𝓡𝓮𝓫𝓮𝓬𝓬𝓪
Questa giornata è infinita ed è ricca di emozioni tutte contrastanti tra loro. Una volta aver lasciato la stanza di Riccardo io e mio fratello siamo andati al bar a bere un caffè per riprenderci un po'.
<<Riccardo ti ha raccontato cosa è successo?>> domanda Leo davanti alla tazza fumante.
Gli racconto brevemente quanto mi ha detto Ricky e mio fratello rimane sbalordito da quella storia.
<<Non posso crederci che Rosario abbia fatto questo>> dice, sempre più incazzato, <<e mi immagino che anche Riccardo non sia stato proprio zitto davanti a lui>> aggiunge.<<Per fortuna non eravamo in casa noi due, sono quasi certa che lui stesse cercando me>> ammetto preoccupata.
<<Stai tranquilla Becca>> dice mio fratello appoggiandomi una mano sulla spalla, <<non sei più sola>>.
Lo ringrazio con un sorriso, anche se le sue parole non bastano a calmarmi. Ripenso a tutta la faccenda e a quanto mi ha raccontato Riccardo; anche la storia dei due in ambulanza a lui suonava strana e anche a me e Leo non ci convince molto.
<<C'è qualcosa che non mi torna, ma forse la cosa migliore e sporgere denuncia, no?>> domando a mio fratello.<<Becca, quando c'è di mezzo la mafia è meglio non andarci dalla polizia.>>
Una volta bevuto il caffè io e mio fratello usciamo nell'atrio dell'ospedale e ci accendiamo una sigaretta.
<<Offrimene una>> gli dico.
<<E da quando fumi signorina?>> domanda.
<<Lo sai che ogni tanto me ne concedo una>> dico, facendogli presente che non è il momento di discuterne ora.Poco dopo alle nostre spalle compare anche il padre di Riccardo, che ci imita accendendosi una Marlboro light e si aggiunge alla conversazione.
<<Non è andata molto bene vero?>> chiede Leo rivolgendosi all'uomo alle mie spalle.Il padre di Riccardo è molto simile al figlio. Sicuramente Ricky ha preso la bellezza del padre; gli occhi verdi color cristallo sono messi in risalto dalla pelle olivastra e dalle lunghe ciglia nere che incorniciano il suo sguardo. La barba brizzolata gli dona un'aria affascinante e nasconde bene due belle labbra a forma di cuore. Il capello ancora tutto nero, rasato ai lati e poco più lungo sopra, è spettinato dal vento di questo pomeriggio e trasmette un'aria selvaggia.
È un omone di almeno un metro e ottanta, con spalle larghe e braccia forti, ma sotto sotto sembra nascondersi un anima fragile. Da quando ci siamo incontrati qualche ora fa al bar del lungo mare, il padre di Riccardo non ha fatto altro che trasmettermi tenerezza. Eppure so la sua storia, so cosa ha fatto al figlio, e non posso negare che una parte di me ce l'ha con lui e vorrebbe rinfacciargli che è una merda per aver picchiato il figlio. Ma l'altra ha visto tutta la preoccupazione per il figlio, e non ho potuto fare a meno di capire quanto sia pentito.
<<L'importante è che sta bene lui>> ammette Pietro.
<<Vedrá che prima o poi riuscirete a recuperare il rapporto>> mio fratello insiste nel voler dare conforto e speranza al padre di Riccardo. Lui è fatto così; deve sempre essere positivo con le persone. Non riesce a restare estraneo alle cose, men che meno se riguardano qualcuno a cui vuole bene. E lui a Riccardo gli e ne vuole davvero tanto di bene.
<<Vado un attimo al bagno, poi raggiungo Ricky, ci vediamo dentro ok?>> annuncio una volta terminata la sigaretta e dopo averla gettata nell'apposito cestino.
Leo e Pietro annuiscono con la testa e mi guardano allontanarmi verso l'interno della struttura.
Chiedo informazioni alla reception e l'infermiera mi indica la toilette infondo al corridoio sulla sinistra.
Mentre cammino verso la mia destinazione, incontro una dottoressa dai capelli ricci e gli occhi verdi che parla con una collega di un paziente, e non appena sento il nome Riccardo non posso fare a meno di restare incuriosita.<<Mi scusi, dottoressa>> dico facendomi avanti e intromettendomi nella conversazione.
<<Sono Rebecca, salve. Ho sentito che parlavate di un certo Riccardo, è il ragazzo che avete operato prima per cucire la ferita sul ventre?>> domando.
<<Salve Rebecca, sono la dottoressa Di Mauro. Si, ho operato personalmente il ragazzo. Lei è..??>> domanda aspettando che io giustifichi quella irruzione nella conversazione tra le due.
<<Sono Rebecca, un.. un'amica.>> Non so nemmeno io perché ma alla domanda della dottoressa sono entrata in crisi perché non so come identificarmi. Chi sono per Riccardo? La sorella del miglior amico? Un'amica anche io? Una fidanzata?
<<Bene Rebecca, aveva bisogno di qualcosa?>> chiede.
<<No, io.. no io volevo solo sapere come sta a livello clinico, quanto tempo ci vorrà prima che si riprenda>> dico.
<<Per ora deve stare a riposo, gli abbiamo messo un bel po' di punti e ci vorrà almeno una settimana prima che si riassorbano. Ma può essere che tra un paio di giorni lo dimetteremo e potrà tornare a casa. Ha perso molto sangue ed è debole. Gli abbiamo fatto una trasfusione di sangue, ma va tenuto sotto osservazione. >>
<<Ok, grazie molte dottoressa, e mi scusi l'interruzione.>>
<<Un attimo per favore.. Rebecca giusto?>> domanda.
<<Si, Rebecca>> rispondo.
<<Vengo a cercarti tra poco, scusami>> dice rivolgendosi alla collega con cui stava parlando prima.
<<Mi segua per favore, vorrei fare due chiacchiere con lei nel mio studio>> aggiunge poi tornando a parlare con me.<<D'accordo, la seguo.>>
Le due si scambiamo un sorriso cordiale, poi la dottoressa si fa strada nel corridoio e io la seguo.
Ci dirigiamo verso l'ascensore dell'ospedale e una volta sopra, dopo una breve esitazione, la mia accompagnatrice schiaccia il bottone per il piano sotterraneo. Il suo volto è cambiato e non sembra più così calma e gentile con me. Non mi guarda neanche negli occhi, ma tiene lo sguardo fisso sul pavimento.Una strana sensazione mi invade dentro e non so perché il mio corpo si accende come se un allarme mi stesse avvertendo che qualcosa non va.
Un istante dopo si aprono le porte dell'ascensore e ad aspettarci ci sono due uomini vestiti da infermieri.<<Dottoressa..>> dice uno dei due rivolgendosi alla donna che mi sta accanto. <<Ottimo lavoro>> si aggiunge l'altro.
La donna mi fa cenno con la mano di uscire dall'ascensore e andare incontro ai due ragazzi.
<<Che sta succedendo?>> domando confusa.<<Niente cara, non ti preoccupare. I miei due assistenti ti accompagneranno nel mio ufficio e a breve sarò li anche io>> dice la donna con voce tremante.
<<Non mi fido>> aggiungo.
<<Non devi fidarti infatti, devi solo obbedire a quello che ti diciamo di fare>> interviene il ragazzo.
<<Ora esci da questo ascensore e seguici>> insiste, prendendomi dal polso e tirandomi verso di se.L'altro si avventa subito su di me e giungendomi alle spalle mi tappa la bocca con una mano, mentre con l'altra mi tiene bloccata a se. Sento subito la paura invadere il mio corpo, l'ansia che sale dalla punta dei piedi a ogni terminazione nervosa del mio corpo.
Sento l'erezione del ragazzo che mi tiene appoggiarsi al mio gluteo e improvvisamente miriadi di ricordi tornano a fare breccia dentro di me. Avverto che il peggio sta tornando. Il peggio è già qui.
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𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖
ChickLit𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 - 𝕝𝕒 𝕘𝕦𝕖𝕣𝕣𝕒 𝕕𝕖𝕟𝕥𝕣𝕠 (𝕡𝕣𝕚𝕞𝕒 𝕡𝕒𝕣𝕥𝕖) "𝒫𝓊ò 𝓃𝒶𝓈𝒸𝑒𝓇𝑒 𝒹𝑜𝓋𝓊𝓃𝓆𝓊𝑒, 𝒶𝓃𝒸𝒽𝑒 𝒹𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓉𝒾 𝒶𝓈𝓅𝑒𝓉𝓉𝒾. 𝒟𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓁𝑜 𝒶𝓋𝓇𝑒𝓈𝓉𝒾 𝒹𝑒𝓉𝓉𝑜, 𝒹𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓁𝑜 𝒸𝑒𝓇𝒸...