𝓡𝓲𝓬𝓬𝓪𝓻𝓭𝓸
Una volta rimasto nuovamente solo nella stanza, non riesco a fare meno di concedermi un attimo di riposo. Questa giornata è stata davvero assurda e ormai sono quasi due giorni che non dormo.
La scorsa notte siamo rimasti svegli con Leo per stare vinco a Becca e portarla al mare a vedere l'alba. Ora è quasi sera e io mi sento stanco. Così chiudo gli occhi, tranquillo che ormai la mia Becca è al sicuro.***************************************************
<<Ricky>> sento una mano scuotermi la spalla mentre una voce bassa mi cerca nel sonno.
<<Ricky svegliati>> insiste.Apro leggermente gli occhi per individuare chi mi cerca. È il mio migliore amico Leonardo.
<<Che succede?>> domando, ancora assonato e mezzo stordito.<<Dove è andata Becca?>> chiede, come se fosse ovvio che io debba conoscere la risposta.
Subito mi risveglio e la mia attenzione è tutta per lui.
<<In che senso?>> inizio ad essere agitato e la cosa mi innervosisce. Perché hanno perso di vista Rebecca?
Dove diavolo si è cacciata?<<È venuta in stanza da te prima, dove è andata?>> dalla faccia del mio amico deduco che anche lui si stia iniziando a preoccupare.
<<Ti assicuro che dopo mio padre, qui dentro non è più entrato nessuno>> affermo, sempre più spaventato di quello che può essere successo.
<<Dov'è lui?>> chiedo riferendomi all'ultima persona che mi ha fatto visita.<<È qui; ci ha raggiunti mentre eravamo fuori a fumare e Becca è entrata prima dicendo che sarebbe venuta da te. Poco dopo siamo entrati anche noi ma qui non c'era. Abbiamo pensato che magari era andata a bersi qualcosa al bar visto che tu ti eri addormentato, ma non l'abbiamo più vista tornare. Ho provato a telefonarle ma il suo telefono è spento>> ad ogni sua parola il mio cuore perde un battito in più.
Ogni sua sillaba mi fa tremare e mi convince sempre di più che qualcosa di brutto sia successo.
Ripenso alla telefonata del volontario dell'ambulanza mentre mi portava qui, ricordo che al mio fare troppe domande mi hanno sedato con un tranquillante. Erano tutte cose che mi avevano lasciato scettico e poco tranquillo, e le avevo dette a Rebecca perché volevo che stesse in guardia. Ero convinto del fatto che ci fosse qualcosa sotto, che non era possibile che mi avessero semplicemente portato in ospedale ed era tutto finito. E così è a quanto pare.<<Che cazzo vi ha detto la testa quando l'avete lasciata andare da sola?>> dico accusando entrambi i presenti. <<Ti avevo chiesto di proteggerla>> continuo, sta volta parlando solo a mio padre.
<<E lo farò. Dobbiamo solo capire dov'è e cosa è successo>> risponde.
Qualcuno dietro la porta bussa, prima di aprire ed entrare senza permesso nella stanza. È l'infermiera del reparto con il vassoio della cena.
<<Buona sera. Riccardo, come ti senti?>> mi domanda avvicinandosi a me.
<<Sono venuta a portarti da mangiare. Purtroppo per oggi non potrai ingerire cose solide, perciò la tua cena sarà un brodo senza pastina e della frutta omogenizzata>> mi informa.
<<Non ho fame, può anche portarsela via.>>
Lei si guarda intorno, in cerca di sostegno dai due che sono li con me. E poco dopo riceve quello che vuole <<lasci pure qui, ci pensiamo noi a fargli cambiare idea>> interviene Leonardo.
<<A proposito infermiera, avete visto la ragazza che era qui oggi pomeriggio?>> domanda alle sue spalle mio padre.
<<Quale ragazza?>> chiede lei, mentre nel frattempo appoggia il vassoio sul mio comodino.
<<È una ragazza mora, con gli occhi grandi color miele. Alta più o meno un metro e sessanta, indossava una maglietta bianca e dei pantaloncini neri di tuta>> le spiego ormai in preda al panico.
Lei sembra pensarci su un attimo prima di informarci che non ha visto nessuna ragazza che corrisponda alla mia descrizione. <<Mi dispiace>> aggiunge.
