Capitolo 21.

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𝓡𝓮𝓫𝓮𝓬𝓬𝓪

Pronunciare queste parole mi fa più male del previsto, ma è la cosa migliore da fare. Per entrambi.
Non avrebbe senso concedersi a qualche emozione con la consapevolezza che non esistono i presupposti per portare avanti tutto questo. Sarebbe da sciocchi e da masochisti.

Così concludo il mio breve discorso dicendo a Riccardo che la cosa giusta da fare sia prendere le distanze e tornare a ignorarci come abbiamo sempre fatto in questi anni: lui restando il migliore amico di Leonardo e io la sorellina più piccola.

Questo avvicinamento che si è creato in questa settimana tra noi alla fine non ha portato a niente di buono, perciò è meglio tagliarle sul nascere le radici marce perché da quelle, si sa, non verrà mai fuori un buon frutto.

Lui non sembra essere d'accordo con me ne tantomeno è entusiasta delle mie scelte, ma non replica e non insiste. Così, dopo aver concluso il mio terribile discorso, mi dirigo verso l'uscita del locale e imbocco la strada di casa lasciando Riccardo da solo con i suoi pensieri.

Non mi giro, non lo guardo, perché temo che se lo facessi potrei pentirmi e tornare indietro, e nella vita non si torna mai indietro. Bisogna avere il coraggio di portarle avanti le proprie decisioni e scelte, anche e soprattutto per il bene degli altri. Fare entra ed esci dalla vita delle persone non è giusto ne tantomeno salutare.

Io ho scelto da anni di voler vivere senza legami emotivi la mia vita al momento, perciò è giusto non illudere qualcuno del contrario. Non nego che per me sia doloroso e a tratti vorrei non essere così rotta dentro da non riuscire neanche a concedermi un po' di emozioni. Ma la verità è che per me non c'è cura. Non esiste un modo per mettere apposto tutti i frammenti della mia anima e resettare ogni cosa.

Non sono mai stata in grado di amare nessuno fatta eccezione di mio fratello. Tutto il resto del mondo ha sempre rappresentato un pericolo dal quale ho tentato di tenermi alla larga. Ho sempre convissuto con la paura e con il timore, e oggi non ho fatto nessuna eccezione. Questi sono i pensieri che frullano nel mio cervello per tutto tragitto verso casa.

Mezz'ora dopo sono di fronte al portone d'ingresso e stranamente non lo oltrepasso subito. Mi chiedo se Riccardo sia ancora dove l'ho lasciato o se sta tornando a casa anche lui. Decido di aspettare qualche minuto nella speranza di vederlo arrivare. Magari, al contrario di quanto penso, si sarà già trovata un'altra compagnia con cui passare il tempo sta sera.

Sono immersa nei miei pensieri quando sento scattare la serratura del cancello e vedo il portone aprirsi. È Leonardo.

<<Ma che cazzo di fine avevi fatto Rebecca?!>>

Mio fratello è decisamente incazzato e...spaventato.

<<Ti ho chiamata mille volte sul cellulare ma non mi hai risposto. Non mi hai neanche avvertito che saresti uscita dannazione! È da due ore che sto cercando di contattarti>> dice urlandomi in faccia e fregandosene che sia notte e i vicini potrebbero svegliarsi.

Effettivamente non è stata una gran mossa uscire senza avvertire mio fratello, e quanto al cellulare è da almeno un paio di ore che non lo prendo in mano.

<<Hai ragione, scusami. Avrei dovuto avvisarti e quanto al cellulare non l'ho sentito, forse nel locale in cui ero c'era la musica troppo alta per sentirlo>> ammetto sinceramente dispiaciuta.

<<Si può sapere dove cazzo sei stata?>> domanda furioso.

<<In giro. E non ti devo dire per forza dove e con chi. Non sei mio padre Leo>> risposto stufa di dover sempre dare spiegazioni.

<<Non sono tuo padre Becca? Certo che non lo sono ma sono l'unico che si prende cura di te da sempre e se ora tutto d'un tratto sei diventata grande e non hai più bisogno di me tanto meglio>> dice portando le mani in alto come segno di resa. Il suo tono è decisamente deluso e triste.

<<Non intendevo dire questo Leo, solo non starmi addosso. Ti ho detto che ho sbagliato a uscire senza dirti nulla e che mi dispiace che tu ti sia preoccupato tanto, hai ragione in questo. Ma non protrarre la cosa facendomi mille domande sul dove sia stata e con chi, voglio avere anche io una vita e una privacy.>>

<<Come vuoi Becca, come vuoi..>>

Mio fratello si volta di spalle e tira fuori dalle tasche il suo cellulare. Digita un numero e si porta il telefono all'orecchio ignorandomi completamente. Io rimango solo immobile per qualche secondo, finché il nome di Riccardo non mi riporta alla realtà.

<<Oh Ricky dove sei?>> sento dire a mio fratello.
<<Ti aspetto qui allora>> aggiunge.

Dalla sua risposta deduco che Riccardo stia tornando verso casa e la cosa stranamente mi rasserena. Sapere che non è già con un'altra mi tranquillizza anche se so che non dovrebbe essere così.

<<Si è appena arrivata da non so dove, lasciamo perdere>> continua mio fratello, sta volta rivolgendomi il suo sguardo.

Poco dopo attacca la telefonata e si rivolge a me.

<<Hai intenzione di restare qua fuori tutta la notte?>> mi domanda.

Faccio cenno di no con la testa ma non mi muovo di un millimetro.

<<Io esco a farmi un giro con Riccardo>> dice.

<<Mi dispiace Leo>> aggiungo io, cercando di fargli sentire quanto siano sincere quelle mie parole.

So quanto mio fratello si preoccupi per me e so quanto in questo momento vorrebbe uccidermi con le sue mani se potesse.

<<Sono andato a cercarti per mezza città Becca, stavo per andare alla polizia ti rendi conto? E tu eri chissà dove a fare chissà cosa>> confessa tutto d'un fiato.

<<Addirittura alla polizia?>> chiedo confusa.

<<Tu che faresti se mi cercassi per due ore senza riscontro?>>

In effetti ha ragione. Molto probabilmente io già alla terza chiamata senza risposta andrei a denunciare la sua scomparsa. Apro la borsetta e cerco il mio cellulare per vedere quante a chiamate non ho risposto.

<<Cazzo! Il mio telefono è sparito>> dico rendendomi conto che non c'è nella tracolla.

Faccio mente locale nella speranza di ricordare l'ultima volta che l'ho preso ma non ne ho la minima idea. I drink che ho bevuto in spiaggia devono avermi fatto perdere per un attimo la concezione di dove fossi.

<<Hai perso il telefono?>> fa notare mio fratello con tono decisamente sarcastico.

Dietro di noi una voce che entrambi consociamo pronuncia le uniche parole che ho bisogno di sentirmi dire ora.

<<Ce l'ho io il tuo cellulare>> è Riccardo.

Mi volto di scatto per guardare meglio chi parla e lo vedo con in mano il mio telefono che me lo porge.

<<Grazie>> dico, sinceramente grata.

<<Perché avevi tu il suo telefono?>> domanda subito Leonardo titubante.

Ottima osservazione fratellino.

<<L'ho trovato in un locale sulla spiaggia, l'ho riconosciuto dalla foto del blocco schermo e le 32 chiamate perse di Leonardo>> confessa Riccardo sembrando quasi sincero.

Se sa mentire così bene forse dovrei iniziare a dubitare che quanto mi ha detto sta sera sia la verità.

<<E con tutti i locali che ci sono tu sei capitato proprio nello stesso in cui era stata Rebecca con non si sa chi>> Leonardo è decisamente titubante e sospettoso.

<<Beh direi che è stata una grande fortuna. Grazie Riccardo>> dico cercando di tagliar corto.

<<Dove vai Rebecca?>> mi incalza Leonardo prima che io possa intrufolarmi nel palazzo.

<<Siete usciti insieme sta sera?>> insiste lui rivolgendosi a entrambi.

<<No>> dico di getto.

Riccardo guarda prima me e poi il suo amico.

<<Non mentirmi>> insiste Leo.
<<Sei uscito con mia sorella?>> domanda, sta volta rivolgendosi solo al ragazzo con gli occhi color mare più belli del mondo.

𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora