La donna aveva iniziato a lavorare alla taverna già da qualche giorno, quando vide entrare Shachi e Penguin dalla porta verde.
«Buonasera.»
«Buonasera splendore.»
«Ciao Nina cara.»
La salutarono con occhi languidi.
«Cosa vi porta qui ragazzi?» Domandò lei sorridendo, mentre i due si avvicinavano al bancone.
«Ci hanno detto che c'era una bellissima ragazza.»
«Il whiskey.»
Si guardarono. «Non era così che avevamo detto di dire.» Disse Shachi a Penguin, mollandogli un pugno sul capo.
Nina rise e preparò un paio di bicchieri.
«Come sta andando?» Chiese la loro donna.
«Benone per il momento Nina cara.» Rispose Shachi con uno strano sguardo a cuore.
«Stiamo facendo un sacco di affari con- ahi.» Si lamentò Penguin dopo aver ricevuto un sonoro calcio sullo stinco.
«Ci troviamo bene.» Ritrattò subito dopo.
«Tu dolce Nina?» Domandò Shachi.
«Bene, i proprietari sono gentili con me e la bimba.» Li informò strusciando un boccale.
«Dove sta lei ora?» Indagò Penguin.
«Oh a letto, è tardi per stare alzati.»
«Noi partiamo stanotte invece.» Disse Shachi con aria mesta.
«Oh mi dispiace, vi siete trattenuti poco.» La strana uggia alla bocca dello stomaco era tornata, si voltò a spolverare la vetrinetta alle sue spalle.
«Sì, ma abbiamo già finito qui.»
«Già, il capo ha fretta. Dice che la Marina ha cervelli lenti ma navi veloci.» Notò Penguin.
«Ah allora se l'ha detto il capo...» Commentò comprensiva. L'uggia non accennava a scomparire.
Parlottarono amabilmente per quasi un'ora e Nina servì loro un altro giro prima che se ne andassero.
Nel frattempo la taverna si era riempita di clienti, tutti stucchevolmente galanti. Sham non era mai stato così contento.
«Poffarbacco bambina, ho cambiato più fusti di birra in questi giorni che in tutto lo scorso mese. Dev'essere che la fanno più buona questa qui.» Ipotizzò mentre riempiva l'ennesimo boccale con le manine tozze.
«Dev'essere proprio così.» Gli sorrise e versò un altro bicchiere di whiskey a un cliente.
La serata procedeva veloce ed era quasi arrivata l'ora di chiusura, ma nessuno accennava a voler levare le tende.
«Che Dio mi fulmini, stasera andrà a finire che dovremmo liberarcene a calci di tutta questa marmaglia. Non avranno sonno dico io.»
Non finì di pronunciare la frase che un altro uomo fece capolino alla taverna.
Nonostante le luci basse e la confusione era impossibile non notarlo: altissimo e piazzato, portava una divisa bianca della Marina e un copricapo a forma di cane.
Nina sbiancò quando le si sedette di fronte.
«Buonasera.» La salutò con un sorriso sghembo.
«Garp, che ci fai qui?» Mormorò lei terrorizzata.
«Ehi signore! Ci vantiamo qui di una buona educazione, si levi il cappello per tutti gli dèi!» Lo rimproverò Sham con la sua vocetta rauca.
«Ma certamente.» Garp si sfilò il copricapo e lo poggiò al lato della sedia rivelando una profonda cicatrice sul volto e i suoi capelli bianchi. Dopodiché continuò: «Hai pensato a quello che ti ho scritto?»
«Mi sembrava di essere stata chiara.» Rispose dura la donna.
Nel frattempo molto avventori erano usciti quatti quatti dal locale, con somma gioia di Sham che tutto ringalluzzito era sceso a dare una pulita prima della chiusura.
«Tu allora non hai capito un bel niente!» Gridò Garp che improvvisamente si era fatto torvo in volto.
Tutti i pochi presenti rimasti si voltarono verso i due, prima di darsela saggiamente a gambe.
«Come mi hai trovata?» Sussurrò lei piuttosto infastidita.
«Non ti sai nascondere.»
Il viceammiraglio scattò in piedi come una molla e sfondò il bancone con un pugno.
Nina cadde all'indietro, picchiò la testa nelle mensole e si ritrovò con il sedere a terra prima ancora di realizzare che cosa fosse successo.
«Non voglio nascondermi.» Urlò a pieni polmoni, con una nuvola di polvere che ancora le oscurava la vista. «Vorrei solo essere lasciata in pace!» Esclamò.