<<Avete provato a chiamarla sul cellulare?>> chiede poi.<<Si, ma è spento>> spiega Leo.
<<Non so come aiutarvi: ma sono certa che tornerà da sola qui>> dice infine prima di congedarsi dalla stanza.
<<Ah, l'orario di visita è terminato da un po'>> aggiunge sulla soglia della porta per poi andarsene definitivamente.
<<Che facciamo?>> chiedo ormai in preda al panico.
<<Tu non farai proprio niente. Ora stai qui, mangi e ti riposi. Ci pensiamo noi>> dice Leonardo.
<<Stai scherzando vero?>> lo bacchetto.
<<No, nessuno scherzo Riccardo. Hai bisogno di riposo e di riprenderti, anche perché sei ancora con l'anestesia in corpo e non puoi andare da nessuna parte>> interviene mio padre.
<<Ascoltami Ricky, te lo chiedo per favore: non fare cazzate. Resta qui e basta, non crearci ulteriori problemi. Tutte le nostre attenzioni ora servono a trovare Rebecca, perciò almeno tu fammi il favore di stare fermo dove sei.>>
Dal tono con cui mi parla il mio amico capisco che non sta scherzando e che è preoccupato tanto quanto me.
<<Non perdiamo tempo, andiamo>> lo incalza mio padre.<<Hai capito quello che ti ho detto?>> domanda per conferma il ragazzo. Annuisco con la testa e non controbatto più.
D'altronde ha ragione lui. Non sono nelle condizioni di fare niente io, e se mi ci metto divento solo un problema in più. Ma sentirmi così impotente mi fa male. So però che è nell'interesse di Leonardo trovare al più presto la sorella. Perciò cerco di fidarmi e stare sereno per quello che mi è possibile fare.
I due si congedano rapidamente dalla stanza, lasciandomi nuovamente solo con me stesso.Mi sforzo di mandare giù il brodo orrendo che mi hanno portato, e non perché io abbia fame. Lo faccio solo per rimettermi il prima possibile per la mia Rebecca. Se solo mi avesse ascoltato e non avesse fatto di testa sua. Le avevo detto di non allontanarsi mai da suo fratello e di non restare mai sola. Ma lei è così: ribelle, indomabile. Si sente sempre più forte e non teme nulla, anche se in realtà dentro ha mille e più paure che la tormentano. Ma non lo ammette mai. Si nasconde sempre dietro la sua corazza e non si lascia guardare dentro.
Ma io sono riuscito ad andare oltre. A me ha concesso di entrare un pochino in profondità. Di me si fida. Mi ha persino chiesto di baciarla. Vuol dire che mi vuole come la voglio io. Proprio ora che finalmente eravamo riusciti a deporre le armi l'uno con l'altro. Non può sfuggirmi proprio ora. Non è giusto. Deve tornare da me. Ho bisogno che torni a guardarmi negli occhi, a stringermi la mano, a sorridermi tra un mio bacio e l'altro. Ho bisogno di sentire la sua voce, il suo respiro.
<<Dove sei Becca>> dico ad alta voce, con il respiro spezzato e qualche lacrima sul viso.
Il pensiero che qualcuno le stia facendo del male mi lacera dentro. Non me lo perdonerei mai.
Non so nemmeno io come, ma tra un pianto e l'altro finisco pure per addormentarmi sfinito.

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𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖
Chick-Lit𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 - 𝕝𝕒 𝕘𝕦𝕖𝕣𝕣𝕒 𝕕𝕖𝕟𝕥𝕣𝕠 (𝕡𝕣𝕚𝕞𝕒 𝕡𝕒𝕣𝕥𝕖) "𝒫𝓊ò 𝓃𝒶𝓈𝒸𝑒𝓇𝑒 𝒹𝑜𝓋𝓊𝓃𝓆𝓊𝑒, 𝒶𝓃𝒸𝒽𝑒 𝒹𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓉𝒾 𝒶𝓈𝓅𝑒𝓉𝓉𝒾. 𝒟𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓁𝑜 𝒶𝓋𝓇𝑒𝓈𝓉𝒾 𝒹𝑒𝓉𝓉𝑜, 𝒹𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓁𝑜 𝒸𝑒𝓇𝒸...