieri facendomi sentire un peso all'altezza del cuore. Ho provato in tutti questi anni ma non un rimpiazzo, ho provato un modo per dimenticare, un modo per mettere a tacere quello che mi divora interiormente ma che più di ogni altra cosa squarcia il mio cuore. Ho cercato ogni modo possibile partendo col organizzare sempre qualche festa, ho cercato di annegare il dolore con l'alcol, ho cercato sempre il divertimento, le donne, ma ogni mio intento è stato invano fino a quando lei non ha scaldato quella parte di me ormai ghiacciata ed io non posso permetterlo.

Se solo l'avessi conosciuta prima, ma molto prima sarebbe stata impossibile dato che lei era piccola. Quando ho incontrato Sanem la prima volta mi ero soffermato a guardare la bellezza di quella che all'epoca era solo una ragazzina di 14 anni e in qualche modo mi ero sentito attratto da lei e quel pensiero sbagliato per giorni mi aveva soffocato ma anche così puntualmente ogni giorno ritornavo al lago solo per vederla almeno un'altra volta ma non la vidi più almeno fino a quando Serkan non mi presentò la nostra nuova vicina di casa e la sua compagnia di scuola ma ormai tutto era cambiato. L'immagine di quella ragazzina non c'era più nella mia mente e vederla non era più una mia priorità così feci l'unica cosa che hai tempi pensavo fosse la cosa giusta, ignorarla. Non feci sbaglio più grande.

<Non sei un rimpiazzo> sussurro a me stesso mentre continuo a fissare nel buio della notte la finestra della sua stanza che ormai tiene chiusa. In tutti questi anni lei non ha mai perso la speranza che un giorno io possa cambiare idea e diventare almeno amici e se ci ripenso ora a tutte le volte che l'ho trattata con indifferenza vorrei prendermi a pugni da solo. Lei è sempre stata disponibile per me ogni qualvolta avevo bisogno di una confidente, di una spalla su cui versare il mio dolore ma anche di una persona sincera e pura che in qualche modo mi consolasse e se lei ha sputo starmi vicino anche quando io la trattavo male io d'altro canto non ho sputo apprezzarla.

Mi passo le mani nei capelli con fare disperato mentre penso a come farmi perdonare da lei e non solo per quel bacio rubato ma un po' per tutto soprattutto per il mio comportamento scontroso nei suoi confronti. Corrugo la fronte quando vedo una piccola luce accendersi nella sua stanza e sicuramente avrà accesso quella orribile lampadina a forma di unicorno ma la cosa che più mi incuriosisce e dove è stata fin'ora. Non è la prima volta che mi trovo a guardare la sua finestra e molte volte ho costatato che rientra la notte e questo mi fa preoccupare dato che non è da lei.

<Cosa combini bambolina?> penso ad alta voce e siccome il mio cuore non trova pace non ci penso due volte e scavalco la ringhiera ringraziando mio fratello per tutte le volte che sale dal mio balcone lasciandomi a disposizione la scala anche se lui questo non dovrà mai saperlo. Normalmente le persone usano la porta e non il balcone ma perderei decisamente troppo tempo ed io sono curioso di sapere dove è stata.

<Apri> parlo piano mentre busso leggermente nel vetro. La vedo girarsi verso la finestra quasi spaventata ma quando riesce a focalizzare la mia figura il suo sguardo diventa di puro fuoco, quel fuoco che a me brucia dentro e che cerco in ogni modo di respingere.

<Cosa vuoi?> sbotta in modo duro l'attimo dopo aver aperto la finestra.

<Spostati e fammi entrare> ordino a bassa voce ma lei e il carattere scontroso che ha invece di ascoltarmi mi chiude la finestra in faccia facendomi ridacchiare. È la prima persona in tutta la mia vita che invece di compiacermi mi tiene testa e questo lato di lei mi piace da impazzire. Scendo i gradini della scala dirigendomi sul retro cercando quella benedetta chiave che tanto si ostina a nascondere dentro il vaso di quella orribile pianta che sua nonna tanto adora. Giro la chiave aprendo la porta e a piccoli passi mi dirigo al piano di sopra nel silenzio più assoluto. Se solo nonna Bahar mi scoprisse nessuno potrà salvarmi dal suo cucchiaio di legno con cui tanto va in giro mettendo paura persino a me.

<Ora tu mi devi...> le parole mi muoio in bocca quando aprendo la porta della sua stanza la trovo ferma all'impiedi davanti all'armadio con solo l'intimo addosso.

<Esci dannazione!> urla così forte che mi fa prendere un colpo ma invece di fare quello che mi ha appena chiesto io faccio il contrario chiudendo la porta alle mie spalle e dirigermi verso di lei per coprirle la bocca con la mano impedendole di urlare nuovamente.

<Se non vuoi svegliare tua nonna ti conviene fare silenzio> sussurro piano mentre cerco di tenere lo sguardo fisso sul suo viso combattendo contro me stesso e contro la voglia di guardare il suo corpo.

<Chiudi gli occhi dannazione> sbotta a bassa voce dopo essersi liberata dalla mia presa ed io come un coglione faccio quello che mi ha appena ordinato.

<Cosa ci fai qui Tekin?>

<Dove sei stata?> chiediamo contemporaneamente e lei alla mia di domanda sbuffa sonoramente. Ma insomma il mio fascino perché con lei non funziona?

<Ho una vita, dovresti cercare di fartene una anche tu e lasciarmi stare> parla in modo aspro e questo mi fa capire che è ancora arrabbiata con me.

<Hai ancora la pianola che mi hai rubato?> chiedo dal nulla aprendo gli occhi e girare su me stesso cercandola con lo sguardo.

<Io non ti ho rubato niente quella pianola è mia di diritto> alza le spalle come per farmi capire che non le importa più di tanto ma io già so che non è vero.

<Sarà sempre tua bambolina> confesso con un tono di voce dolce che non mi appartiene affatto.

<Solita canzone?> chiede mentre il suo viso si illumina al solo pensiero.

<Sempre> ammetto cercando di reprimere quel sorriso che cerca di fermarsi sulle mie labbra. La vedo incamminarsi verso la finestra per aprire la panca e tirare fuori la mia piccola pianola. È stata lei a regalarmela quando avevo 20 anni e un giorno ero andato al nostro solito posto cercando un po' di ispirazione per comporre una canzone e suonarla ma lei mi aveva proceduto dato che era già lì e quella fu la prima volta che la sentii cantare. È riuscita ad entrarmi dentro con la sua voce dolce e calda risvegliando in me quella strana sensazione che avevo sentito la prima volta che la incontrai però ormai il mio cuore era impegnato e per lei non c'era più spazio e per molto tempo ho lottato forse per la ragione sbagliata ma di questo mi rendo conto solo adesso quando la sento cantare quella canzone che avevamo composto insieme quel giorno stesso.

Per troppo tempo ho giocato all'amore quando io in realtà sono stato accecato dalla sua vista però purtroppo non posso portare il tempo indietro e quello che ho provato per Sevda mi ha ucciso.

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