𝓡𝓮𝓫𝓮𝓬𝓬𝓪
L'indomani è già qui. Sgrano leggermente gli occhi per permettere alla prima luce del mattino di incontrare le mie iridi. Non mi sono resa conto di aver dormito così tanto. Penso che non facevo un'unica tirata così da almeno cinque anni. L'ultima volta forse è stata quando la psicologa mi aveva prescritto degli psicofarmaci e ne avevo un po' abusato la sera.
Speravo solo che placassero il dolore e mettessero a tacere i ricordi. Effettivamente, il loro dovere l'avevano fatto. Ricordo benissimo che Leonardo fu terrorizzato dal non vedermi riaprire occhio dopo più di dodici ore di sonno. Grazie a Dio questa volta non mi ha svegliata stritolandomi nel letto impaziente di scoprirmi ancora viva.<<Ridiamo già di prima mattina>> sussurra mio fratello sul ciglio della porta.
<<Stavi controllando che fossi ancora viva?>> domando divertita.
<<Una cosa del genere. A che pensavi?>> domanda lui, venendomi incontro e sedendosi sul bordo del mio letto.
<<Aultima volta che ho dormito così tanto. Te la ricordi?>>
<<E come dimenticarla>> sembra di colpo assorto nei suoi pensieri, come se improvvisamente una macchina del tempo l'avesse teletrasporto nel passato.
Leonardo ha sofferto molto. Ha sofferto per me, con me. Essere un fratello maggiore non deve essere facile. Soprattutto esserlo di una ragazza. Credo che noi donne diamo sempre più preoccupazioni rispetto agli uomini.
Non che anche i bambini maschi non possano soffrire, vedi ad esempio Riccardo per l'appunto, ma è come se il dolore che vive una donna sia sempre più grande, più insormontabile. Eppure sono certa che il dolore faccia male a chiunque.
Leonardo per lo meno ne è la mia conferma. Gli uomini credo che siano solo più bravi a nascondersi. A differenza di noi donne che in qualche modo chiediamo aiuto, anche indirettamente, con ricerche di attenzioni disperate, i ragazzi si perdono più facilmente in altro. Che siano le ragazze, qualche rissa di troppo al sabato sera, o qualche compagnia sbagliata.
Riconosco, però, che esiste questo stereotipo secondo cui l'uomo soffra meno della donna.
Anche quando finisce una storia, per esempio, diamo sempre per scontato che lui soffra meno di lei. Solo perché il ragazzo di turno magari esce subito con altre ragazze, o non si rinchiude in stanza a piangere per settimane intere.All'apparenza sembra che lui stia affrontando meglio il dolore e che quindi non stia davvero male. Ma la realtà è che abbiamo solo metodi differenti di superare le cose. Uomini e donne siamo progettti proprio in maniera distante gli uni dalle altre e nessuno dei due potrà mai capire a pieno l'altro.
Ma io ho visto mio fratello cambiare da quando ha scoperto la verità. L'ho visto crescere improvvisamente, da un giorno all'altro. Come se magicamente fosse diventare grande in un batter d'occhio. Si faceva più uomo di quello che era, solo per potermi dare quel senso di protezione che meritavo. Quello che non avevo mai avuto.
Ma l'ho visto soffrire. La sua gelosia spiegata nei miei confronti ne è la prova. Per quanto a me abbia sempre dato un po' fastidio, perché é estrema, so che è solo la conseguenza di una grande paura di fondo. La paura di sentirsi nuovamente impotente nei miei confronti.
<<A che pensi?>> gli domando, vedendolo concentrato a vagare tra i ricordi.
<<A quanto ero felice quel giorno, quando poi alla fine hai aperto gli occhi>> ammette, con un velo di tristezza nella voce. <<Non mi sarei mai perdonato una cosa simile>> aggiunge.
<<E non devi perdonarti niente infatti, sono qui. E non ti libererai di me tanto presto>> mi sforzo di sembrare leggera e spensierata per lui, ma la realtà è che ricordare quel periodo della mia vita fa male anche a me.
Ho vissuto anni bui nella mia adolescenza. Ho passato intere giornate in preda all'agonia più assoluta e succube dell'ansia. Avevo così tanta paura di uscire dalla mia stanza, che persino pranzare con i miei era diventata una lotta tra me e me. Odiavo le persone, avere intorno a me la gente mi terrorizzava. Vivevo con la costante convinzione che tutti ce l'avessero con me. Che chiunque, da un momento all'altro, avrebbe tentato di farmi del male.
Per non parlare dell'incubo perenne di veder apparire improvvisamente lo zio Rosario ovunque fossi. Mi sono sentita sbagliata per tanto, tantissimo tempo. Vedevo solo difetti in me. Non ero abbastanza bella, non abbastanza magra. Troppe poche forme. Troppo bassa. Occhi troppo grandi. Capelli troppi scuri alla Mortisia. Troppo depressa, troppo triste, troppo complessata, troppo problematica. Era tutto troppo.
Vedevo solo difetti in me stessa. Fino ad arrivare al punto di non voler più convivere con tutti questi mostri nella testa. Avevo davvero preso in considerazione l'idea di farla finita. Ma mi è sempre mancato il coraggio. E non tanto perché sperassi o credessi che avevo diritto anche io a una chance. Ma solo perché temevo di causare troppo dolore a mio fratello. L'unico che mi amasse davvero.
É per lui che ho continuato a lottare. Con lui ho sconfitto parte dei miei demoni. Fino a diventare abbastanza forte anche da sola.
<<Io non vorrò mai liberarmi di te Becca>> ammette dolce Leonardo. <<E ora alza quel bel culetto che ti ritrovi e va a preparato. Oggi Ricky esce dall'ospedale>> aggiunge.
<<Oddio, ma alla fine ieri non siamo più andati a trovarlo! L'abbiamo lasciato solo dannazione!>> mi alzo di scatto dal letto, già pronta a fare a botte con i miei sensi di colpa.
<<Stai serena, è andato suo padre e Riccardo era felice che tu stessi riposando>> dice tentando di rasserenarmi mio fratello.
Un po' riesco a tranquillizzarmi, ma non del tutto. Ciò non toglie che avrei voluto esserci anche io con lui. Non vorrei che Riccardo pensasse che preferisco dormire piuttosto che stare con lui. E se avesse avuto bisogno di me?
<<Becca frena il cervello ti prego, vedo il fumo uscire dalle orecchie>> mio fratello mi conosce troppo bene.
Sente persino la mia vocina interiore che mi parla, e sa già che mi sto imparanoiando senza che io lo confessi. A volte è snervante avere qualcuno che ti conosce così bene.
<<Se ti da fastidio allora non stare ad ascoltare>> puntualizzo ironica, alludendo al fatto che la mia amica immaginaria andrà avanti a parlare per molto.
Lui non replica. Si limita a ridere e chiudersi in camera per vestirsi. Io passo prima in cucina e approfitto della caffettiera già pronta per assumerne una bella dose di caffeina. Sgranocchiò anche due mandorle e poi mi infilo in bagno per fare una doccia veloce.
Indosso uno short nero, un body smanicato color cachi e dei sandali alla schiava dello stesso colore della maglia. Poi lego i capelli in uno chignon spettinato e sono pronta a uscire.<<Leo, sei pronto?>> domando impaziente di uscire già sulla soglia della porta di casa.
Mio fratello compare poco dopo, con una faccia sconvolta e uno sguardo confuso.
<<Forse è meglio se restiamo qui, Becca>> dice.

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𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖
Literatura Kobieca𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 - 𝕝𝕒 𝕘𝕦𝕖𝕣𝕣𝕒 𝕕𝕖𝕟𝕥𝕣𝕠 (𝕡𝕣𝕚𝕞𝕒 𝕡𝕒𝕣𝕥𝕖) "𝒫𝓊ò 𝓃𝒶𝓈𝒸𝑒𝓇𝑒 𝒹𝑜𝓋𝓊𝓃𝓆𝓊𝑒, 𝒶𝓃𝒸𝒽𝑒 𝒹𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓉𝒾 𝒶𝓈𝓅𝑒𝓉𝓉𝒾. 𝒟𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓁𝑜 𝒶𝓋𝓇𝑒𝓈𝓉𝒾 𝒹𝑒𝓉𝓉𝑜, 𝒹𝑜𝓋𝑒 𝓃𝑜𝓃 𝓁𝑜 𝒸𝑒𝓇𝒸...