Capitolo 15

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Mio padre si ferma davanti a me, porgendomi una mano, aspettando che io l'afferri mentre mantiene lo sguardo fisso sul pavimento.
Con un po' di titubanza e pressione, dovuta al peso degli sguardi di tutti su di me, allungo con timore la mia mano verso la sua, afferrandola con delicatezza.
Mia madre si posiziona al fianco di mio padre ed allunga anche lei una mano verso di me, che afferro subito con un piccolo sorriso stampato sulle labbra.
Entrambi si inginocchiano davanti a me portando il dorso della mia mano sulla loro fronte, in segno di devozione.
Allungano la mano libera dietro la loro schiena, ed i mie due fratelli si inchinano, mia sorella afferra la mano di mia madre, portandosela alla fronte, e mio fratello fa lo stesso con la mano di mio padre.
Il cerchio creato intorno a me si inchina leggermente, afferrando la mano della persona davanti a loro e porgendo la mano libera a colui che sta dietro di se.
Tutto il popolo si inginocchia al mio cospetto, in segno che finalmente mi accettano e mi vedono come membro adulto del clan.
Noto tra il popolo anche la famiglia Sully inchinati al mio cospetto, che ormai, facendo parte del clan, si sono adattati ed integrati perfettamente.
I due fratelli alzano contemporaneamente lo sguardo su di me, guardandomi attraverso le loro ciglia mentre mantengono la testa china.
Il più grande mi rivolge un piccolo sorriso imbarazzato, e dopo qualche secondo mi rivolge un veloce occhiolino di incoraggiamento.
Mi mordo avidamente l'interno guancia cercando di trattenere un sorriso, questo non è proprio il momento adatto per sorridere ecco. Mentre il più piccolo, vedendo questi sorrisetti e l'occhiolino da parte di suo fratello, guarda la scena con fare quasi schifato, per poi scuotere leggermente la testa e tornare a guardare il pavimento.
Lentamente si ritirano su, ognuno intento a lasciare la presa che aveva sull'altro, distorcendo questo enorme cerchio che si era creato intorno a me.
Finita la cerimonia tutti si mettono ai propri posti pronti per mangiare e dare inizio alla cena.
Vedo mio padre avvicinarsi a me, con le braccia aperte, ed un piccolo sorriso sulle labbra. Gli sorrido leggermente, sentendo il cuore sciogliersi nel vederlo così tremendamente felice. Gli vado incontro, buttandomi tra le sue braccia, pronta a piangere di nascosto tra le sue braccia per via dell'emozione del momento, liberandomi finalmente da tutto lo stress che ho avuto addosso in questi giorni.
Mi stringe a se il più possibile, cercando di essere delicato e dolce.
- la mia bambina.. la mia piccola bambina- sussurra vicino al mio orecchio, con la voce un po' rotta, sta piangendo anche lui?
Alzo la testa verso di lui, posando il mento sul suo petto, e me lo ritrovo davanti con gli occhi lucidi dall'emozione ed un piccolo sorrisino che gli increspa le labbra.
- piangi per me?- chiedo ridacchiando leggermente, con le lacrime che minacciano di uscire.
- sei cresciuta troppo in fretta..- sussurra posandomi le mani sulla testa, accarezzandomi le guance con i pollici mentre continua a sorridere.
Mi alzo sulle punte e gli lascio un piccolo bacio sulla fronte, ringraziandolo per tutto quello che ha sempre fatto per me.
Mi stringe un ultima volta a se per poi lasciarmi andare, troppo preso dall'asciugarsi il viso, bagnato dalle lacrime, per non farsi vedere dal nostro popolo in queste condizioni.
- non devi nasconderti.. piangere così per tua figlia sta solo a dimostrare che grandissimo uomo tu sia, pieno di valori e principi- esclama mia madre con tono dolce, spuntando da dietro le sue spalle, accarezzandogli dolcemente la schiena per dargli un po' di conforto e forza.
Sorrido leggermente a mia madre e mi allontano lentamente dalla mia famiglia, porgendo a tutti un veloce e piccolo inchino, allontanandomi così anche dall'aria di festa e di gioia, completamente dedicata a me.
Ho bisogno di prendere aria, di metabolizzare il tutto e di rendermi conto che ormai sono diventata adulta, e che molto presto tutte le responsabilità ricadranno su di me.
Mi siedo sulla sabbia, nei pressi della lunga riva, che vista da qui sembra non finire mai, e guardo l'orizzonte fisso davanti a me, ammirando la luce delle stelle riflettersi in questo enorme specchio d'acqua.
Mi porto le ginocchia al petto, stringendole tra le mia braccia, e posando su di esse il mento.
Sospiro rumorosamente pensando e ripensando a quante cose cambieranno nella mia vita da oggi in poi, sentendo il petto pesante, come se le incertezze sul futuro stiano piombando su di me solo adesso.
- stai bene piccoletta?- una voce molto bassa e roca, proveniente da dietro le mie spalle, mi risveglia dai miei pensieri.
Mi giro di scatto, non riconoscendo subito la voce, e mi ritrovo davanti uno dei più forti, se non il più grande guerriero della storia, che mi sorride dolcemente mentre fa qualche altro passo verso di me.
- posso?- mi chiede Jake, cercando il mio permesso per sedersi al mio fianco.
Acconsento alla sua proposta con un piccolo cenno del capo, e lui subito ne approfitta, sedendosi al mio fianco.
Incrocia le gambe sotto di se e si mette ad osservare l'orizzonte insieme a me, facendo calare un immenso ed imbarazzante silenzio.
- come ti senti?- mi chiede dopo qualche minuto, interrompendo questo silenzio tra di noi, girando il capo verso di me per osservarmi attentamente.
- come prima.. mi sembra che non sia cambiato niente- dico mentendo spudoratamente, non ho rapporti con lui, è la prima volta da quando sono arrivati qui due mesi fa, che ci ritroviamo a parlare da soli.
- ah bene.. sei la prima che sento che non percepisce le preoccupazioni riguardanti il proprio futuro- dice ridacchiando leggermente ed io poso subito su di lui il mio sguardo confuso, non capendo come faccia a sapere come io mi senta in realtà.
- non sei né la prima e né l'ultima ad aver affrontato il rito di iniziazione e di averne risentito l'ansia e lo stress che ne comporta- mi dice con tono gentile, ed all'improvviso mi ricordo che lui prima di venire qui era il capo clan degli Omaticaya, e che quindi ne avrà fatti a bizzeffe di rituali del genere.
Cala di nuovo il silenzio più totale, ed una strana morsa allo stomaco inizia a farsi sempre più forze, facendo crescere in me questo impulso irrefrenabile di confessargli tutte le mie paure e le mie paranoie, facendomi quasi star male per quanto si sta ristringendo su se stesso.
- sono così diversa da loro..- sussurro con lo sguardo perso nel vuoto e con voce leggermente tremolante, lui si gira di scatto verso di me, come se stesse aspettando solo di sentire queste parole uscire dalle mie labbra.
- mi sento sempre fuori posto.. ogni volta che guardo uno di loro mi sento in difetto- dico con voce flebile, quasi rotta dalla tremenda sensazione di secchezza che ha colpito la mia povera gola.
- la diversità non è e non sarà mai un difetto..- punto il mio sguardo su di lui appena sento queste sue parole, vedendo i suoi occhi leggermente velati da un sottile strato di lacrime, ancora troppo premature per uscire.
- non sai quanto sei speciale Nay..- sussurra con la voce leggermente incrinata mentre cerca di trattenere le lacrime.
- eri così piccola..- sussurra forzando un piccolo sorriso di conforto nei miei confronti.
Una serie di brividi mi invade il corpo, smuovendomi leggermente davanti a queste sue parole, che mi hanno lasciata letteralmente senza parole.
- mi hai già vista?- chiedo abbastanza confusa, ma anche molto colpita da questa fragilità che mi sta mostrando.
- l'ultima volta che ti ho vista eri ancora in fasce.. eri così fragile ed indifesa- dice abbassando lentamente lo sguardo sulla sabbia sotto di noi -avevo quasi paura di toccarti, temevo di farti del male anche solo sfiorandoti..- dice ridacchiando leggermente, ridendo di se stesso e delle sue stesse parole, come se si stesse prendendo in giro da solo.
Tira su con il naso e si passa una mano tra i capelli, cercando di metterli in ordine, con l'intento di nascondersi per qualche secondo dal mio sguardo attento e tremendamente curioso. Posa il suo sguardo su di me e sospira rumorosamente, sorridendo leggermente dopo qualche secondo.
- quanto sei cresciuta..- sussurra dopo qualche secondo di silenzio, accarezzandomi leggermente una guancia con le nocche, con una delicatezza disarmante.
- tu sai perché sono cosi.. diversa?- chiedo con un po' di titubanza, sperando che almeno lui, sempre se la sappia, possa dirmi la verità.
Il suo sguardo si spegne all'istante, pietrificandosi al suono delle mie parole, e mi risponde con un semplice, quasi impercettibile, cenno affermativo del capo.
- sai la verità su di me?- chiedo di nuovo abbastanza elettrizzata, cercando risposte più dettagliate, ma sembra intento a non voler parlare e si limita di nuovo a rispondermi con un cenno del capo.
- Jake dimmi qualcosa, qualsiasi cosa.. ti prego- chiedo quasi supplicandolo, pronta a fare di tutto pur di sapere la verità, sedendomi, con uno scatto, sulle mie ginocchia, mettendomi in senso opposto rispetto al suo, in modo tale da poterlo guardare negli occhi, mentre sento i miei occhi brillare dalla felicità.
- ho giurato a tuo padre che non ti avrei mai detto niente- dice con tono fermo, ma comunque dolce e gentile, mostrandomi la sua intenzione di rimanere fedele al giuramento fatto a mio padre
- te ne parlerà lui quando sarà il momento giusto- dice concludendo la sua spiegazione sul perché non mi dirà niente, senza aver avuto prima il permesso di mio padre per farlo.
- ho il diritto di sapere la verità su di me- dico con tono stanco, stanco di ricevere sempre un "no" alla mia richiesta di sapere la verità.
- non è ancora il momento giusto Nay.. arriverà il tempo in cui potrai sapere tutta la verità- mi dice con tono gentile e premuroso, cercando di convincermi che tutto andrà come deve andare, che ogni cosa ha il suo tempo.
- non è giusto tutto questo Jake, non è giusto vivere con questo dubbio, non è giusto condurre una vita fatta solo di paranoie e brutti pensieri.. tutto questo non è giusto- esclamo abbastanza irritata, speravo che lui potesse dirmi qualcosa, ma a quanto pare anche lui vuole tenermi nascosta la verità.
- non è giusto Jake..- sussurro con la voce incrinata dal pianto che sto cercando di trattenere con tutte le mie forze.
- lo so..- dice con tono dolce e comprensivo, allungando le braccia verso di me, facendomi capire che vuole darmi un po' di conforto.
Mi avvicino a lui, con un po' di titubanza, ma scompare all'istante appena mi stringe a se, con questo suo modo di fare dolce e protettivo nei miei confronti.
Mi stringe a se, accarezzandomi dolcemente i capelli, cullandomi lentamente tra le sue braccia, ed io mi sento così stranamente al sicuro tra di esse, nonostante questa sia la prima volta che parliamo da soli.

𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐞   -𝐍𝐞𝐭𝐞𝐲𝐚𝐦-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora