💟10. Lo faccio per lei

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La notte non fu semplice per le due prendere sonno.
Quello che di giorno sembrava un rumore trascurabile, di notte diveniva una nenia insopportabile fatta di schiocchi, fischi, strappi e cigolii esasperanti.
Erano state avvisate che la cabina era la più rumorosa, non per niente era libera, ma Nina non si immaginava affatto quel trambusto e soprattutto non pensava che avrebbero viaggiato continuamente.
Hakugan pareva un ometto tutto folle, ma doveva anche esserlo per continuare a guidare senza sosta tutte quelle ore, oppure doveva avere il ritmo sonno-veglia completamente sballato.
Kiki sembrava più tranquilla, era riuscita anche a prendere sonno un paio di volte, ma intorno alle 4 del mattino all'ennesimo scossone si era svegliata di soprassalto un'altra volta ed era scoppiata a piangere.
«Shhh tranquilla piccolina, non è niente.» La consolò la madre dolcemente.
Dormivano nello stesso lettone matrimoniale, unico lusso di quella sistemazione e a quel punto attendevano solo l'arrivo del mattino.
«Ci abitueremo tesoro mio, almeno credo.»
Improvvisamente capì perché quella ragazza chiamata Narvalo si alzava sempre così tardi.

Trascorse così anche la seconda notte e poi la terza e mentre Kiki sonnecchiava di giorno, Nina continuava a organizzare pranzi in compagnia con le poche forze che le restavano.
Alla fine della prima settimana aveva finalmente conosciuto tutto l'equipaggio, compresi Spugna e Riccio di mare, i due nomi che le erano rimasti più impressi quando gli altri glieli avevano menzionati.
Erano tutti molto schivi anche tra di loro e avevano in linea di massima poca tolleranza a lunghi momenti di socialità. Fatta eccezione per Penguin e Shachi, nessuno di loro restava per più di un paio d'ore seduto a conversare, improvvisamente- quando avevano raggiunto il tempo limite- ognuno di loro si ritirava per dedicarsi alla propria attività che fosse controllare la rotta, disegnare carte nautiche o studiare. Nina non riusciva ad abituarsi.
Era sempre stata circondata da equipaggi numerosissimi, le piaceva stare con le persone, ascoltare e condividere esperienze. Le piaceva la musica, ma al di fuori degli ingranaggi del Polar Tang lì non si sentiva nessuna musica. Erano tutti molto impostati, dediti ad attività individuali, seriose e il clima- al di fuori di brevi momenti di spensieratezza- era l'esatto opposto di quello che si respirava tra gli uomini di suo padre.
"La ciurma rispecchia il capitano che la guida" si diceva spesso ed effettivamente Law era l'emblema dell'eremita. In 7 giorni che aveva trascorso al di sotto sotto della superficie del mare, l'aveva visto sì e no 3 volte e sempre per caso, mai che le avesse rivolto parola.
Il divieto di fumare, l'insonnia e la poca socialità la portavano spesso a vagare senza meta tra quei corridoi tutti uguali: grigi e claustrofobici, illuminati da neon sfarfallanti per cui la notte e il dì si scambiavano in un incubo confusionario che distorceva il tempo e lo stirava all'infinito, cosicché un'ora sembrava un giorno e un giorno sembrava una settimana.
Quando tornava nella sua cabina, Kikyo dormiva profondamente e Nina le si stendeva accanto con lo sguardo vuoto. Tra un colpo e una turbolenza l'accarezzava e si ripeteva «Lo faccio per lei» come un mantra finché non si addormentava a sua volta, almeno sino allo scossone successivo.
Mai come in quei momenti le mancava la sua famiglia e malediceva il giorno in cui non aveva strangolato Teach con le sue stesse mani.
Le poche ore che riusciva a riposare sognava a ripetizione la morte del padre e quella di Ace e si svegliava con le lacrime agli occhi, trovandosi di fronte proprio all'unica parte di Ace che le era rimasta.
Le mancava come l'aria, un'assenza alla quale non aveva mai fatto l'abitudine nemmeno a seguito della sua partenza all'inseguimento di Teach. L'aveva lasciata incinta e preoccupata nelle mani di Barbabianca per tornare a singhiozzo solo quando esauriva le piste, eppure Nina non si era mai arrabbiata: era totalmente d'accordo con lui e, se fosse stata nelle condizioni, lo avrebbe accompagnato come sempre faceva e avrebbe preteso lei stessa il piacere di giustiziare Barbanera. Solo a posteriori comprendeva quanto sconsiderato fosse stato il suo gesto e dovette ammettere suo malgrado che il padre aveva avuto ragione su tutta la linea.
Se solo gli avesse dato retta, adesso avrebbero avuto una bellissima famiglia unita e potentissima all'interno della quale nessuno mai avrebbe dovuto temere attacchi a sorpresa della Marina.

Ci pensava ogni notte e piangeva, ma nemmeno tutte le lacrime versate bastavano a riempire la voragine di nulla che sentiva costantemente in mezzo al petto e a volte nemmeno Kiki era sufficiente.
Aveva perso così tanto in quella guerra da aver perso un po' anche se stessa e man mano che trascorrevano i mesi se ne rendeva conto con più chiarezza.
La vecchia Kushina spensierata e innamorata era un'immagine che pareva appartenere a una vita precedente, era dimagrita, sempre in allerta e perennemente alla ricerca di espedienti per tenersi occupata e evitare di pensare. Lo era stato il lavoro da Shakky, quello di maestra a Tortoise island, di cameriera a Sevenair e le bische a Wormtree, adesso che non aveva distrazioni ed era costretta a venire a patti con il lutto, ogni istante le era divenuto insopportabile.
Kiki non sembrava essersene accorta, ma la madre aveva l'impressione fosse più capricciosa del solito: faceva i capricci per mangiare, durante il gioco, per dormire e la cercava in modo spasmodico, se non otteneva la sua attenzione, faceva i capricci.
La donna aveva provato a inventare nuovi giochi con le poche risorse che aveva, i rifiuti delle confezioni di carta diventavano palline da basket per fare canestro in lattine vuote, una scatola di rottami poteva essere un castello e vecchi vestiti bucati erano bamboline perfette con dentro un po' di ovatta.
Kikyo tuttavia diveniva man mano più frustrata ogni giorno che passava e ogni giorno trovava l'ennesimo espediente per farle saltare i nervi.
«Lo faccio per lei.» Seguitava a ripetersi Nina e intanto 10 giorni erano già trascorsi.

The worst generationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora