84 Capitolo 3

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Camilla

"Camilla aspetta.." 

"Cosa c'è?"
"Ho un dubbio" 

"Dimmi"

"Ma te hai soldi per pagare l'hotel? "
"Ovvio.." e nella testa penso 'ovvio che no'.
"Va bene, ma ancora una cosa"
"Dimmi"
"Casa tua è lontano da qui?"
"No"
"Se vuoi ho 15 minuti ancora prima del mio turno ti ci posso portare, mi dispiace abbandonarti in un hotel"
"Non ti preoccupare, va bene così"
Scendo dalla macchina.
Va bene così, che frase banale.
"Ciao, grazie mille per tutto"
"Ciao" e parte.
A volte è giusto così, non legarsi significa non soffrire.
E cosa fa soffrire?
Essere coscienti che una cosa è successa davvero, ma avere attimi in cui pensi non sia mai successo oppure che stia ancora succedendo quando non è così.
Ti perdi dentro il tuo pensiero così in fondo per trovare risposte ai tuoi dubbi, che ad un certo punto ti ritrovi bloccato a porte chiuse lì dentro.
Dentro quella fottuta scatola che è la tua testa, quella prigione che contiene tanto odio tanto quanta tristezza. Cerchi disperatamente un'uscita che non esiste e i pensieri non sono disposti neppure ordinati a categoria, sono tutti messi alla rinfusa e ti soffocano, o per lo meno nella mia testa succede questo. Lo so, ci vorrebbe qualcuno che con calma si mette lì con pazienza e cura ad aprirla e svuotarla, ma conosco tante persone che sanno solo prendere scatole e buttarle a terra. E non voglio sentirmi ancora così, io odio sentirmi così.
Io odio quella sensazione.
Non voglio più stare così male.. Ma a volte penso che è l'unica cosa che sono in grado di fare.
Apro instagram dal cellulare e credo che le storie in evidenza servono solo per ricordarmi cose che non voglio ricordare, credo che i messaggi importanti rileggendoli siano messaggi vuoti e da cancellare. A volte cancello tutto e la gente non mi capisce, non credo di poter sopportare un altro 'questo accadde 1 anno fa', perché più passa il tempo più credo che nulla mi fa stare bene.
Capita così :
soffri tanto per una persona che non prova nulla per te,
non ti fidi più di nessuno,
poi ami di nuovo,
più forte di prima,
e la nuova persona resta impressa nella tua mente cancellando quella persona che ti

ha fatto tanto male prima,
ma sei a punto e a capo,
e se sei una che ama davvero e non per gioco,
ti chiudi di nuovo talmente in te stessa che tutto si ripeterà di continuo.
Quante volte mi sono sentita una stupida a pensare e a chiedermi 'perché cazzo il mio cuore sta ancora così a pezzi?'
'Lascia passare tempo, poi passa' mi dicono.
'Non inviare quel messaggio, ti renderà solo ridicolo.'
Quante avvertenze, quanti segnali di pericolo, ma 'ti amo', sarà mai capace qualcuno a dirmelo?
E ora cosa ne sto facendo della mia stupida vita?
Elena da quel poco che ho visto sembrava una ragazza così gentile e disponibile, sembrava davvero disposta ad aiutarmi, ma l'ho fatta andare via.
Mi sta esplodendo la testa e inoltre è inutile stare ancora davanti a questo hotel, inizio a camminare.
Casa mia, tornarci sarebbe una sconfitta, sono stata via circa 1 notte, però ora in teoria la casa è vuota.
Ho bisogno di starci un po' e rimettere a posto i pensieri.
Si, si torna a casa stupida Camilla.
Raggiungo casa, c'è silenzio, entro e mi butto nel mio letto, ma poco dopo la porta di casa si apre.
Cazzo, che ci fanno a casa?
Provo a cercare un luogo per nascondermi e Marco mi salta addosso, sdraiandosi su di me e abbracciandomi.
"Sorellona non puoi capire quanto mi sei mancata"
"Hey moccioso, perché sei tornato da scuola?"
"Ho la febbre"
"E allora levati"
Marco si alza in piedi.
"Perché mi odi così tanto?"
Non trovo un nascondiglio adatto e inoltre Marco non starà al gioco, lui rovina sempre i giochi.
Compare mio padre e Maria, la sua compagna, sulla soglia "Ah allora sei viva" fa mio padre.
"Perché sei tornata?" fa Maria.
"Me ne stavo giusto andando, dovevo prendere la mia roba"
Marco mi si attacca alla gamba gettandosi a terra, per avere 11 anni sembra un bambino di 5 anni per i suoi comportamenti.
"Ti prego non andare via ancora"
Non capisco perché sia così legato a me, mentre io l'ho sempre visto solo come un fratellastro di 11 anni più piccolo di me.
Mio padre si è unito alla sua famiglia un anno fa ed è stato subito integrato insieme a me.
L'unica a non volersi integrare sono stata io.
"Camilla oggi vieni al lavoro con me"
"Cosa? Papà ieri hai detto che dovevo andarmene"
"E sei tornata, quindi ora vieni con me"

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora