Prologo

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- come procede qui?- chiese il colonnello entrando all'interno del laboratorio, con il suo solito tono arrogante.
- sembra procedere bene signore..- disse con tono spaventato ed intimorito un'addetta alla capsula, spostando poi lo sguardo sulla piccola bambina.
- dammi gli ultimi aggiornamenti- il colonnello si avvicina con fare sfrontato alla capsula, osservando il piccolo viso di quell'essere, così tremendamente diverso da lui.
- allora..- la ragazza inizia ad illustrare l'ultimo quadro clinico della bambina, ma il colonnello sembra perdersi nel guardare quel piccolo essere che galleggia, inconsapevole di cosa le aspetta, all'interno della capsula.
- dai nostri dati risulta che le sue abilità cresceranno insieme a lei, e con il passare del tempo diventerà esattamente ciò per cui è stata creata- disse l'addetta terminando il suo quadro illustrativo.
Nella mente del colonnello un piccolo bagliore di risentimento si fa luce, ma viene subito spento, lasciando all'aderiva la possibilità di evitare la catastrofe che a minuti sarebbe cominciata.
- perfetto signorina- disse Quaritch riprendendosi dal leggero stato di trans in cui era caduto involontariamente -adesso però devo andare... ho una guerra da vincere- disse con un piccolo ghigno stampato sul volto.
- signori miei..- richiama l'attenzione di tutti, mentre si allontana dalla capsula, e tutto il laboratorio cala in un silenzio tombale.
- vi ricordo che questo progetto è più importante della vostra stessa vita- dice facendo intende a tutti che qualsiasi cosa fosse successa, la bambina sarebbe dovuta sopravvivere a tutti i costi.
Il colonnello esce dal laboratorio, seguito da alcuni dei suoi soldati migliori, e si allontanano velocemente, andandosi a preparare per la battaglia.
Dopo diversi minuti di silenzio, in cui tutti rimasero pietrificati dall'apparizione e dalle parole del colonnello, il capo reparto prende la parola, cercando di riprendere la situazione in mano.
- dobbiamo seguire il protocollo della dottoressa Grace..- dice con tono forte ed alto, in modo tale da farsi sentire da tutti i presenti.
- la bambina è pronta?- chiede rivolgendosi alla ragazza che fissa la bambina con gli occhi pieni di lacrime, pensando a quella povera è piccola vita che non avrà speranze se la guerra vera vinta dagli umani.
- si.. è pronta- risponde la ragazza con voce rotta, mentre tutto si preparano a tirare fuori la piccola neonata.
Ognuno si mette ai propri posti e iniziando lo svuotamento della capsula, procedendo con la massima cautela e attenzione.
La guerra fuori le mura della base inizia, ma tutti continuano a svolgere il loro lavoro, con l'intento di salvare questa piccola vita.
Appena la neonata viene tirata fuori dalla capsula, i medici si precipitano a tagliare il cordone e ad avvolgerla in un telo asciutto.
La ragazza la prende velocemente in braccio, nonostante le diverse dimensioni di quest'ultima da un neonato umano, e si incanta nel guardarla.
È così piccola ed indifesa, creata dal nulla per uno scopo che non può neanche essere definito come tale.
Le esplosioni continuano, e tutti, sentendo il tremendo rumore di quegli enormi razzi esplodere, iniziano la procedura di evacuazione di emergenza, temendo il peggio per la loro vita.
La ragazza si ferma un'attimo, rendendosi conto che gli occhi della bambina sono aperti e che la stanno guardando.
Si perde per qualche secondo nel guardarla, restando ammaliata da questi enormi occhioni dolci, che le fanno sciogliere il cuore come una noce di burro su del pane caldo.
La bambina si addormenta in pochi minuti, cullata dalle braccia della ragazza che la tiene gelosamente stretta al petto, nonostante i forti rumori che tutto sono, tranne che rilassanti.






- cosa faremo con lei?- chiese la ragazza guardando il capo laboratorio, mentre la fila per entrare nelle navicelle va avanti lentamente.
- fermi lì!- urlò un Na'vi, puntando la sua lancia appuntita conto di loro, che subito si fermano, immobilizzati dalla paura di quello che potrebbe succedere.
- venite immediatamente qui- disse con tono autoritario e con un accento molto marcato, i due si guardando per qualche secondo, completamente terrorizzati e spaventanti, e si avvicinarono lentamente le mani tremolanti.
- seguitemi..- disse l'omone blu, alto più di tre metri e con i lineamenti marcati da strisce di vernice bianca, facendo segno ad entrambi di seguirlo.
Si allontanarono dalle enormi e lunghissime file di persone, pronte a spopolare Pandora dalla presenza umana, avvicinandosi al fitto confine della foresta dove forti e ambigui versi animali li fecero trasalire prepotentemente.
- Toruk Makto..- il Na'vi fece uno strano inchino, posandosi due dita sulla fronte per poi porgerle davanti a se, facendolo sembrare un gesto di rispetto e devozione, salutando il suo olo'eyktan.
Il Na'vi a cui ha rivolto il saluto si voltò lentamente verso di lui, sorridendogli leggermente, quasi con imbarazzo, come se ancora non si fosse abituato alla carica che possedeva.
- Jake..- sussurrò il capo laboratorio guardando l' olo'eyktan del popolo Omaticaya, e quest'ultimo posò il suo sguardo sull'uomo e lo guardò abbastanza sorpreso di vederlo davanti a se.
- Gerard..- esclamò con tono basso il Na'vi della foresta, mentre la ragazza rimase in silenzio, riuscendo a tenere a stento la neonata tra le sue braccia, che nel giro di qualche ora era già cresciuta di almeno venti centimetri.
Lo sguardo di Jake si posò subito sulla piccola Na'vi, ed i suoi occhi si spalancarono leggermente quando si rese conto che quella creatura non era per niente simile a lui e al popolo degli Omaticaya.
- un'altro esperimento..- sussurrò con tono affranto e consapevole, guardando la bambina che continuava a dormire beatamente tra le braccia esili della ragazza.
Jake si abbassò lentamente, piegando una gamba davanti a se e posando un ginocchio per terra, per poi fare segno alla ragazza di avvicinarsi e lasciargli la bambina.
- questa volta è andato bene Jake- esclamò entusiasta il ragazzo, con un sorriso a trentadue denti sulle labbra, dettato dalla soddisfazione del suo lavoro, questa volta ben riuscito.
La ragazza con molta titubanza lasciò la bambina tra le braccia del Na'vi, leggermente scossa all'idea di non rivedere più quel dolce e piccolo musetto.
Jake la prese delicatamente in braccio, portandosela al petto mentre la sistema nel miglior modo possibile tra la coperta, che la avvolge e la protegge dal freddo. La osservò attentamente, notando che quella piccola creatura aveva una carnagione di un blu troppo chiaro per essere un' Omaticaya, e sospirò leggermente, sapendo già da quale clan avessero preso il dna per progettarla.
- ha una propria coscienza, è la prima forma di vita Na'vi che abbiamo creato dal nulla e che vivrà senza l'uso di uno stupido macchinario o di una coscienza esterna- disse la ragazza mentre guardava la bambina allontanarsi da lei.
Jake strinse a se la bambina, con fare protettivo, mentre cercava di nascondersi dallo sguardo della sua compagna, sapendo quanto lei odi tutto ciò.
Per i Na'vi è inaccettabile far nascere una vita, un bambino, da una provetta, è contro natura, è contro la volontà di Eywa.
La voglia di tenerla con se e prendersi cura di lei crebbe dentro il suo cuore, ma la preoccupazione che essa possa essere presa in giro dagli altri bambini, o che si possa sentire a disagio per il colore della sua pelle lo tormenta, spingendolo a prendere una decisione lì sul momento, forse fin troppo affrettata ed impulsiva.
Con un fischio e un verso molto acuto il Na'vi richiamò a se il suo Ikran, che arrivò subito da lui, atterrando a qualche metro dalle sue spalle con un ampio e rumoroso battito di ali.
- abbiate cura di voi..- disse Jake, salendo velocemente sulla groppa della sua bestia, non volendo ascoltare altre spiegazioni da parte loro, almeno per il momento, per poi rivolgere ai due ragazzi un sorriso ed un piccolo inchino con il capo, in segno di rispetto.
Prese velocemente il volo, intento a portare quella bambina in un posto in cui si sarebbe sentita più a suo agio, con una famiglia che l'avrebbe amata fino allo stremo delle forze.
La piccola creatura si stiracchiò leggermente, sbadigliando teneramente sotto lo sguardo attento ed ammaliato del grande guerriero. Jake scosse velocemente il capo, tornando a guardare davanti a se, ripromettendosi che non le avrebbe più rivolto uno sguardo per tutta la durata del viaggio, o altrimenti avrebbe eseguito subito un inversione di rotta, mandando a puttane il piano perfetto che si era già prefissato nella mente, distruggendo così l'idea di regalarle la vita spensierata che si meritava.
Nonostante Jake sentisse il suo cuore restringersi ad ogni metro di distanza che acquisiva da casa, egli cercò di convincersi che loro sarebbero riusciti ad amarla più di quanto lui già stesse facendo, perché purtroppo è questo quello che è successo.. si era innamorato perdutamente di una bambina, così simile a lui, che avrebbe saputo gestire perfettamente, che sarebbe stato in grado di crescere, dandole tutto l'amore possibile. Ma fu proprio quello stesso amore a spingerlo a portarla lontano da casa sua, lontano da se stesso, portandola in un posto che l'avrebbe accolta al meglio.
Queste cose si fanno per amore, e lui ne provava tanto per quella povera ed indifesa bambina, che dormiva tranquillamente stretta tra le sue braccia, cullata dal calore della sua pelle e dal battito leggermente accelerato del suo cuore.
Per amore aveva deciso che sarebbe stata meglio lontana da lui, in un posto in cui si sarebbe sentita meno diversa o sbagliata.








Angolo Autore:
Ciao a tutti miei cari lettori e lettrici! Spero con tutto il cuore che questo primo capitolo vi abbia incuriosito, e che vi piaccia la storia se deciderete di proseguirla. Mi prendo questo piccolo spazio per dirvi che c'è anche un'altra versione di questa storia d'amore, ma vista e vissuta dagli occhi di Neteyam, con tutti i suoi punti di vista e pensieri. Se vi va o siete curiosi trovate l'altra versione della storia sul mio profilo🫶🏼

𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐞   -𝐍𝐞𝐭𝐞𝐲𝐚𝐦-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora