Capitolo 33

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Sanem

Ho lo stomaco stretto in una morsa di dolore e tutto questo per la troppa delusione. Ogni persona che mi sta intorno in qualche modo mi ha deluso, chi più e chi meno, mi hanno fatto esplodere il cuore e la testa siccome fosse una bomba causando solo tristezza che a volte ci offusca solo gli occhi e il cuore. Quando siamo tristi non sentiamo più niente se non il rumore della nostra anima ferita. Si ha voglia di piangere, di urlare, di scappare via dalla pesante realtà che grava sulle nostre spalle ed invece rimaniamo lì immobili a pensare ma tutto questo. non serve, non aiuta, non causa altro che dispiacere. Dicono che il tempo aiuterà, forse si, esso rimargina le ferite, cicatrizza le piaghe del nostro animo, ma non può cancellare il ricordo, non può eliminare il passato ed è questo che ci ricorderà la delusione subita ed e per questo che avremo sempre il dubbio se potrebbe ricapitare o meno.

<Ti dispiace se mi siedo qui? Sai tutti i tavolini sono occupati e poi tu sei sola e giuro che non disturberò, guarda mi metto qui in un angolino e consumo il mio cappuccino senza darti fastidio> una ragazza dai capelli castani e con gli occhi verdi interrompe i miei pensieri.

<Ehm...>

<Dai ti prego, guarda, vedi? Non occupo molto spazio> la ragazza di prima continua a parlare a vanvera mentre si siede dall'altra parte del tavolino appoggiando poi di sopra la sua tazza mentre mi guarda tutta sorridente mentre io la guarda perplessa.

<Non hai l'aria di una che ha dormito molto>

<E tu che ne sai?> chiede incredula mentre continuo a guardarla. Come diavolo fa a sorridere così, in modo raggiante di prima mattina?

<Potrei dirti qualche stronzata del tipo si notano le tue occhiaie o chissà che altro ma non sono così brava a mentire quindi ti dirò la verità. Appena ho messo piede dentro questo bar mi sono guardata intorno alla ricerca di un tavolo vuoto per poter fare colazione e tra tutte le persone che ho visto tu sei l'unica con la testa china mentre torturi le tue mani in modo nervoso, il tuo sguardo era perso chissà in quali ricordi e poi tesoro la tua faccia fa veramente schifo> la vedo portarsi la tazza vicino alla bocca per poi assaggiare quello che dovrebbe essere un cappuccino in tutta tranquillità mentre io forse per la stanchezza o magari perché a questa ragazza la trovo decisamente strana scoppio a ridere nel sentire le sue parole.

<Cosa ci fai realmente a questo tavolo?> chiedo curiosa dopo essermi ripresa. Non è vero che non ci sono tavoli vuoti in questo bar e voglio scoprire perché si è seduta proprio qui con me.

<Hai visto? Non sono molto brava a mentire, comunque, sinceramente non lo so o forse perché mi sei sembrata l'unica normale con cui poter parlare. A me non piace stare in silenzio e sicuramente se restavo da sola non potevo parlare o magari se lo avessi fatto le persone mi avrebbero preso per pazza e detta tra noi non voglio sembrava pazza soprattutto quando sono io a doverli curare>

<Ma non mi dire, non lo avevo capito sai? Infondo da quando ti sei seduta a questo tavolo non hai parlato neanche un po'> parlo in modo ironico mentre ridacchio divertita.

<Oh...> dalla sua bocca esce solo questo piccolo suono ed io rido ancora di più vedendo la sua reazione.

<Mi chiamo Sanem> mi presento in modo educato cercando di spezzare il silenzio che si è creato nel giro di pochi secondi.

<Abby, piacere di conoscerti> risponde in modo raggiante mentre afferra la mia mano con la sua stringendola forte.

<Quindi, sei una specie di strizza cervelli?> chiedo curiosa mentre ricordo le sue parole di prima.

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