𝓡𝓲𝓬𝓬𝓪𝓻𝓭𝓸
_____________________________________Mangio velocemente il piatto che mio padre
ha messo a tavola e una volta finito mi catapulto in bagno per iniziare a prepararmi.Mi sento sporco; è una sensazione strana da decifrare ed è del tutto nuova, ma è come se mi sentissi macchiato. Sotto la doccia comincio a sfregarmi con il sapone come se non mi lavassi da mesi, quando in realtà l'ultima doccia risale a un paio di ore fa.
L'idea che finalmente sta sera posso stare con Rebecca e parlarle mi mette agitazione, una strana ma bella agitazione a cui non sono abituato. Non so perché, ma ricordarmi che ho passato il pomeriggio in mezzo alle gambe di un'altra mi fa sentire in colpa nei suoi confronti.
Io e lei non siamo niente, e so benissimo che dove puccio il biscottino non è affar suo, ma mi sento ugualmente in difetto. È come se avessi commesso un peccato e ora stessi tentando di cancellarne le tracce.
La cosa che più mi fa rabbia è che alla fine Rebecca al mare neanche c'era andata oggi. Avrei potuto passare con lei l'intero pomeriggio. Avremmo potuto parlare. Avrei potuto accarezzarla ancora magari.
Solo l'idea di sfiorare quella sua pelle morbida mi causa un erezione; sono ancora sotto la doccia quando con la mano mi procuro da solo un orgasmo pensando alla ragazzina dagli occhi color miele. Chissà come si vestirà sta sera. Riesco a immaginarmela solo nuda ora come ora: deve essere uno schianto senza i vestiti.
La doccia dura più del normale e mio padre sembra accorgersene perché ha iniziato a bussare alla porta come a farmi capire che occupo la stanza da troppo.
Io e lui conviviamo e, per quieto vivere, ci rivogliamo poche, anzi pochissime, parole ogni tanto. Non siamo mai riusciti a recuperare un rapporto e per quanto mi riguarda non vorrei neanche stare qui con lui.
Ma purtroppo mia madre se n'è andata e io non ho mai avuto un lavoro che mi desse abbastanza soldi per essere del tutto autonomo. Perciò ho tirato a sopravvivere in questa casa con lui. Finalmente però me ne andrò anche io e manca sempre meno a quel giorno.
Per sta sera decido di indossare una camicia mezze maniche di color azzurro accompagnata da un pantalone color caramello. Indosso il mio solito profumo, Sauvage di Dior, passo un po' di gel sui capelli per tenerli indietro e sono ufficialmente pronto.
Sono in anticipo di quaranta minuti.
L'appuntamento è alle dieci qua sotto e io ho già finito di fare tutto. Spero solo che nell aspettare non suderò come un maiale altrimenti sarò costretto a fare un'altra doccia. Non sono mai stato così tanto agitato per l'uscita con una ragazza. Questa cosa mi destabilizza ma allo stesso tempo mi affascina.
Tutto quello che è nuovo mi piace. Mi piace viverlo. Mi piace scoprirlo.Sono curioso di vedere come si sarà vestita lei. Si sarà fatta bella per me? Beh, in realtà lei è sempre bella.
Non ha bisogno di granché da fare. Persino in piena notte con le lacrime agli occhi era bellissima come nessun'altra. Però un po' ci spero che si stia facendo bella per me. Spero di vedere il suo corpo, la sua pelle, sentire il suo profumo.
Mi sto proprio rincoglionendo io!Passo la mezz'ora successiva a fare avanti e indietro per casa controllando ogni trenta secondi circa l'orario. Quando finalmente mancano dieci minuti al nostro appuntamento, decido di scendere per farmi trovare lì quando arriverà.
Ho le mani leggermente sudate e la camicia chiara si rivela essere indubbiamente una pessima idea, ma ora non ho più tempo per cambiarla. Comincio ad avvertire un forte calore lungo tutto il mio corpo e la sudorazione eccessiva impadronirsi di me. Mi sento un cretino e cerco da solo di dare un senso a tutta questa inutile agitazione.
Insomma, è Rebecca. La conosco. Ci ho già parlato. Non è niente di così importante. Tento di convincermene finché non sento il rumore della serratura scattare di fianco a me e vedo il portone aprirsi. Eccola.
Ha i capelli legati in uno chignon basso ma perfettamente tirato, che lascia completamente scoperto il suo viso angelico.
Ha un'aria pulita, non indossa chissà quale mascherone di trucco come le altre. Avrà messo sicuramente quella roba nera che mettono le ragazze nelle ciglia però, perché i suoi occhi sono due fanali luminosi. Indossa un po' di rossetto rosa anche. Si, direi che lo ha messo un po' di rossetto su quelle labbra magnifiche.Ha optato per un vestitino bianco sta sera.
È stretto fino alla vita e cade morbido fino a metà coscia. Ai piedi ha dei sandali aperti dello stesso colore dell'abito e mentre la guardo penso che sembra un angelo. Vestita di bianco con quel viso pulito..«Ti sei rincoglionito?» dice lei facendomi notare la mia reazione da ebete.
Fingo di non capire il suo riferimento e faccio strada verso la nostra meta salutandola con un mezzo sorriso.
«Ho deciso di portarti in un locale sulla spiaggia molto carino, che ne pensi?» domando mentre camminiamo.
Lei non sembra molto entusiasta della cosa e dalla sua espressione oserei dire che è quasi annoiata. La cosa non promette bene per niente.
«A dire il vero... avrei voglia di osare un po' di più. Fammi fare qualcosa di folle» dice lei puntando il suo sguardo su di me.
Qualcosa di folle? È impazzita? Che vuole fare di folle?
Io una mezza idea l'avrei anche ma non sono sicuro che sia ciò a cui si riferisce lei.«Tipo?» domando curioso.
«Non lo so, tipo andare in cima a qualche collina a gridare» dice di getto concludendo con una risata.
Non posso fare a meno di ridere anche io.
«Come mai questa richiesta così particolare?» le chiedo.
«In che senso? Quella dell'andare in cima a una collina a urlare?»
«No, quella di portarti a fare qualcosa di folle.»
«Non lo so, mi sembri la persona giusta con cui fare una pazzia» ammette lei onestamente.
Non so se prenderlo come un complimento o un offesa, ma l'idea che lei comunque abbia voglia di fare qualcosa con me mi basta per ora.
«Dimmi una tua paura.»
«Una mia paura?» domanda lei confusa.
«Si, una qualsiasi» la incoraggio.
«Il vuoto» ammette.
Come darle torto. A chi non spaventa il vuoto?
La paura dell'ignoto temo colpisca più persone di quante si pensi.«Allora ti porto a fare una pazzia che ti farà superare un po' questa paura» le dico dopo una breve riflessione.
«Che hai in mente, pazzo?» domanda lei con una vena di curiosità mista a paura di quello che potrei dirle di fare.
«Tu vieni, poi lo vedrai.»
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𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖
Чиклит𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 - 𝕝𝕒 𝕘𝕦𝕖𝕣𝕣𝕒 𝕕𝕖𝕟𝕥𝕣𝕠 (𝕡𝕣𝕚𝕞𝕒 𝕡𝕒𝕣𝕥𝕖) "𝒫𝓊ò 𝓃𝒶𝓈𝒸𝑒𝓇𝑒 𝒹𝑜𝓋𝓊𝓃𝓆𝓊𝑒, 𝒶𝓃𝒸𝒽𝑒 𝒹𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓉𝒾 𝒶𝓈𝓅𝑒𝓉𝓉𝒾. 𝒟𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓁𝑜 𝒶𝓋𝓇𝑒𝓈𝓉𝒾 𝒹𝑒𝓉𝓉𝑜, 𝒹𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓁𝑜 𝒸𝑒𝓇𝒸...