Capitolo 31.

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𝓖𝓮𝓷𝓷𝓪𝓻𝓸

Mi chiamo Gennaro Pasquale, per gli amici sono Genna, per i più intimi sono Rino, diminuitivo di Gennarino; ma per il mio boss sono Lino, abbreviativo di Pasqualino.

Vivo in Sicilia, in un paesino chiamato Manfria.
Abito sul mare, ogni giorno mi sveglio e ho il panorama più bello che si possa immaginare davanti agli occhi. Ad ogni sorgere del sole mi affaccio verso la distesa blu che sta difronte a casa mia, e guardando l'orizzonte spero.

Spero di poter cambiare vita.
Spero in un futuro migliore.
Spero che qualcuno venga a salvarmi.
Spero di riuscire a liberarmi.

Vivo in Sicilia, sono figlio di un boss mafioso.
Non ho scelto io questa vita, mi ci sono ritrovato fin dal mio primo giorno in questo mondo.
Mi chiamo Gennaro Pasqualino.
Ma Pasqualino non è il mio vero cognome.

Mio padre ha gettato la sua famiglia nel fuoco, finché quella stessa famiglia non gli è stata strappata.
Mia madre è morta per mano di un uomo che appartiene a un clan rivale.
Io mi sono salvato, a detta di mio padre anche per fortuna. A detta mia avrei preferito che qualcuno mi sparasse una pallottola nel petto.
Sono stato venduto ad una nuova famiglia che gestisce altri affari qui in Sicilia. Mio padre oggi è un detenuto nel carcere di Messina. Io sono libero, ma sono più in gabbia di lui.

Mi sento un traditore. Un fallito. Una pecora nera.
Molti credono che ho abbandonato di mia spontanea volontà la mia famiglia. Nessuno sa che non ho avuto scelta. O meglio, nessuno ci vuole credere.
La verità è che non sono stato scelto per caso.
Ad oggi in pochi sanno che sono stato venduto a questa nuova famiglia e il mio girare sotto copertura torna utile, soprattutto per quello che faccio.

Qualche anno fa, prima che succedesse la catastrofe, ero diventato un volontario della Croce Rossa italiana.
Avevo finalmente dato uno scopo alla mia vita.
Non avevo mai avuto bisogno di soldi, la mia famiglia ne aveva già abbastanza. Volevo fare qualcosa che mi facesse sentire utile per gli altri, non un lavoro. Così avevo scelto di soccorrere le persone. Anche quelle che a volte si trovavano stese a terra per mano di un clan mafioso.

Sta volta davanti a me ho un ragazzo sulla ventina di anni che è stato accoltellato al basso ventre. Sono andato a prenderlo a seguito di una chiamata del boss. Lui non è uno del giro, non appartiene a nessuna famiglia. Ma ha sfidato qualcuno di importante e questo gli costerà caro. Ahimè, non vorrei fare quello che faccio. Ma devo scegliere ogni giorno: o loro o la mia famiglia.

Ho una sorella: Giulia.
Lei è bellissima. Ha i capelli color rame, lunghi fino a metà schiena e tutti mossi. Ha gli occhi blu come il mare che guardo ogni mattina dalla mia finestra. Ha un corpo armonioso e dolce. Ha sedici anni e da due anni vive sotto il controllo della nuova famiglia. Ogni mia mossa falsa si ripercuote su di lei. Perciò io ogni giorno devo scegliere tra gli altri e lei.

Perciò io, tra questo Riccardo e la mia Giulia, sceglierò sempre la mia Giulia. La proteggerò. Anche a costo di condurre una vita che sdegno e non vorrei fare.
Però mi dispiace. Mi dispiace per i ragazzi come quello che ho di fronte adesso. Mi dispiace perché per una cazzata fatta senza pensarci si ritrovano in un casino più grande di loro.

Se minacci una persona qualunque non ti degna di uno sguardo nessuno. Ma basta che fai lo sgambetto alla persona sbagliata e sei fottuto.
Rosario è una new entry di qualche anno. Non viene da una famiglia mafiosa e non apparteneva a nessun clan prima. Ha solo avuto l'astuzia di farsi le giuste amicizie in carcere. Per proteggersi, per non finire struprato dai suoi amici carcerati. Si è addentrato nel mondo della mafia e ne è uscito salvo. Non solo, ora ha anche qualcuno che muove pedine per proteggerlo e fargli giustizia. Giustizia per cosa poi? Per l'onore. Il rispetto. Sono valori su cui non si può venir meno qui.

Rosario ha solo avuto fortuna, la verità è questa. Ma ora io e il mio compagno ci ritroviamo a fare il lavoro sporco per proteggerlo e dargli l'onore che merita, e che un ragazzino con le palle come Riccardo ha disonorato.

La verità è che sappiamo tutto di tutti. Sappiamo i motivi per cui i nostri finiscono in carcere, perciò so perfettamente cosa faceva l'uomo per la cui mano ora questo giovane si trova un ventre lacerato. E se potessi esprimermi come vorrei, forse a Riccardo stringerei la mano per il coraggio. Lo vorrei anche io il suo coraggio. Ci vorrebbero più persone coraggiose come lui. Ma la verità è che forse è stato tanto coraggioso perché ignaro delle conseguenze.

Il rumore delle nocche che sbatte esternamente contro la porta dell'auto ambulanza mi riscuote dai miei pensieri. Siamo arrivati a destinazione. Sto per consegnare questo ragazzo nelle mani di chi lo aspetta.

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