Sham osservava da dietro interdetto, con la scopa stretta tra le mani e gli occhietti vitrei spalancati.
«Non ti lasceranno mai in pace! Dannata testona, non lo capisci?» Gridò con una voce tanto tonante da scuoterla dentro come se la stesse rimproverando il suo stesso padre.
«E allora troverò un posto dove voi non potete arrivare!»
«Non ci sono posti sicuri per una bambina dove la Marina non può arrivare!» Tirò un altro terribile cazzotto e finì di demolire il resto del bancone. «Poi te lo ripago.» Tuonò verso l'ometto scioccato dietro di sé.
«Non te la affiderò mai!» Gli urlò Nina, la disperazione le stava facendo risalire le lacrime.
«Ne ho cresciuti due, posso prendere anche la terza.» Asserì.
«La terza ha una mamma che la vuole con sé, non l'avrai Garp.» Il suo sguardo era inamovibile.
«Dove l'hai nascosta?» Domandò furente.
«Non lo saprai mai.» Lo sfidò.
«E allora mi costringi a questo.» E così dicendo sferrò un calcio devastante alle macerie che lo dividevano dalla donna e fece per colpirla con un pugno.
La sua imponenza fisica era tale per cui Nina non avrebbe avuto alcuno scampo senza il suo haki della percezione.
Schivò a destra e si tirò fuori dalla sua trappola, mentre il gigantesco pugno cadeva tremendo contro la vetrinetta posteriore e la disintegrava.
Il fragore tintinnante di quello scoppio di vetri si udì a diversi metri fuori dal locale e fece voltare molti passanti.
Nina evocò con un gesto delle mani una miriade di falene bianche che fulminee di incendiarono e scrosciarono sul suo volto arrabbiato.
«È così che vuoi giocare allora?» Urlò e con una manata si liberò istantaneamente di quell'impedimento davanti ai suoi occhi, ma Nina era già fuori e aveva molti metri di vantaggio.
La strada di fronte alla locanda era buia e parecchio affollata, la donna non ebbe neanche il tempo di pensare a come scacciare i passanti per non ferirli, che un'altra pesante esplosione fece volare via la porta e diversi centimetri di muro intorno a essa.
Dietro c'era Garp ancora con la gamba tesa.
Nina liberò il suo haki del re conquistatore e tramortì tutti gli astanti, che si accasciarono al suolo come pere cotte, ma non il viceammiraglio che anzi la fissò ancora più stimolato.
«Pensavi di mettermi fuori gioco con questi trucchi Kushina?» Rise isterico, poi le si avventò nuovamente contro, costringendola a prendere il volo sorretta dalle falene.
«Posso colpiti anche lassù, cosa credi?» Ciò detto si diede una spinta disumana, saltando per metri e tentando di sganciarle un calcio rotante nel mezzo del cranio.
Nina schivò di nuovo e contrattaccò liberando uno degli attacchi più forti che aveva. Centinaia di falene gli volarono in contro come razzi e quelle che Garp non riuscì a evitare gli detonarono addosso, dentro la bocca e sopra gli occhi come petardi impazziti.
L'uomo si accasciò e per un secondo Nina tirò un sospiro di sollievo, tuttavia, appena le sue grandi ginocchia toccarono il suolo, il viceammiraglio saltò ancora una volta e stavolta aveva in mano un pezzo gigante di muro che le scagliò con una forza inaudita.
Nina riuscì a schivarlo per un pelo e lo sentì infrangersi e rimbombare diversi chilometri più in là.
La donna non voleva rischiare un corpo a corpo con l'uomo più forte della Marina, così, ancora sospesa in aria, gli liberò contro sette falene dalle dimensioni della sua testa e veloci come un falco in picchiata. Garp schivò quelle viola avvelenate e quelle rosse esplosive che detonarono a qualche metro da lui, ma la loro formazione a gabbia gli impedì di evitare le tre gialle che gli infersero profondi tagli sulle braccia e sul petto.
L'uomo era coperto di polvere, con il volto nero e il sangue denso che gli usciva, mentre si apprestava a prendere la rincorsa per abbatterla con un altro calcio.
Nina fece per schivare, ma la sua percezione gli segnalò un intruso e si distrasse durante la manovra.Schiò schiò
Si udì, poi un urlo tremendo squarciò la notte in due.
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The worst generation
Fiksi Penggemar"Hai fame di vita quasi quanto hai fame di morte." Kushina è una donna, una combattente, una figlia, una madre, una moglie. Il suo passato non le permette di rispecchiarsi a pieno in nessuno di questi ruoli, eppure le appartengono e lotterà contro g...