𝓡𝓮𝓫𝓮𝓬𝓬𝓪
Non appena sento il suono della serratura che scatta, il mio corpo si irrigidisce e la mia mente torna al passato. Ricordo quando lo stesso rumore lo sentivo da dentro il mio armadio, in cui mi nascondevo da bambina sperando che lui non mi trovasse.
Mi ci infilavo dentro tutta accovacciata su me stessa, convinta che più mi sarei rannicchiata più mi sarei mimetizzata meglio tra i vestiti e lui non mi avrebbe vista. Ma poi con il tempo ho solo capito che quel nascondersi rendeva il gioco ancora più eccitante per lui. Ero la sua preda e da buon cacciatore amava corteggiare il suo bottino e rincorrerlo.Oggi davanti a me vedo un uomo diverso; occhi blu, stempiatura importante, capelli brizzolati, rughe sotto gli occhi. Gli assomiglia così tanto eppure non ci giurerei che sia la stessa persona. Ma il suo modo di scrutarmi e studiare il mio corpo è lo stesso di sempre.
Nella sua iride c'è avidità, desiderio, manipolazione, lussuria. Mi ha avuta quando ero una bambina ancora senza forme e ora che mi sono sviluppata per lui deve essere tutto ancora meglio.<<Su, entra>> mi dice il ragazzo che mi ha trascinato fino a qui.
In lui ho intravisto un emozione strana, che non si addice a qualcuno che lavora con questa gente. Però sembrava sinceramente spaventato e incerto sul da farsi. Ho provato a far leva sulle sua parte più sensibile, ma deduco sia stato tutto inutile se ora mi trovo qui.
<<Rebecca>> la voce di chi mi aspettava è la stessa di chi ha appena messo a segno il colpo vincente.
<<Quanto tempo che è passato>> continua, avvicinandosi verso di me ma non toccandomi.Il suo respiro è così affannato che lo riesco a sentire anche a questa breve distanza; sa di alcool e sigaretta. Non è cambiato affatto. Quell'odore è la colonna sonora dei miei incubi peggiori.
<<Mostrati un po' più felice di vedermi tesoro>> insiste, sta volta sfiorando la mia guancia con un dito.
Io resto impassibile, completamente immobile di fronte a quell'uomo e a quel suo gesto.
<<Ti ho portato la ragazza, ora posso andarmene?>> domanda Gennaro, frettoloso di svignarsela.<<Quanta fretta. Non resti a goderti lo spettacolo?>> dico, lasciando finalmente uscire la voce.
<<Posso andarmene?>> insiste lui, ignorando completamente la mia provocazione e rivolgendosi all'uomo che ha orchestrato tutto.
<<No..Ha ragione lei, perché tanta fretta? Piccola sono felice che tu lo definisca uno spettacolo il nostro incontro>> risponde, sta volta accarezzandomi tutto l'avambraccio e avvicinandosi sempre più.
<<Non sono più una bambina>> controbatto incazzata.
<<Questo lo vedo tesoro, non hai più il corpo di una piccola fanciulla>> la sua mano inizia a spostarsi verso il mio fianco e io mi irrigidisco di scatto.
<<Non sono interessato a restare. Con permesso>> Gennaro spezza quel contatto, in cuor mio gli e ne sono grata, e apre la serratura della porta.
<<Dove cazzo vai>> Rosario lo trattiene dal polso e lo costringe e restare dove è. <<Tu andrai via quando lo dico io>> aggiunge.
<<Ho finito il mio lavoro e me ne voglio andare>> Gennaro non sembra rassegnarsi così facilmente.
<<Cosa ti turba così tanto da volerci privare della tua presenza?>> domanda il più grande dei due.
<<Non voglio prendere parte ne assistere a ciò che ha intenzione di fare qui dentro con questa ragazza. Io il mio l'ho fatto, e me ne vado>> insiste sempre più convinto.
<<Resta e assapora la tua ricompensa per il lavoro svolto figliolo>> risponde con apparente calma l'uomo più manipolatore che io conosca, mentre con la mano indica me.
Non capisco. Che intende dire? La sua ricompensa? Sono diventata l'oggetto con cui ricompensare gli stronzi che lavorano per questa gentaglia?
Non ho affatto intenzione di restare qui a farmi usare da questi stronzi. Così approfitto di questo breve istante di distrazione dei due e decido di sfruttare un opzione che mi ha messo mio fratello sul telefono mentre venivamo qui in ospedale. Se non ricordo male devo schiacciare il tasto laterale per tre volte così da mandare l'allarme al mio contatto pre impostato.
Inserisco la mano nella tasca dei miei pantaloni e faccio come mi aveva spiegato Leo per attivare la geolocalizzazione in diretta.<<tin, tin, tin>> non appena schiaccio tre volte il tasto laterale, il mio cellulare comincia a emettere un suono troppo forte per passare inosservato. Maledizione!
<<Che cazzo stai facendo?>> Rosario si getta addosso a me e mi strappa dalle mani l' apparecchio che emette quel suono.
<<Non le hai neanche sequestrato il telefono? Ma che razza di idiota sei?>> dice strillando addosso al ragazzo e sbattendogli in faccia il mio smartphone.
<<Non ci ho pensato>> ammette fin troppo sincero.
<<È il minimo cazzo! Spegni questa merda di telefono e buttalo. Va, muoviti, e poi torna qui!>> ordina imponente l'uomo.
<<Sei stata una sciocca Becca>> torna poi a parlare rivolgendosi a me. Nel frattempo Gennaro esce dalla stanza ed esegue gli ordini.
Rosario si avvicina con fare intimidatorio, senza mai smettere di fissarmi intensamente nelle pupille e scrutare ogni mia espressione. Per fortuna ho imparato bene a restare impassibile e non far trapelare ciò che provo.
Ma lui non sembra essere davvero interessato a capire cosa sento, l'unica cosa di cui gli importa è che ho provato a fregarlo per scappare, e la cosa lo eccita.
Sa quanto io lo disgusti profondamente ma non gli è mai interessato; lui ha sempre ottenuto ciò che voleva da me e questo è ciò che conta per lui.<<Mai quanto te>> controbatto dopo un breve silenzio.
<<Mi stai minacciando? O per caso vuoi intimorirmi?>> domanda divertito.
<<No, affatto. Ma sei stato uno sciocco se hai pensato che ti avrei reso la cosa facile come quando ero bambina. Non sono più la Rebecca di dieci anni fa.>>
<<Questo lo vedo bene tesoro, e non sai quanto mi piaccia quello che ho davanti. Sei diventata una ribelle, non mi dispiace..>> la sua voce è sempre più eccitata, come se il mio rifiuto gli procurasse ancora più piacere.
<<Tu mi fai schifo>> dico, con tutta la disapprovazione che provo.
<<Ma non mi fai più paura>> aggiungo, convinta di quelle parole.Dentro di me so che in realtà non è così; in tutti questi anni l'uomo che ho di fronte ha rivestito il ruolo del mio peggior nemico ed era il protagonista in tutti i miei incubi. Ma non gli darò mai la soddisfazione di sapere che ha rovinato la mia vita fino a questo punto. Lui ha sempre sfruttato la mia paura per giocare con me, oggi non gli e lo permetterò più.
<<Il tuo corpo ti tradisce Becca, tremi al solo pensiero di quello che posso farti e non sai quanto questo mi faccia sentire bene. Esercitare così tanto controllo su di te..>> la sua frase viene interrotta da un rumore dietro alla porta.
<<Non ti muovere e non fiatare>> mi dice, prima di allontanarsi da me e avvicinarsi allo spioncino.
<<Chi è?>> domanda.
<<Chi è?>> insiste. Ma nessuno risponde.<<Sono Gennaro>> dice la voce dall'altra parte dopo un po'. Rosario apre frettoloso la porta, ma c'è una sorpresa ad attenderlo. A dire il vero, ad attendere entrambi.

STAI LEGGENDO
𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖
Chick-Lit𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 - 𝕝𝕒 𝕘𝕦𝕖𝕣𝕣𝕒 𝕕𝕖𝕟𝕥𝕣𝕠 (𝕡𝕣𝕚𝕞𝕒 𝕡𝕒𝕣𝕥𝕖) "𝒫𝓊ò 𝓃𝒶𝓈𝒸𝑒𝓇𝑒 𝒹𝑜𝓋𝓊𝓃𝓆𝓊𝑒, 𝒶𝓃𝒸𝒽𝑒 𝒹𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓉𝒾 𝒶𝓈𝓅𝑒𝓉𝓉𝒾. 𝒟𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓁𝑜 𝒶𝓋𝓇𝑒𝓈𝓉𝒾 𝒹𝑒𝓉𝓉𝑜, 𝒹𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓁𝑜 𝒸𝑒𝓇𝒸...