«Sei stata bravissima, non preoccuparti.» La voce vellutata di Law sfiorava dolcemente l'orecchio di Nina.
Erano seduti nel letto l'uno alla destra dell'altra e chiacchieravano da molto tempo.
«Così mi hanno visto tutti.» Disse lei demoralizzata.
«Non tutti, ti sei risparmiata i più pervertiti.» Ridacchiò lui accarezzandole i ricci biondi.
«La cosa non mi solleva.» Protestò lei.
«Cosa avresti voluto fargli?» Chiese lui sospirando.
«Ammazzarlo.» Rispose Nina abbracciando le proprie ginocchia.
«Vedi? Sei stata bravissima a controllarti, stai migliorando.» La elogiò guardandola con amore. La sua testolina spettinata e i suoi occhioni ambrati non potevano non farlo sospirare ancora e ancora.
«Lo spogliarello potevo risparmiarmelo, oddio...» Pronunciò l'ultima parola tremolando come se stesse per mettersi a piangere e si portò le mani sul volto.
La stanza era calda nonostante fuori facesse fresco e completamente buia, eccetto per qualche timido raggio di luna che filtrava dalla finestrella in alto.
«Non fare così Nina...» Le accarezzò la schiena nuda e calda con le dita.
«L'hanno vista tutti, quello schifo...» Una grande lacrima le rotolò sulla gota.
«Non è uno schifo.» La rassicurò appoggiando le dita sulla sua pelle martoriata. «È bella, è il segno che sei ancora viva, non dovresti vergognartene.» Sospirò di nuovo, frustrato dal fatto che non riuscisse a vedere quanto fosse incantevole.
Nina gli appoggiò la testa sulla spalla, chiuse gli occhi e inspirò profondamente il suo odore rassicurante.
«Non vedo l'ora di coprirla.» Mormorò con le gote arrossate.
«Sarà sempre lì in ogni caso, gli farai solo un bel vestito.»
«A me sta bene, l'importante è che gli altri non la vedano.»
«Mi sono sempre chiesto perché te ne vergogni così tanto.»
«È brutta, sono tutte brutte, ma questa è la più brutta.» Rispose senza riflettere.
«Non può essere solo per questo, non sei così vanesia e di quello che pensano gli altri non ti interessa.»
La donna sentì attanagliarla una morsa allo stomaco e si prese qualche istante di completo silenzio per pensare.
«Sono quasi morta...»
«Questo me lo ricordo.» Veloci immagini del suo corpo esanime gli balenarono in mente, scosse il capo per cacciarle via.
«Non voglio che gli altri lo sappiano, non voglio che pensino a me come quella che ha fallito.»
«Se tu lo avessi ammazzato le avresti avute lo stesso.»
«Forse non mi sarebbero pesate così tanto, a volte non riesco a guardarle nemmeno io e mi fa schifo toccarle ogni volta che mi lavo.»
«Non dire così.» La esortò Law, accarezzandole nuovamente la spalla. «Non sono tanto male dopo tutto.» La sua mano tatuata proseguì per tutta la schiena a tracciare i contorni di quei segni.
Nina arrossì sentendo il suo tocco e lo stomaco le tremò quando l'uomo cominciò a lasciare bacetti su quei punti.
«Lo capisco come mi vedi tu, ma non è come mi vedo io.»
«Come ti vedo io?» Le domandò guardandola in viso e dandole un bacio sulla fronte.
«Come io vedo te.» Replicò mettendogli teneramente una mano sul viso. Law le prese delicatamente il polso per farla restare lì e chiuse gli occhi inclinando il capo.
«E come mi vedi?» Sussurrò beato.
«Perfetto, anche se non è vero.» Lo osservò con occhi pieni di amore.
«Invece è vero.» Ridacchiò lui sprezzante, facendola sorridere.
«Ma io non sono perfetta come te, mi incazzo e spacco tutto, mentre tu sei sempre calmo, faccio cose avventate, mentre tu sei così riflessivo, mi metto nei guai e tu vieni a prendermi.»
«E chi l'ha detto che questo è un male? Mi va bene che qualcuno faccia qualcosa mentre sto tutto il giorno a riflettere.»
«Davvero?» Lo provocò con tono evidentemente contrariato.
«La maggior parte delle volte, anche se quella rissa con il bardo l'avrei evitata.»
«Ha iniziato lui.» Ridacchiò Nina.
«Poi in fondo in fondo forse mi piace brontolare un po' e dirvi come avrei fatto io al posto vostro, anche se in realtà non avrei fatto proprio nulla.»
La donna sorrise e gli prese il viso anche con l'altra mano, per baciarlo amorevolmente sulle labbra morbide.
Le guance di Law si colorarono di rosa, era inevitabile quando la aveva così vicina. Nonostante gli anni, il suo profumo di mughetto gli faceva ancora un certo effetto. Lo respirò a pieni polmoni mentre la stringeva.
«Tu non hai proprio nulla che non vada Nina, né quelle cicatrici, né il tuo temperamento. È solo la tua ossessione e sta tutto qui dentro.» Mormorò battendole l'indice sulla fronte. «Ma ci sono talmente tante cose belle qui dentro che alla fine chi se ne importa, giusto?»
Continuò appoggiandole la testa sulla spalla. «Una parte sola cambierei di come sono andate le cose.» Seguitò. «Il non averti saputa fermare prima che tu ti spaccassi da capo a piedi, anche con i miei poteri non sono riuscito a evitarci le conseguenze permanenti di queste ferite.»
«Non è colpa tua.» Lo tranquillizzò baciandolo sulla testa e su quei capelli nerissimi.
Quelle parole gli arrivarono come acqua fresca e Nina non poteva immaginarsi quanto ne avesse bisogno. Nel primo periodo dopo quel combattimento, quando se la ritrovò tra le mani vuota e spenta, non poteva perdonarsi in alcun modo il fatto di non essere riuscito a salvare la vita dentro di lei e per mesi si era ossessionato su come avrebbe potuto fare diversamente.
In silenzio, il peso dell'assenza del loro bambino schiacciava Law, un vuoto che urlava nel profondo della sua anima. Ogni battito del cuore era diventato una un'aspettativa spezzata nel momento più crudele. Nina, così vulnerabile, aveva rischiato la propria vita senza sapere, mentre Law si era dilaniato dal segreto che custodiva gelosamente.
Il peso del suo silenzio era un fardello insostenibile, aggravato dal rimorso di non aver potuto proteggere quella vita nascente. Nella solitudine dei suoi pensieri, Law portava con sé lo spirito di quella creatura, un angelo che aveva sfiorato la loro vita con la sua fugace presenza e poi li aveva abbandonati. imprigionando il padre in un dolore silenzioso e implacabile.
Man mano la disperazione si era affievolita, ma il senso di colpa restava più invadente che mai e ora le parole della donna, seppur inconsapevoli, lo avevano in qualche modo portato alla conclusione che da solo non era mai riuscito a raggiungere: non era colpa sua.
Senti un profondo senso di liberazione, sospirò e senza che nemmeno se ne accorgesse, una lacrima gli scese sulla guancia scavata.
«Che c'è?» Chiese la donna preoccupata.
«Nulla, ne avevo bisogno.» Mormorò, prendendosi un sonoro bacio sul viso bagnato.
Come gli accadeva spesso, anche quella volta era partito con l'intenzione di consolarla e alla fine era stata lei a consolare lui.
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The worst generation
Fanfiction"Hai fame di vita quasi quanto hai fame di morte." Kushina è una donna, una combattente, una figlia, una madre, una moglie. Il suo passato non le permette di rispecchiarsi a pieno in nessuno di questi ruoli, eppure le appartengono e lotterà contro g...