Capitolo 42.

37 7 5
                                    

𝓡𝓮𝓫𝓮𝓬𝓬𝓪

Che enorme sorpresa che è stato vedere il volto del padre di Riccardo e quello di mio fratello Leo dietro la porta. Il più grande dei due si teneva stretto al petto lo scagnozzo di Rosario, trattenendolo con un braccio al collo che non sembrava stringere neanche tanto. Tutta la situazione ha un po' del surreale ai miei occhi, e mi sembra quasi assurdo che sia davvero arrivato qualcuno a salvarmi sta volta.

Quando ero piccola pregavo e speravo ogni volta che prima o poi il mio eroe sarebbe sopraggiunto nella stanza e mi avrebbe liberato dal mostro cattivo. Aspettavo ansiosamente il momento in cui un principe azzurro sul cavallo sarebbe venuto in mio soccorso. Quando dopo un po' il principe non arrivava, ho iniziato persino a credere negli unicorni. Così aspettavo l'unicorno alato che venisse a rapirmi per portarmi nel castello e mettermi al sicuro.

Così, ora che mio fratello è qui, mi sento talmente frastornata e sconvolta da tutto quello che sta succedendo oggi, che fatico a realizzare dove mi trovo e cosa sta succedendo. Prima Riccardo, poi i suoi avvertimenti strani, poi lo zio Rosario che mi trova, e infine mio fratello che fa a botte con lui. È tutto troppo persino per me. Con lo sguardo seguo i movimenti dei due che mi stanno difronte, ma con la mente sono a vagare da tutt'altra parte. Fino a quando al mio cervello non arriva un impulso diverso: pericolo. Leonardo è in pericolo. Vedo estrarre un coltellino dalla tasca del suo avversario e improvvisamente capto la realtà della situazione e capisco che devo fare qualcosa.

Per un breve istante mi soffermo a pensare e chiedermi se quello stesso coltello non ha anche inflitto il taglio di Riccardo sul ventre. Una strana rabbia mi invade ogni parte del corpo e mi costringe a reagire come mai avevo fatto prima d'ora.
Nel frattempo anche il papà di Riccardo è intervenuto nella situazione e con fare deciso si sta occupando di allontanare l'uomo più grande da mio fratello. Io mi occupo di Leo; con le mani cerco di afferrare le sue braccia e tirarlo verso di me ma sembra tutto inutile.

Il mio occhio cade presto sulla mano dello zio che impugna quella lama parecchio affilata, e quando la vedo direzionarsi verso il papà di Riccardo il mio cervello va completamente in blackout. Mi getto di istinto addosso a lui catturando la sua piena attenzione. Non so perché, ma inizio a morderlo ovunque facendo quanta più pressione con i denti sulla carne. Voglio che anche lui porti qualche segno di questa maledetta storia. Voglio che anche lui si ricordi di me per il dolore che posso avergli inflitto.

Inizio a mordere come se fossi una cannibale; come se fossi una tigre che deve sventrare la sua preda. La cosa lo costringe a irrigidirsi e perdere la concentrazione sugli altri due, direzionando tutto su di me.
<<Ma che cazzo fai>> mi urla addosso mentre cerca di divincolarsi da me.

Senza che io me ne sia accorta, dai miei occhi è iniziata a cadere qualche lacrima. Sto piangendo e mi sento stranamente libera di farlo. È come se stessi sfogando tutta la mia frustrazione e mi sentissi appagata. Inizio a tirare calci e pugni a caso addosso all'uomo che mi ha rovinato la vita per sempre. Mio fratello si fa da parte per lasciarmi sfogare su di lui, ma non si allontana di troppo. Il padre di Riccardo invece continua a tenerlo quanto più fermo possibile, lasciandomi fare ciò che sto facendo con molta più facilità.

<<Questo è per quando ero bambina>> dico, sferrando un duro colpo alle sue parti basse che lo costringe a piegarsi su se stesso.

<<E questo>> aggiungo, stavolta beccando il suo viso, <<questo è per Riccardo!>>

Nel dare il primo colpo, dalla sua mano è caduto persino il coltello che ancora impugnava. Mi affretto a raccoglierlo da terra e, avvicinandomi nuovamente a lui, gli e lo metto con la lama vicino al collo.
<<Guardami negli occhi>> dico, non fregandomene del suo volto stanco di subire i colpi.

𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora