Capitolo 11.

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𝓡𝓮𝓫𝓮𝓬𝓬𝓪
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Passo l'intero pomeriggio a sfogliare pagine di un libro che non sto nemmeno leggendo veramente, perché in realtà la mia mente è concentrata su altro.
Sono passati un paio di giorni ormai da quando ho avuto quell'incubo di notte, e in queste sere Leonardo è stato molto attento a non lasciarmi mai sola.

La cosa mi fa piacere, e mi ha permesso anche di dormire più tranquilla, ma un po' inizia a darmi fastidio questa sua ossessione esagerata.
Sono tre giorni che mi porta con lui e i suoi amici al mare e mi costringe a uscire la sera con le due coppie di fidanzati. Il tutto, ovviamente, solo per farmi stare con delle ragazze e tenermi alla larga dalla compagnia maschile.

Oggi però ne ho abbastanza di questa storia, perciò mi sono impuntata per restare a casa a fare qualcosa che piacesse a me e non a lui. Sono rimasta a leggere qualche libro e a prendermi cura di me. Ho messo un po' di musica nelle cuffie e mi sono dedicata alla depilazione di tutto il corpo, ho lavato i capelli e ho fatto anche qualche lavatrice.

Il pomeriggio è praticamente volato e, quando finalmente finisco di fare tutto, mi concedo un po' di relax sulla poltrona in balcone dove per fortuna ha smesso di battere il sole.
Mi sdraio, mentre con lo sguardo ammiro la bellezza di questo posto: la Sicilia è una terra magica. A Milano quando ti affacci vedi tanti palazzi, sempre tante macchine, tanta gente. Tanto di tutto.

Mentre qui ti affacci e vedi le distese di campi, le montagne prive di neve, gli alberi, il cielo azzurro e le nuvole bianche che creano disegni. Da bambina mi divertiva fissarle e immaginare a cosa assomigliassero. Io e Leo avevamo sempre idee contrastanti a riguardo e spesso abbiamo anche litigato per questo.

Adesso sono diventata più grande ma mi piace ugualmente immaginare e cercare qualcosa che non c'è. Sono un po' come il Peter Pan di cui parla Ultimo nelle sue canzoni. Ho bisogno di vagare nella fantasia per sentirmi viva. Ho bisogno di sognare, di cercare qualcosa che vada oltre a tutto quello che vedo e che sento.

La realtà è stata sempre triste per me, la verità crudele e i sogni incubi. Perciò scappo ancora da tutto questo e mi rifugio nel vuoto che lascia spazio alla mia immaginazione. Almeno li mi sento al sicuro. Almeno li nessuno potrà farmi più del male.

Ogni volta che resto sola con me stessa la mia mente comincia a vagare in queste riflessioni, comincia a scavare dentro di me e portare a galla nuove realtà, nuove consapevolezze. Ogni volta che resto sola la mia testa viaggia e io mi stanco. Mille domande mi assalgono e non so più come fermare il flusso dei miei stessi pensieri. A volte vorrei metterli a tacere ma poi mi ricordo che sono la parte più vera di me. Così la custodisco e la proteggo, perché li nessuno può raggiungermi.

Con la fantasia ora sono su un isola deserta, dove davanti a me c'è una distesa di mare azzurrissima, quasi cristallina, che incontra in lontananza il cielo, il quale comincia a prendere colore per via del tramonto imminente. C'è la sabbia bianca, qualche palma che si muove lenta per il vento soave che accarezza la pelle e sposta i capelli. C'è un pianoforte che suona una melodia dolce e dei violini che lo accompagnano.

C'è il sole che saluta un altro giorno e in lontananza si intravede anche la luna che da il benvenuto alla notte.
Le onde del mare sono in movimento e si scontrano sulla sabbia in maniera dolce. Io sono lì, in piedi sulla riva, che mi lascio accarezzare dall'acqua e assaporo quella sensazione di libertà.

Chiudo gli occhi e sento la pace.
Sento che sono lontana dal passato, lontana da lui.
Non ho paura qui.
Non ho paura adesso.

Apro gli occhi e vedo l'azzurro della grande distesa d'acqua che ho di fronte: vedo i suoi occhi.
Vedo lui.

𝕋𝕙𝕖 𝕎𝕒𝕣 𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora