𝓡𝓲𝓬𝓬𝓪𝓻𝓭𝓸
L'ultima ora è stata un mix di emozioni contrastanti troppo forti da gestire; prima c'è stata la fase rabbia e orgoglio, poi di nuovo il senso di colpa, poi ho provato addirittura la paura e come ciliegina sulla torta la tristezza. Il tutto che si ripete a circolo vizioso continuamente e mi trascina in un vortice emotivo eccessivamente esagerato per i miei standard.
Così sono uscito dall'acqua anche io e me ne sono andato al primo locale per bere qualcosa e non pensare più alla mocciosa che scappa sempre da me.
Ma poi eccola lì, che se ne stava con il suo abito bianco semi trasparente, in piedi davanti al bancone a ordinarsi da bere. L'ho notata subito, anche in mezzo a un locale pieno di ragazze. Anche sapendo che teoricamente non doveva essere qui.Io Rebecca la noto subito. È come se avessi un sensore che mi chiama verso di lei, è come se fosse una calamita che mi attrae continuamente a se.
Non ho potuto fare a meno di restare nei paraggi per tenerla sotto controllo; non perché lei sia di mia proprietà, ma perché è pieno di stronzi che si vorrebbero approfittare di una ragazza bellissima come lei che sta tutta sola a bere in spiaggia.Solo l'idea che qualcuno possa sfiorarla con un dito mi da alla testa. Ho provato a sdeviare i miei pensieri mandando giù qualche drink di troppo, seduto su una sdraio a qualche metro da lei.
Ma la verità è che Rebecca è un tarlo fisso nella mia testa.Non appena quel tizio le si è avvicinato ero pronto a intervenire per mandarlo a fanculo come si deve, ma la mia Becca sa difendersi benissimo anche da sola.
Non nego che vederla scacciare via un ragazzo mi abbia calmato un po' gli animi infuocati, ma è bastato avvicinarmi a lei e sentirla mandarmi a fanculo anche a me per riaccendermi di rabbia.Rebecca per qualche strano motivo mi ricorda mia madre: verso di lei provo un' attrazione inspiegabile, un desiderio ardente di essere accettato, voglio che lei mi voglia come la voglio io. Ma allo stesso tempo provo rabbia perché tenta sempre di fuggire, è come se non fosse abbastanza coraggiosa da affrontare i suoi sentimenti e i suoi problemi e provasse a svanire altrove.
Anche mia madre ha fatto così per tanti anni; è stata insoddisfatta della sua vita e del suo matrimonio fino a quando non è sbottata e ci ha abbandonati per finire a fare chissà cosa. La verità è che un po' la capisco, mia madre. Non voglio giustificarla perché non potrei, ma infondo infondo so che era solo fragile e incompresa.
Non aveva il coraggio di ammettere che era infelice. Aveva al suo fianco un uomo troppo impegnato per accorgersene. Era abituata agli standard, agli stereotipi. Doveva seguire i valore che i nonni le avevano inculcato fin da piccola. Doveva essere una mamma modello, una moglie che si rispetti. Era decisamente una gabbia troppo stretta per lei.
Il problema è che non era in grado di affrontare il suo problema, preferiva scappare tra le braccia di altri uomini e svanire per qualche ora tra una scopata e l'altra. Preferiva evadere piuttosto che affrontare. A volte Rebecca sembra fare lo stesso con me.
Questa cosa mi fa impazzire, e non nel senso buono della cosa, tanto da spingermi a provare un senso di rabbia incontenibile verso di lei.
<<Perciò vaffanculo tu Rebecca! Va-ffan-cu-lo!>>
Sono le ultime parole che pronuncio con tutta la mia frustrazione.In un certo senso so che questo sfogo è più personale che altro, in qualche modo sono le parole che avrei voluto pronunciare a mia madre prima che se ne andasse per sempre. So che anche l'alcol che ho bevuto è complice in questo momento. So tante cose, ma nessuna sembra avere senso adesso.
I suoi occhi si sono spalancati increduli e fremono di rabbia. Mi fissa intensamente negli occhi e leggo quanto le mie parole l'abbiamo toccata in profondità.
Subito dopo averle pronunciate mi sono sentito uno stronzo. So di aver sbagliato e che probabilmente questa Rebecca non me la farà passare tanto facilmente.Improvvisamente tutta la rabbia svanisce e torna la tristezza. Il dolore per mia madre. Le botte di mio padre. La mia adolescenza sprecata a inseguire compagnie sbagliate solo per sentirmi accettato e amato. La mia continua ricerca di approvazione. Il mio disagio con le donne.
Improvvisamente tutto sembra svanire sotto di me e torna solo la paura. Sta sera so di aver rovinato ogni briciolo di speranza che potevo avere con Rebecca. Sta sera so di aver sbagliato tutto e in qualche modo sono contento di averlo fatto. Almeno non correrò il rischio di essere ancora distratto da lei. Per lo meno so che ora non mi rivolgerà neanche più una parola e mi starà alla larga.
Questo pensiero mi sforzo di farlo bastare a convincermi che sia meglio così. Ma non è sufficiente.
Lei mi guarda incredula e io vorrei solo dirle che mi dispiace. Che mi odio per il modo in cui mi sono rivolto a lei. Che mi dispiace di aver cercato di soddisfare la mia voglia di lei con un'altra. Vorrei dire tante cose..<<Che cazzo hai nella testa che non va?>> domanda lei dopo un lungo silenzio.
Il suo tono è basso ma incazzato. Ringrazio comunque per quelle parole, perché le preferisco al silenzio.
<<Ti piace autosabotarti la vita? Ti diverti a creare occasioni e poi mandarle all'aria come se niente fosse? Io non voglio entrarci in questo tuo tunnel di merda, perciò lasciami fuori da tutti i tuoi stupidi meccanismi e non avvicinarti più a me>> termina, infine, con voce dura.
<<Becca, aspetta... per favore>> chiedo supplicando, prima che lei possa andarsene di nuovo.
<<Sta sera non né combino una giusta eh?! Lasciami parlare per favore, poi ti lascerò andare>> insisto, vedendo che nel suo volto non c'è altro che rabbia.
<<Non mi interessa cosa hai da dire>> risponde lei.
Nei miei occhi sento venire a galla tutte le mie emozioni; li sento bruciare e ho questa strana voglia di piangere come un bambino.
<<Sono uno stronzo, ok? Lo so, cazzo se lo so. Ma ti prego lasciami parlare>> insisto.
<<Vaffanculo Riccardo, non starò ad ascoltarti per farmi imbambolare e raggirare da due parole!>>
<<Non andartene ancora, cazzo! Te ne vai sempre quando parlo, scappi in continuazione, sei uguale a lei!>> dico di getto.
Nella mia mente riaffiorano immagini di ricordi che credevo di aver lasciato alle spalle e che invece ora tornano vive nella mia testa. Rivedo lui che le urla addosso. Lei che non risponde e se ne va. Rivedo la frustrazione di mio padre e la stanchezza di mia madre. In qualche modo mi sento incastrato in una trappola. È come se stessi rivivendo sulla mia pelle quello che hanno vissuto loro.
In me rivedo lui, in Rebecca rivedo lei.
Questo mi fa tremendamente paura.Lei ha un'aria confusa e da come mi guarda deduco non abbia capito a chi mi riferisco. Rebecca non sa niente del mio passato, sa solo che da piccolo mio padre mi frustrava sulla schiena e che mia madre non c'è più. Ma tutti i dettagli di come la mia famiglia è arrivata al punto di non ritorno li conosco solo io.
<<Che stai dicendo?>> domanda lei dopo una pausa.
<<Lei chi?>> insiste curiosa.<<Scappi sempre Becca, sempre.. e io sono così stanco di rincorrerti, vorrei solo che ti fermassi un attimo vicino a me e che parlassimo come fanno le persone normali>> dico, facendo trapelare tutta la mia frustrazione e tristezza.
<<Sembra di rivedere mia madre e mio padre quando avevo otto anni, non voglio questo, non voglio più vedere questo nella mia testa, capisci?>>
Improvvisamente il passato torna a essere realtà e le lacrime cominciano a uscire incontenibili dai miei occhi. Mi sforzo di resistere a quella sensazione di lasciarmi andare per non farmi travolgere dall'uragano delle emozioni. Mi sento come una donna in preda agli ormoni prima del ciclo.
<<Ma che stai dicendo Ricky..>> adesso la sua voce è più cauta e meno rabbiosa.
Mi fissa intensamente negli occhi cercando in qualche modo di leggermi dentro.<<Parliamo, ok.. sono qui, ti ascolto>> aggiunge lei.

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𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖
Chick-Lit𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 - 𝕝𝕒 𝕘𝕦𝕖𝕣𝕣𝕒 𝕕𝕖𝕟𝕥𝕣𝕠 (𝕡𝕣𝕚𝕞𝕒 𝕡𝕒𝕣𝕥𝕖) "𝒫𝓊ò 𝓃𝒶𝓈𝒸𝑒𝓇𝑒 𝒹𝑜𝓋𝓊𝓃𝓆𝓊𝑒, 𝒶𝓃𝒸𝒽𝑒 𝒹𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓉𝒾 𝒶𝓈𝓅𝑒𝓉𝓉𝒾. 𝒟𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓁𝑜 𝒶𝓋𝓇𝑒𝓈𝓉𝒾 𝒹𝑒𝓉𝓉𝑜, 𝒹𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓁𝑜 𝒸𝑒𝓇𝒸...