🍖16. L'Ancre

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La taverna si trovava vicino al centro di Oronte, sufficientemente da attirarne la clientela ma abbastanza lontana da non essere nota a chiunque.
Era già buio, le stelle brillavano nel cielo nero sopra a Sour Island e l'aria fresca iniziava a lambire la pelle scoperta di Nina.
«Tesoro hai freddo?» Domandò la donna sbuffando una nuvola di fumo.
«No.» Rispose la piccola stringendo Miss Princess.
L'entrata del locale era poco riconoscibile per gli standard della città: vetri gialli opachi, porta in legno verniciato di verde e il cartello con la scritta "Bienvenu". Nina tuttavia lo avrebbe riconosciuto tra altri mille.
Entrò senza spengere la sigaretta.
Era piccolo, ci saranno stati al massimo una ventina di posti compresi quelli al bancone, con il mobilio tutto in legno grezzo e- se le cose non erano cambiate- servivano solo birra, whiskey e coscio di agnello con le patate.
La donna procedette tra le luci soffuse e il chiacchiericcio sbuffando fumo e guardandosi intorno.
«Tu non puoi fumare qui signorina.» Le si rivolse una voce roca e rancorosa di un uomo sopra la cinquantina che stava dietro il bancone. Era basso e tarchiato, i pochi capelli rimasti erano canuti, ma sfoggiava un invidiabile paio di mustacchi dello stesso colore che parevano più curati dell'intera taverna.
«Sei sicuro che io non posso Sham?» Gli chiese sorridendo.
«Che il diavolo mi fulmini! Ho le traveggole!» Esclamò l'ometto sbattendo rapidamente le palpebre. «Sei proprio tu!» Realizzò infine. «Un attimo, un attimo solo.» Disse a voce più bassa a un ragazzo moro seduto al bancone, dopodiché scese sgraziatamente e la raggiunse a braccia aperte.
Indossava una camicia bianca stirata male, dei pantaloni di velluto marrone che gli arrivavano quasi alle ascelle e le bretelle a vista.
«Per l'amor del cielo sei proprio tu! Moris!» Gridò.
Le fece un galante baciamano solleticandola con i baffi, poi ripeté gracchiando: «Moris! Vieni a vedere chi c'è!»
Gli occhietti chiari e acquosi gli si velarono di lacrime.
«Come stai Sham?» Domandò lei con un sorriso a 32 denti.
«Commosso bambina mia, sono commosso. Moris!» Urlò di nuovo.
«Spero tu abbia uno straccio di buona ragione, perché se sei di nuovo ubriaco dovranno aiutarti gli dèi stavolta.» Una donnetta con un grembiule lercio e le trecce castane uscì dalla porta dietro al bancone con un mestolo in mano e l'aria furibonda.
«Nina per dio!» Si poggiò una mano sui grossi seni, abbassando l'altra che reggeva il mestolo.
«Buonasera.» La salutò Nina sorridendole.
Entrambi le arrivavano appena sopra al ginocchio e sembravano fin troppo piccoli per reggere tutta quell'emozione.
La donnetta le andò in contro e la baciò in modo concitato.
«Che fai qua bambina?» Domandò Moris, mentre Sham si asciugava le lacrime.
«Ero in zona e volevo vedere dei volti amici.» Affermò lei.
«Dopo t-tutto quello che è s-successo...» L'ometto si soffiò rumorosamente il grande naso.
«Davvero una gran brutta storia. Non sei con gli altri ragazzotti vedo.» Osservò Moris con le mani sui fianchi.
«Ci siamo divisi. Sapete io... ho lei adesso.» Così dicendo portò Kiki di fianco a sé.
«Oh buon Dio è figlia tua questa creatura?» Si informò la donna.
«Sì, siamo rimaste da sole.»
«Ohhh non dire altro, questi dannati uomini smidollati, buoni neanche ad allacciarsi le stringhe.» Imprecò, poi tirò una mestolata sul capo del marito che aveva appena smesso di piangere.
«Vieni con me piccina, porta anche la fringuella. Resterete a dormire qui e non accetto un no come risposta!» La guardò con aria minacciosa, mentre Sham annuiva e si asciugava gli occhi.
L'ometto tornò dietro il bancone, ricominciando a discorrere balbettando con il ragazzo di poco prima.
«Scusami sai... v-vecchi amici è sempre un'emozione. Che s-stavamo dicendo?»
L'altro lo guardò con un'espressione indecifrabile. I suoi occhi grigi erano fermi all'immagine di poco prima e la mano tatuata indugiava sul proprio pizzetto nero sciogliendo e creando nodi.
«Vorrei sapere se conosce qualche pirata che al momento è in città.» Domandò tagliente Law.
L'ometto esitò.
«Be' dunque... vediamo... ci sarebbe- ma no non è un pirata affatto...» Si soffiò il naso per l'ennesima volta. «E poi mh... no lui non credo...»
L'uomo credette di vedere del fumo che gli usciva dalle orecchie per quanto stava riflettendo.
«Ma tu poi chi saresti per chiedermi di un affare del genere, mh?»
«Sono un Marine.»
«Oh ma certamente mi scusi. Sa, non vorrei avere problemi ma in questo caso be'...» Gli si avvicinò e iniziò a sussurrargli qualcosa all'orecchio.
«Molto bene, le viene in mente qualcun altro per caso?» Chiese Law, ma non ebbe mai la sua risposta perché l'attenzione di Sham venne catturata di nuovo da Nina che stava scendendo le scale degli alloggi.
«Bambina mia, non vorrai andartene?» Domandò preoccupato.
«Ma no, vorrei solo qualcosa da bere.» Gli sorrise. Aveva ancora indosso il tubino nero che fece dimenticare a Law quale informazione volesse ottenere dall'oste.
«Lo sai che ho solo beveraggi vietati ai minori, sì?»
«Ma non sono più una minore adesso.» Gli sorrise e si sedette su uno sgabello del bancone a poca distanza dal capitano dei pirati heart che si stava trattenendo dal fissarla come un ebete, limitandosi a occhiate fugaci.
«Oh giusto dimenticavo, ti faccio una birra?»
«Andata.» Confermò lei prima di voltarsi e incrociare uno sguardo familiare.
«Eccotela qua bambina.» Le poggiò il bicchiere freddo di fronte, un po' di schiuma scivolò dal bordo.
Sham la notò mentre guardava Law.
«Oh lui? È un amico, un bravo ragazzo ci stavo parlando prima...»
«Ci siamo conosciuti due ore fa.» Gli fece notare l'altro in totale imbarazzo.
«Si vede che è un bravo ragazzo.» Commentò Nina intristita con una strana uggia che l'aveva presa alla bocca dello stomaco.
Law non le rispose che con un timido sorriso, dopodiché ringraziò l'ometto, prese il cappello e la spada e si avviò verso la porta. Arrivatovi davanti, si voltò, la guardò e si alzò il cappello per salutarla prima di uscire definitivamente.
«Sham io vado a dormire.» Lo avvertì con voce mogia.
«Vai pure tesoro, si sente che sei stanca... questa la finisco io.» Disse poi adocchiando la birra lasciata a metà.
«Buonanotte.»
«Buonanotte.»
Le scese qualche lacrima mentre tornava alla sua camera. Non pensava potesse già mancarle quell'inferno.

The worst generationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora