La notte si rivelò più turbolenta del solito. Avevano tutti mangiato troppo e troppo pesante e oltre ai soliti stridori insopportabili nella cabina di Kiki e Nina arrivarono nuovi suoni. Qualcuno camminava su e giù per i corridoi con passo pesante, qualcun altro stava accomodando a martellate delle parti metalliche giù al motore, un altro ancora trascinava un grosso mobile e il rumore rimbombava in tutto il sottomarino.
Quando Nina riuscì finalmente a prendere sonno, fu Kiki a svegliarla, girandosi bruscamente e mettendosi a piangere.
«Tesoro che c'è?» Sussurrò la donna. La bimba la osservò con gli occhi pieni di lacrime e si fermò.
«B-boglio baba.»
«Oh tesoro...» La donna la abbracciò forte e si asciugò di nascosto una lacrima.
«Papà non c'è più, sono sei mesi ormai.» Disse piano con voce nasale.
«E quando tonna?» Singhiozzò la piccola.
«Non torna Kiki, non torna più è andato via per sempre.»
La bimba scoppiò di nuovo a piangere e tra le lacrime di disperazione domandò.
«Percché.»
Nina asciugò una grossa goccia uscita del suo occhio sinistro.
«Un uomo cattivo l'ha ucciso.» Tirò su col naso.
«Non tonna più ma ci vuole bene?»
Nina iniziò a singhiozzare.
«S-sì amore m-mio. Lui c-ci ama più di ogni a-altra cosa.»
La baciò forte e le soffiò il nasino pieno.
«Vieni andiamo a fare una passeggiata amore mio.»
«Di notte?»
«Fuori non è notte, ci sono le luci.»
«Ti sono le lushi anche di notte?»
«Sì, qui dentro se no sarebbe sempre buio.»
«È pecché?»
«Perché i raggi del sole non passano dal ferro di questo missile.» E così dicendo la tirò su e le mise un gilet giallo.
«E pecché non lo fanno di vetro?»
«Bella domanda, non lo so.»
«Ma nonno qua giù ci può bedere?»
Nina si rabbuiò mentre le metteva le scarpine.
«Sì amore lui ci vede sempre.»
«Ma hai detto che era in cielo.»
La donna indossò un cardigan nero, poi le fece cenno di prenderle la mano e Kikyo scese dal letto per raggiungerla.
«È in cielo, nell'acqua, nell'aria.» Aprì la porta e uscirono. «Dovunque lo vedi, lui è lì.»
La luce artificiale le investì, accecandole per qualche secondo.
«Non ho capito.» Obiettò la piccola mentre camminavano.
«Quando sarai grande capirai amore mio.»
«Io boglio capire ora.»
Grandi goccioloni salati avevano ricominciato a caderle dagli occhi.
«Cosa vuoi capire, sei piccola.»
Kiki si piantò lì seduta stante singhiozzante e furibonda.
«Io shono grandeeee!» Urlò mentre piangeva ancora.
Nina le si accucciò di fronte e le spostò i capelli dalla fronte.
«Kiki non fare così per favore.» Disse con tono calmo.
«Vollio sapere d-dob'è.» Urlò di nuovo.
«Kikyo, non c'è più, è morto! Sono morti tutti e due. Siamo rimaste io e te e vedi di fartela andare bene questa volta, perché io non ne posso più di ripetertelo ogni due settimane!» Questa volta fu lei a gridare, così forte da far tremare le pareti del Polar Tang. I suoi occhi ambrati erano sgranati e sembravano ciechi come stessero provando a vedere in una grotta totalmente buia.
Kiki impallidì e si ammutolì mentre Bepo le fissava dal fondo del corridoio terrorizzato più della bambina stessa.
«Che c'è?» Si sentì rimbombare da dietro di lui. «Oh.»
I due schizzarono immediatamente dietro la parete.
«Lasciamole stare, lei mi fa un po' paura.» Bisbigliò l'orso al suo capitano.
«L'hai voluta tu qui.» Gli mormorò Law.
«La bambina mi stava simpatica.»
«E allora valla a aiutare prima che la uccida.» Ridacchiò.
Bepo lo guardò allibito.
«Stavo scherzando... forse.»
L'orso continuava a ritrovarsi senza parole.
«E va bene, vado io.» Si convinse il capitano, appoggiò il martello sul tavolo che stavano trascinando fino al suo studio e andò in contro alle due con nonchalance.
Nina era tornata in posizione eretta e si era asciugata le lacrime, Kiki si guardava i piedini mentre avevano ripreso a passeggiare.
«Ma guarda chi c'è Kiki, il dottore.» La donna lo salutò con tono incerto, mentre Kiki gli rivolse un ampio sorriso imbarazzato.
«Buonasera. Sta bene Miss Princess?»
La bimba rispose un timido «Ti» mentre si nascondeva dietro la gamba della mamma.
«Che fai tesoro? Vieni fuori, saluta.» La esortò Nina con voce nasale.
«Tutto bene?» Domandò lui serio.
«Sì, ultimamente fa i capricci.»
«È una brava bambina.» Commentò Law guardandola da dietro la tuta color topo della donna, poi si abbassò per parlarle.
«Quando ero piccolo ho perso anch'io delle persone, sai?»
Nina si gelò, ma Kikyo, tutta rossa, finalmente fece capolino interessata.
«Facevo un gioco: scrivevo messaggi in dei bigliettini e poi li lanciavo in aria o nel mare per farglieli avere.»
«Io no so scribere.» Commentò la piccola affascinata.
«E allora disegnerai.»
Sul suo volto paffutello si dipinse una gioia che non mostrava da diverso tempo.
Nina li guardava e non riusciva a capacitarsi di questa simpatia reciproca.
Nessun uomo si era mai avvicinato a lei in quel modo, né lei si era lasciata avvicinare, ma il chirurgo della morte non appariva affatto spietato e senza cuore come veniva descritto. Era solo burbero, schivo e la sua ciurma pareva un reparto di psichiatria, nulla di cui avere timore a conti fatti.
«Me la lasci per un po'?» Domandò alla madre ancora acquattato.
«È tardi.» Rispose lei visibilmente esausta.
«Te la riportiamo per mezzanotte, c'è anche Bepo con noi.»
L'orso si affacciò e salutò con la zampa.
«Entro mezzanotte... va bene.» Cedette la donna, mentre la bimba ridacchiava trionfante e prendeva la mano tatuata dell'uomo smilzo.
«Ma poi come si fa a dallo a baba?» Domandò la piccola mentre si allontanavano.
«Lo mettiamo in mare.» Rispose lui.
«Ma no si può ushire.»
«E a che serve uscire? Abbiamo gli scarichi.»
«Li starichi.» Ripeté lei distrattamente trotterellando al suo fianco.
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The worst generation
Fanfiction"Hai fame di vita quasi quanto hai fame di morte." Kushina è una donna, una combattente, una figlia, una madre, una moglie. Il suo passato non le permette di rispecchiarsi a pieno in nessuno di questi ruoli, eppure le appartengono e lotterà contro g...