Capitolo 45

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Sanem

<C'è una cosa che io non capisco> dice Abby per l'ennesima volta la stessa frase.

<Sei tu lo strizzacervelli non io quindi tocca a te capire> rispondo nuovamente mentre continuo a mangiare il mio gelato. Ieri sera dopo quello che è successo ci siamo precipitati tutti a casa dei miei genitori, cioè casa mia, insomma in quella casa che ho ricevuto al compimento dei miei 18 anni. I fratelli Tekin si sono preoccupati molto e decisi più che mai si sono dati da fare per arrivare alla fine di questo mistero e far pagare chiunque abbia solo cercarti di farmi del male ieri e così alle prime luci dell'alba Serkan ha ottenuto un ordinanza restrittiva contro tutti coloro che crediamo siano coinvolti in questa maledetta storia.

<Praticamente questo avvocato spunta dal nulla dicendoti che questa casa te l'ha lasciata tua madre ma che nessuno deve sapere della sua esistenza altrimenti loro avrebbero capito ma cosa e chi avrebbe capito? Allora, si suppone che Yeliz abbia causato la morte dei tuoi genitori e con loro è morto anche Murat il marito di Damla mentre tu eri nel giardino a giocare con i tuoi peluche e si suppone che tu in quel momento avresti avuto in possesso una fotocamera che è sparita nel nulla e quando ti ha trovato la polizia tu eri sconvolta. Cosa ricordi di quel giorno Sanem?>

<Io non lo so, non mi ricordo niente> sussurro a bassa voce.

<Lascia che i ricordi riaffiorino nella tua mente Sanem. C'è una canzone che adoravi da piccola?>

<C'è una in particolare che continuo a canticchiare anche ora in realtà>

<Chi te l'ha insegnato questa canzone?> chiede Abby con voce calma.

<Io non lo so. Ho sempre pensato che i miei sono morti quando io ero ancora una neonata quindi in modo automatico da piccola ho pensato a Bahar ma lei non la conosceva questa canzoncina sulla coccinella e per anni è stato un mistero per me ma poi ho scoperto che in realtà Damla me la cantava sempre e forse anche la mamma anche se questo non lo ricordo bene>

<Cosa facevi quella sera nel giardino Sanem?>

<Io, io avevo sentito la mamma litigare con qualcuno e sono corsa nel giardino e ho iniziato a cantare. Lo faccio anche ora, cantare mi aiuta a calmarmi>

<Chi litigava con tua madre?>

<Io non lo so, so che avevo paura per questo sono scappata>

<Chi altro c'era con te?>

<I miei pupazzi>

<Pensa Sanem, cosa hai fatto realmente una volta arrivata nel giardino?>

<Te l'ho detto, ho iniziato a cantare per cercare di non sentire più le urla che provenivano da dentro casa>

<Cosa stavi facendo prima di sentire Salma gridare?>

<Io, io volevo fare uno scherzo alla mamma ma mi  nascosi dietro il divano nel soggiorno quando ho iniziato a sentire dei passi provenire dalla cucina ed ero sicura che non era la mamma dato che lei si trovava al piano di sopra>

<Perché Salma ha iniziato a gridare?>

<La mamma mi aveva chiamata dicendomi di non sentirsi molto bene ma al mio posto risposi una donna e quando la mamma scese di sotto ha iniziato a dare di matto dicendo a quella persona di andarsene>

<Perché sei scappata?>

<Ho avuto paura>

<Che fine ha fatto la fotocamera?>

<Sono scappata senza prenderla, ho afferrato i miei pupazzi per andare fuori>

<Quanti pupazzi avevi Sanem?>

<Erano tre, anzi quattro>

<Nel rapporto della polizia c'è scritto che canticchiavi a bassa voce guardando i tuoi tre peluche, che fine ha fatto il quarto Sanem>

<Il quarto era la fotocamera> rispondo sicura di me aprendo gli occhi quando finalmente capisco, quando finalmente ricordo.

<Penso di non aver capito> ammette Abby decisamente confusa.

<Il mio quarto peluche in realtà era la fotocamera. Da piccola ero molto birichina e mi divertivo a spaventare la mamma così decisi di nascondere la fotocamera all'interno del mio peluche e quella sera lasciai l'orsacchiotto per terra nel soggiorno per riprendere la mamma ma quando lei iniziò a urlare ho preso solo i miei tre peluche scappando fuori>

<Che fine ha fatto quel peluche? E il resto delle cose che c'erano in quella casa?> chiede Abby allibita dal mio racconto.

<Qui> sussurro sconvolta per poi alzarmi dal divano e posare sopra il tavolino la vaschetta del gelato iniziando poi a correre verso la cantina. Quando ho messo piede dentro questa casa tempo fa ho guardato tanti scatoloni ma non tutti. Pensavo che fossero solo vecchie cose che la mamma avrebbe voluto usare per l'arredamento e non mi sono soffermata più di tanto a guardare.

<Cosa cerchi di fare?> chiede Abby preoccupata mentre sentire sento i suoi passi seguirmi.

<Con chi stai messaggiando?> domando curiosa quando sento il rumore dei tasti che digita.

<Con Serkan, non mi piace per niente questo tuo comportamento> risponde sincera.

<Considerami pure pazza Abby ma sono sicura che in mezzo a tutti questi scatoli troverò quel maledetto pupazzo> rispondo in modo duro mentre inizio ad aprire scatolo dopo scatolo.

<Io continuo a non capire Sanem. Non ti sembra strano che questo avvocato spunta dal nulla lasciandoti questa casa per poi avvertirti di stare attenta? Chi diavolo è questo avvocato e come faceva a sapere che questa casa o comunque sia qualcosa che si trova all'interno di questa casa possa mettere fine a tutto questo mistero. Perché non dirtelo direttamente?>

<Io non lo so Abby, non ho più la certezza di tante cose>

<Come hai detto che si chiama questo avvocato?> chiede curiosa mentre mi aiuta a cercare quel maledetto pupazzo.

<Io non me lo ricordo>

<Me lo sai descrivere Sanem?> chiede poi dal nulla fermandosi.

<Che importanza ha Abby? Non lo so dannazione. Era un uomo alto, capelli castani, poteva avere su per giù 45 anni e la cosa che più mi aveva colpito sono stati i suoi occhi, erano azzurri ma l'occhio destro aveva una macchia di marrone> cerco di descrivere il viso di questo uomo che tanto mi è rimasto impresso nella mente.

<Voglio un nome Sanem> sbotta Abby sorprendendomi.

<Ahmed, Abdul, Almed, Ahmet, si chiamava Ahmet Polat>

<Mio padre> sussurra Abby sconvolta facendomi strabuzzare gli occhi.

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