50; ARTE PER DISTRARSI

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BO

<<Accidenti.>>borbotta Alison tra sé. La matita che in mano le sfugge dalle dita, si passa una mano tra i capelli vengono fuori il viso pallido e le occhiaie evidenti.
Sono quattro giorni che è strana, più del solito direi. Preoccupata, turbata. Continuo a chiedermi che gli succede ma tanto so già che non mi dirà nulla.
I rapporti tra noi sembrano essere tornati a quelli di due mesi fa, tesi. Come se ci fosse di nuovo quel confine da non oltrepassare mai.

Entro in cucina, lei sussulta al mio arrivo. Si gira verso di me stropicciandosi gli occhi.
<<Ciao>>tono freddo.
<<qualcosa non va?>>domando per spezzare la tensione.
<<Niente. Grazie>>
<<sicura?>>
<<Si..davvero.>>
È così stanca, esausta.
Da quattro giorni che lotto contro la voglia di toccarla, stringerla al petto e farla addormentare tra le mie braccia.
<<posso vedere?>>chiedo mentre abbandono i fogli sul tavolo, raccolti dal pavimento.

Faccio segno di alzarsi, mi metto al suo posto, guardo i fogli alcuni con scritte cancellate altri solo scarabocchi, poi uno colpisce il mio sguardo. Un ritratto. Disegno. Non è ancora finito ma da quello che vedo, dotrebbe essere il Generale Lee.
<<Non guardarlo..>>
<<Perché no? Sta venendo bene, finiscilo.>>dico mentre le passo la matita.
Una cosa però mi sfugge, dimentico di alzarmi dalla sedia. Quando appoggia la punta sul foglio, si siede su di me.
Mi irrigidisco. Lei sussulta, cerca di alzarsi come se si fosse scottata.
<<Scusa non volevo.>>
<<Non fa niente, continua il disegno.>>

Non so quanto tempo passa, l'unico suono che si sente è la matita che scorre sul foglio nel tracciare i contorni della figura, il suo respiro rilassato mentre cerca di stare concentrata in quello che sta facendo.
Io nel frattempo cerco di non pensare pensare averla in braccio, i suoi capelli lunghi ogni tanto mi sfiorano il viso come una carezza.
<<Eccolo, ho finito.>>afferma appoggiando la matita è mi mostra il lavoro fatto.
È venuto davvero bene.
<<Adesso manca un po di colore, devo averli nella valigia..>>
Fa di nuovo per alzarsi ma io d'istinto gli appoggio una mano su fianco la faccio girare, per guardarla negli occhi.
Le occhiaie scure, la pelle più pallida, il corpo dimagrito.

Da quanto sta così?
<<Senti perché non ci facciamo un giro con il Generale, almeno esci un pò. Sono giorni che non ti allontani dalla fattoria..>>
Fa un piccolo sorriso che pero svanisce subito, qui c'è un'altra cosa che mi preoccupa.
Non mi guarda negli occhi, li tiene puntati sul disegno. Ma non su di me. Non è da lei, tutte le volte che abbiamo discusso ha sempre tenuto la testa alta.
Sa essere sfrontata e orgogliosa, quanto sensibile e fragile.
Ecco perché provo qualcosa per lei.
<<Alison..che hai?>>
<<Sto bene.>> stringe il labbro inferiore tra i denti, si scosta i capelli all'indietro. È nervosa.

<<Non che non stai bene. Dimmi che hai>>affermo serio. Vuole scappare, ma io la tengo per la vita.
<<Parlami.>>
Si arrende, fa uscire dalla bocca un sospiro stanco.
<<Sono tre notti che faccio..degli incubi.>>
<<Continua.>>

<<il giorno della gara, il giorno sei stato con Scerily..poi anche la sera.>>
<<Si.>>Non voglio mentirle, sapeva già dov'ero.
<<poi l'hai portata qui, quando sei tornato la sera?>>
Agrotto le sopracciglia, forse so dove vuole arrivare.
<<Pensi che io abbia portato Scerily nel mio letto?>>
<<Nel tuo no. Nel mio si, nel sogno c'eravate tu e Scerily abbracciati in camera mia..>>
<<Stavi sognando Alison..>>
La interrompo con il cuore in gola. Continua a non guardarmi. So che le sto facendo male, ma adesso non posso toglierlo i cattivi pensieri dalla sua testa.

<<Non è mai successo nulla di tutto questo Alison, so ché in fondo lo sai anche tu. Non la porterei mai qui..soprattutto sotto lo sguardo attento di Zio Jesse, poi in camera tua. Perché mai?>>
Le prendo il viso tra le mani, la costringo a guardarmi.
<<Alison guardami. Non ho mai portato nessuno in questa casa, non l'ho mai fatto da quando sei arrivata tu qui..è non ho nessuna intenzione di farlo.>>
Dio quanto è bella.

<<Un'altra cosa..>>sussurra.
<<Dimmi.>>mi serve tutto il mio autocontrollo per non impadronirmi delle sue labbra.
<<l'altra sera, sei entrato nella mia stanza e..ti sei disteso vicino a me..>>
<<era un sogno, non ero lì.>>
<<Ecco. Volevo solo la conferma, ho finito.>>
Si alza dalle mie gambe, raccoglie i fogli dal tavolo, mette il bicchiere sporco nel lavandino.
Speravo che mi urlasse contro che le stavo mentendo.
Perché ho mentito.
Ero , vicino a lei mentre la tenevo stretta al petto sicuro che dormiva tranquilla.
Non ho dimenticato che è stata con Simon il giorno della gara, ma devo mettermi in testa che lei è libera non è tenuta a stare dove gli dico io. E solo che i suoi atteggiamenti mi mandano fuori di testa.

<<Non mi hai detto nulla dell'uscita con Simon.>>dico mentre lei arresta i suoi passi proprio davanti la porta di camera sua.
<<Cosa vuoi che ti dica? Ci siamo visti..sono stata bene, abbiamo cercato di recuperare il tempo perso. Tutto qui. Non mi andava di assistere alla corsa, poi ho visto che hai avuto ottima compagnia quindi..non mi sono persa nulla. No?>>

Eccola, sfrontata, fredda.
L'ha baciata? Lei ha ricambiato? È ancora innamorato di lui? L'ha toccata in qualche modo?
<<Lo so che hai voluto vederlo per starmi lontano; fisicamente si mentalmente no. Lo stesso è stato per me. Più ti cercavo più mi mancavi, io mi giravo a cercarti. Ti volevo lì con me ma allo stesso tempo sapevo il motivo della tua scelta. E l'idea che tu e Simon..>>
Preferisco non finisce la frase, ha capito a cosa mi riferisco. Per un'attimo il suo sguardo mi lascia interdetto..ma so che vuole farmela pagare in qualche modo.

<<Ti sei fatto l'idea che io e Simon ci siamo baciati, che siamo andati oltre, che possa aver provato di nuovo qualcosa di forte nei suoi confronti? E questo quello che ti passa per la testa no?>>
Chiudo un'attimo gli occhi e trovare il coraggio della sua risposta, forse già so che mi dirà o forse no.
<<Mi ha baciato, ho sentito qualcosa si, voleva andare oltre e ti dico che forse lo volevo anche io ma non con lui..non così di fretta. È finita lì.>>
Deglutisce più volte per non far uscire le lacrime, senza dire altro apre di fretta la porta della camera e sparisce dentro la stanza.

Ha cercato Simon solo per distrazione, non ha provato nulla.
Lei vuole me.
E io la amo.

Non oltre il confineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora