🌊8. Mare

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La mattina giunse rapidamente, ma al primo piano del bar Tispenno l'alba illuminò una stanza deserta.
Con le prime luci del giorno i groove di Sabaody si erano svegliati gradualmente e già verso le 6:00 alcune navi mercantili attraccavano ai porti e altre li abbandonavano.
Nel groove 27, sito nella zona fuorilegge, la fauna di gaglioffi era ampia e diversificata.
C'erano uomini pesce camuffati alla bell'e meglio, piratucoli, ladruncoli e trafficanti di schiavi umani di varie altezze e dimensioni. Si potevano anche vedere mendicanti o presunti tali, tutti imbacuccati in grandi mantelli che bivaccavano nei pressi delle uscite delle numerose case da gioco clandestine.
L'odore di porto in quella zona era pesante e nauseabondo, tanto che anche tra i membri del crimine organizzato chi poteva preferiva attraccare altrove e sversamenti abusivi erano all'ordine del giorno.
Una mendicante gobbuta si aggirava claudicando proprio in quella direzione quando da un vicolo si udì una voce.
«Ehi! Ehi!»
La donna si voltò spostandosi il cappuccio dagli occhi, pronta ad attaccare, ma si ritrovò davanti un candido muso peloso.
«Vieni per di qua, al porto è pieno di Marine.»
Così dicendo le fece cenno di seguirlo e si avviò lungo il vicolo puzzolente e angusto.
I muri grigi degli edifici ai lati correvano altissimi e di tanto in tanto intersecavano nuove diramazioni che portavano chissà in quale luogo depravato.
L'odore diventava man mano più insopportabile e risultava difficile persino ai raggi solari penetrare in quelle viuzze.
«Come mi hai riconosciuta?»
«Sei l'unica a non puzzare qui.»
«Grazie.»
«Non era un complimento.» Rispose Bepo confuso.
Di tanto in tanto incrociavano qualche passante e Nina iniziò a comprendere le parole del suo compagno.
«Dove stiamo andando?»
«Adesso vedrai, manca poco.»
Il suono della risacca diveniva più nitido man mano che procedevano in quel labirinto di straducole e finalmente dopo un percorso assurdamente intricato i palazzi si aprirono e di fronte a loro si rivelò il mare.
Nina restò un istante stordita da quella visione. Aveva passato tutta la vita navigando quelle acque così amabili quanto crudeli, ma solo adesso- dopo un intero mese senza vederlo- si rendeva conto di quanto gli mancasse. Una sensazione di casa amorevole la scosse così a fondo da farle salire le lacrime ed ebbe voglia di svegliare Kikyo che dormiva dentro a una fasciatura sulla sua schiena per mostrarle quello spettacolo, ma Bepo le stroncò l'idillio, riportandola con i piedi per terra.
«Che fai lì imbambolata?»
«A-arrivo.»
Scesero insieme delle scalette di tufo che portavano a una spiaggetta di pescatori abbandonata dove l'orso aveva parcheggiato una scialuppa.
Nina non capì.
«Che stai facendo?»
«La spingo in mare.» La guardò domandandosi se fosse un po' tocca.
«E dove dovremmo andare con quella?»
«Al Polar Tang ovviamente.» Adesso pareva convinto che fosse del tutto tocca.
«Con- che Polar coso? Dove mi stai portando?»
«Nel posto dove vivo, il capitano ha detto che va bene se venite con noi.»
Nina sbiancò e strabuzzò gli occhi. Non seppe nemmeno lei stabilire come, ma un secondo dopo si ritrovava con il pugno fumante mentre l'animale aveva un bernoccolo enorme tra le orecchie.
«E quando pensavi di chiedermelo scusa?!» Gridò furente.
L'altro si asciugò il naso e la guardò impassibile.
«Ah già non te l'ho detto.» Constatò portandosi l'indice alla bocca. «Puoi fuggire con noi se vuoi. Ti diamo un passaggio volentieri fino alla nostra prossima meta, accetti?» Le domandò serioso.
«Ma ti sembra ora il momento?!» Stava per scucirgli un altro cazzotto, ma si bloccò non appena sentì la bimba dimenarsi e mugolare.
Fece un lungo sospiro. «Accetto.» Gli comunicò e così partirono.
Proseguirono per qualche chilometro dalla costa, Bepo remava straordinariamente veloce mentre Nina ne approfittava per accendersi una sigaretta.
«Dove siete diretti?»
«Il capitano vuole restare ancora un po' nel paradiso, andiamo a Sour Island.»
«Ci vorranno settimane da qui.» Commentò Nina sbuffando fumo.
«Ci sei già stata?»
«Diciamo di sì, ma non mi ricordo molto se non il freddo.»
«Dunque è un'isola invernale.» Sembrava un appunto a se stesso più che la parte di una conversazione.
«Avete un vascello molto strano.» Osservò Nina vedendo una struttura gialla emergere dal pelo dell'acqua.
«Vascello?»
«È un galeone allora?»
«È un sottomarino.» Bepo la squadrò certo al 100% che fosse tocca.
«Un sottomarino?!» Sgranò gli occhi terrorizzata.
«Sì e siamo arrivati.» La sua poker face era a dir poco irritante.
Nina scese dalla scialuppa aggrappandosi alla scaletta laterale mentre Bepo assicurava il mezzo al proprio posto. Salirono fino al ponte e lì trovarono il ragazzo che aveva accompagnato l'orso la sera precedente.
La sua espressione vacua pareva a metà tra l'irritato e l'assonnato.
«Buongiorno, io sono il capitano e medico non ci siamo presentati.» Esordì con tono formale porgendole la mano. «Trafalgar Law.»
Lei gli porse la sua e lo ricambiò con lo stesso tono: «Newgate Nina.»
«Non si fuma nel sottomarino Nina, finisci prima dell'immersione per favore.» Detto questo le voltò le spalle e entrò all'interno, seguito dall'orso.
La sigaretta era arrivata al filtro, la donna prese l'ultimo tiro e tenne loro dietro.
«Ogni tanto riemergeranno.» Pregò e mentre varcava la soglia udì scricchiolii e rollii preoccupanti, segno che stavano per immergersi.
La luce artificiale al neon le fece socchiudere gli occhi e le pareti in metallo le misero freddo.
I due erano qualche passo avanti a lei e Law senza voltarsi continuò: «Starai nella stanza sopra la cabina di pilotaggio perché non ne abbiamo altre, Bepo ti accompagnerà.» Detto questo sparì dietro una porta, mentre l'orso le faceva segno di seguirlo.
«Quale altra sorpresa mi riserverai?» Gli chiese ironica.
«Nessuna giuro.» Si difese lui mentre salivano delle scalette di metallo. «Eccola qui.» Annunciò aprendo una porticina. «È un po' rumorosa perché sta sopra al motore, ma è grande abbastanza per due.»
«Grazie.» Disse Nina mentre si abbassava per entrare.

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