Capitolo 53.

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𝓡𝓮𝓫𝓮𝓬𝓬𝓪

La delusione che provo al sentire Riccardo pronunciare quelle parole mi devasta.
Io e te non siamo fatti per stare insieme.
Forse ha ragione, è come dice lui. Ma non era l'idea con cui io sono arrivata fin qui.

Non appena i miei occhi si sono incastrati nei suoi, ho avvertito la solita paura di non fare la cosa giusta. Il solito timore di essere fuori luogo. Il pensiero che lui non mi volesse davvero qui mi ha travolta immediatamente e mi ha bloccata.

Avevo tanti buoni propositi, tante belle parole da dire. Mi ero studiata tutto lungo il percorso. Avevo preparato una bella scenetta nella mia mente. Ma non mi ha nemmeno dato il tempo di finire la frase che subito ha tagliato ogni radice di speranza fosse nata in me.

Io e te non siamo fatti per stare insieme.

Continuo a ripetermelo. Continuo a navigare nel mare della disperazione che ha causato la sua crudeltà nei miei confronti. Perché si, Riccardo è crudele con me. Prima mi ha cercata, mi ha inseguito, ha fatto di tutto per fare in modo che io mi fidassi di lui. E poi, proprio quando la porta del mio cuore finalmente si è socchiusa, lui se ne esce con una frase simile.

Il problema sono io. Devo sicuramente avere qualcosa che non va in me. Probabilmente ci avrà pensato meglio e si sarà reso conto di non volere una persona così rotta e danneggiata al suo fianco.
La macchina nera che porto sulla mia anima è troppo grande per passare inosservata. E forse era troppo persino per lui.

Indubbiamente l'errore deve essere in me. È l'unico pensiero che fila a rigor di logica. Sono nata per essere lasciata sola. Non merito l'amore di qualcuno. Men che meno merito un amore come quello che credevo di poter ricevere da Riccardo.

<<Siamo semplicemente due persone giuste al momento sbagliato>> continua lui.

Perché sta ancora parlando?

<<Non dire idiozie, ti prego>> mantengo un tono basso, nella speranza che la mia emozione non mi tradisca proprio ora.

Non posso mostrarmi debole.
Non posso mostrarmi fragile.
Le emozioni sono delle puttane pronte a fotterti da un momento all'altro. Ma non possono fottere me. Non ora. Io non sono debole.

<<Non esiste un tempo giusto e un tempo sbagliato. Esiste chi ha voglia di mettersi in gioco e chi preferisce scappare. Ma ti capisco sai...?!? Nemmeno io lotterei per una come me.>>

Le parole che escono dalla mia bocca sono un fiume in piena. Non riesco a trattenere la rabbia che si fa sempre più forte dentro di me. Ruggisce come una tigre affamata. Ed è pronta ad azzannare chiunque passi per di qui.

Sono arrabbiata, si. Arrabbiata con me stessa. Con chi mi ha traumatizzata così tanto da non permettermi di vivere come vorrei. Arrabbiata con la vita: ingiusta e crudele. Arrabbiata con Riccardo: per avermi dato una speranza e avermela strappata così.

In lui ho visto tutto ciò che mai avevo neanche cercato per paura di non trovarlo da nessuna parte.

Ho visto comprensione, cura. Ho visto empatia, tatto. Ho visto stima, coraggio. Ho visto tutto ciò che, pur non sapendo di volere, ho silenziosamente desiderato ardentemente.

<<Sbagli invece, tu sei l'unica per cui io lotterei se ne fossi capace. Ma la mia vita è un terreno troppo arido, e sperare che da qui ci nasca qualcosa di buono é da incoscienti. Qualsiasi pianta o fiore necessita di una buona terra in cui mettere radici. Ma io sono marcio dentro, e non c'è spazio per una come te...tu sei troppo>> conclude infine.

Il suo sguardo è basso, non mi trova più. Sembra quasi volersi nascondere da me. Le sue parole sono lame affilate che infliggono cicatrici nell'anima.
Il dolore che mi procurano é tagliente: non posso sopportare altro.

<<Ti prego, va via>> domando in tono supplicante.

Non posso sopportare un singolo minuto in più di questa situazione che si è creata. Non speravo certo di arrivare qui e sentire Riccardo farmi una dichiarazione d'amore improvvisa. Ma di certo non bramavo neanche tutto questo.

Senza aggiungere altro, il ragazzo si volta di spalle e mi lascia lì da sola. Se ne è andato. È successo davvero.
Sento il mio cuore rompersi e sgretolarsi dentro di me.

Io resto immobile, invece. Non riesco a controllare le mie articolazioni e sento che il respiro potrebbe morirmi nel petto da un momento all'altro. Non fiato.

Leonardo mi raggiunge poco dopo, scoprendo dal mio volto che l'idea di raggiungere il suo amico non sia stata la migliore.

<<Che è successo Becca?>> domanda seriamente preoccupato ma con discrezione.

<<Portami a casa per favore>> supplico.

Mio fratello esegue quanto richiesto e, appoggiandomi una mano sulla spalla, mi fa strada davanti a noi.
Restiamo in silenzio per un po', mentre nella mia testa tento di elaborare le informazioni. Poi finalmente mi decido a condividere con Leonardo le mie emozioni e perplessità. Lui è l'unico di cui posso davvero fidarmi.

<<Sono fiero di te Becca>> mio fratello si ferma improvvisamente e si volta nella mia direzione per rendere quelle parole più incisive.

Poggia i suoi grandi occhi su di me, mi avvolge come di un manto invisibile capace di nascondermi da tutto il dolore. La sua presenza è casa.

<<Hai lottato, non hai permesso al tuo passato e alla paura di bloccarti. Ti sei messa in gioco, e io sono tanto orgoglioso per questo. Sei cresciuta, stai diventando una donna con la d maiuscola. E per quanto il dolore adesso sembri troppo grande, vedrai che presto o tardi non sarà più così insormontabile. Tu hai superato di peggio, e io non ti lascerò neanche sta volta.>>

Mi tuffo con la testa nel suo petto e mi lascio avvolgere dalle sue grandi braccia. Sprofondo nel dolore e gli permetto di uscire. Un pianto incessante e straziante riga il mio volto. Lacrime amare segnano i miei zigomi. Ma le sue mani non mi lasciano neanche per un secondo.

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