55 Parlami

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Camilla - Giorno 5

"Sei già sveglia?" 

"Si"
"Hai dormito?" 

"2 ore"

"Brava poi fai lo zombie a scuola"
"Non riesco"
"Ti stacchiamo internet"
Non so se sia più stancante provare a dormire non riuscendoci, stare svegli o dormire per poi risvegliarsi dopo manco 2 ore in questo caso.

Dialoghi con mia madre da ieri inesistenti.
Le ho risposto male perché ero nervosa, me ne assumo la responsabilità.
Mi ignora, come se non esistessi in casa.
Mi chiedo se esisto davvero.
Scusa mamma, non riesco a stare mai calma.
Non ho manco voglia di scrivere qualcosa oggi o fare qualcosa. Oggi non provo emozioni o forse stanno cadendo sempre più in fondo, mi promettono 'non ti faremo piangere più '. Mentono.
I miei che non hanno ancora capito che :
-Togliere internet, non farà passare la mia insonnia, anzi aumenterebbe il mio stress, visto che ho bisogno di internet per studiare.
-Se dico che una cosa per me è importante, non è che dicendomi sempre 'no' aumentano la mia voglia di vivere.
-Se continuano a dirmi 'quando è che te ne vai?'. Non mi danno di certo un motivo per volerci stare.
-Se non voglio sfogarmi con loro e perché ogni volta che ho provato a farlo, mi hanno sempre detto che era una cazzata ogni cosa per cui io stavo male, declassando ogni mio sentimento.
-Vantarsi con gli altri solo delle cose belle che faccio, per poi farmi sentire una fallita il resto del tempo, mi devasta.
-Sentire continuamente urla, non mi farà diminuire il volume dalle cuffie.
-Dire 'stai sempre a casa' quando non ho nessuno con cui uscire, mi fa pesare la mia solitudine. E 'sei sempre fuori casa, non vuoi mai stare con noi', quando cerco di stare meglio con me stessa e con gli altri, è insopportabile.
A scuola, ignoro quasi totalmente Rebecca.
Lei all'intervallo mi chiede "Perché non mi parli?"
La guardo, non rispondo ed abbasso lo sguardo.
"Non ti chiudere in te stessa, capito?"
Continuo ad ignorarla, sperando lasci perdere.
Vorrei riuscire a dormire,
vorrei isolarmi e non parlare più con nessuno,
vorrei piangere, urlare, provare qualcosa.
Vorrei cancellare, distruggere, ricominciare.
Lei mi prende il braccio destro con forza, vieni con me.
Mi porta sulle scale d'emergenza in cortile, saliamo i gradini e ci sediamo vicino alla

porta.
"Perché mi hai portato qui?"
"Visto? Finalmente mi parli"
Mi sento una stupida, era una trappola.
"Semplicemente volevo prendere aria, ne hai bisogno pure te"
"Ok" dico, abbassando lo sguardo a guardare i gradini.
Restiamo in silenzio per qualche minuto.
"Non dovremo tornare in classe?"
"Finché non mi rassicuri che stai bene e mi parli no"
"Ma non pensi ci verranno a cercare?"
"Siamo maggiorenni, l'uni è grande, secondo te qualcuno noterebbe davvero la nostra assenza? Non siamo più alle superiori"
"Perché ti importa così tanto se parlo?"
"Beh odio quando hai i momenti no e non mi parli. Io amo parlare con te"
"Quello è il mio grande pregio" dico ironicamente.
"No, non lo è, però vero non sei piena di difetti"
"Non vedo quali possano essere non difetti"
"Sei una ragazza intelligente, creativa, simpatica, bella e che ha tanta voglia di fare, ma lei ti ha distrutto e devi ritrovare te stessa"
"Come posso fare?"
"Devi solo aspettare"
"Tu dici?"
"Si, ma non intendo lei, devi aspettare che la ferita smetta di sanguinare."
"Più che una ferita, io mi sento il cuore in mille pezzi."
"Raccoglili, avanti, cercali tutti. Prometti ad ogni pezzo che raccogli che ora te ne prenderai cura te"
"Non riesco a reggermi in piedi da sola, mi sento cadere."
"Il tuo cuore non ritornerà mai più intero, se stai seduta sul pavimento insieme a lui" "Ha calpestato ogni pezzo, ci ha giocato così bene."
"Non sei un giocattolo, dimostralo. Rialzati, non barcollare più. Pensa con la tua testa, non fuggire dai tuoi pensieri, affrontali."

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora