⚪️26. Perle

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Il sole cominciò ben presto a scendere sulle loro teste ricoperte dalla zanzariera gigante.
«È proprio su tutta la città.» Osservò Narvalo piacevolmente stupita con il naso per aria.
«Chissà come hanno fatto ad arrivare lassù, sono tutti alti un metro qui.» Si chiese Shachi divertito.
«Tu invece ci arrivi, non è vero?» Lo contestò sarcastico Penguin.
«Io mi domando perché ci siamo divisi e perché proprio io devo stare con voi.» Sbuffò la donna, spolverando la tuta beige.
«Già, perché anche la cara Nina non è venuta con noi?» Si lamentò Shachi. «Le avrei insegnato benissimo a essere una spia.» Concluse svolazzando a mezz'aria sospinto da cuoricini.
«Non era quello che intendevo!» Gli ruggì contro lei.
«Comunque non dovremmo avere problemi a scovare i forestieri.» Osservò Penguin mentre indicava un gruppetto di persone girate di spalle di fronte a loro che svettavano sugli abitanti.
Narvalo tirò fuori dalla sua borsa un pacchettino di avvisi di taglia.
«Questi sono i pirati che si trovano in zona secondo la stampa.»
Li osservò uno per uno, per confrontare le foto con le fisionomie che poteva intuire da quella posizione.
«Quello in mezzo potrebbe essere lui.» Le suggerì Shachi, indicando il manifesto con un ricercato dai capelli lisci e castani con un paio di occhiali scuri e un ridicolo copricapo a forma di tucano.
«Per essere strano è strano quel cappello.» Concordò Narvalo. «Capitan Cesilius, ha 12 milioni di taglia. Abbordabile, seguiamolo.»
Il pedinamento proseguì serrato fino a che il drappello di stranieri non entrò in una bettola con l'insegna su cui era dipinto un boccale di birra.
«Andiamo.» Li esortò Narvalo.
Tutti e tre dovettero piegarsi per entrare dentro a quella che pareva a tutti gli effetti una capanna.
L'interno era illuminato dalla luce che filtrava dalla porta e dalle piccole finestre, c'era un bancone, una sala piuttosto spaziosa e poco affollata e persino una vetrina con qualche dolcetto.
Una donnina bionda con un abito verde scuro in foglie di banano li salutò. Aveva i capelli cortissimi, quasi rasati, il nasino all'insù e dei grandi orecchini rotondi che per una figura così mingherlina dovevano pesare moltissimo.
I tre individui che avevano seguito stavano confabulando qualcosa seduti a un tavolo in fondo, davanti a un piccolo bicchiere.
«Posso esservi utile?» La sua voce tintinnò nelle loro orecchie.
Ordinarono e si sedettero.
«È lui.» Confermò Penguin.
«Che fortuna! Già il primo giorno.» Disse Narvalo.
«Nemmeno il tempo per Bepo di registrare il log pose.» Commentò Shachi.
«Ma se sono mesi che non lo usa più.» Gli ricordò Penguin.
«Ah già.»
«Va be', comunque intanto segniamoci questo posto. Potrebbe dare delle gioie.» Li avvisò Narvalo, passandosi una mano nei ricci castani.
«Caccia grossa dici?» Domandò Penguin aggiustandosi il cappello.
«Ne ha tutta l'aria.» Replicò Shachi. Sfregandosi le mani.
Bevvero la loro aranciata e levarono le tende, alla ricerca di altri criminali da braccare.

La sera arrivò in un baleno e i tre non ebbero che il tempo di fare un altro piccolo giro, prima che la luce naturale si esaurisse del tutto.
Non appena ciò accadde, l'enorme reticolo che copriva la città si illuminò di minuscole lucine calde. Sembrava di stare in un presepio.
Scesero la gradinata dalla quale erano saliti e trovarono Bepo, Nina e Law già lì ad attenderli.
«Avete visto che bello?» Disse Narvalo estasiata scendendo svelta gli scalini.
«Sembra una città delle fiabe.» Le rispose Nina sorridendo e andandole in contro.
«Dolce Nina, il tuo sguardo d'ambra mi è mancato per tutto il pomeriggio.» Disse Shachi con gli occhiali che gli tremolavano sul naso.
«È stato orribile starti lontano.» Gli fece eco Penguin con gli occhi a cuore.
«Finitela e lasciatemi parlare, imbecilli!» Narvalo sganciò un bel pugno sulla testa di entrambi, nell'indifferenza generale.
«Ne abbiamo trovato uno, è lui.» Comunicò al capitano, allungandogli l'avviso di taglia.
L'uomo lo studiò per qualche secondo, poi disse: «Bene, allora possiamo iniziare subito. Nina sarà il nostro diversivo.»
«Oh ma io voglio vederla!» Esclamò l'altra irritata.
«Nemmeno per sogno, conosci la procedura. Non devono vedere che siamo insieme.» La sgridò.
«Traf.» Disse Bepo.
«Sì?»
«Siamo tutti vestiti in modo identico.»

Shachi e Penguin tornarono sul Polar Tang facendosi grasse risate, Narvalo si unì all'altro gruppo prendendo a braccetto Nina che fumava indisturbata.
«Voi non avete trovato nulla?» Chiese curiosa.
«Un sacco di negozi di vestiti, tu non puoi immaginare.» Le rispose Nina.
«Vestiti da donna, da bambino, scarpe...» Li menzionò Bepo esausto.
«Magari trovavamo dei pirati rimasti senza uno straccio come me.»
Narvalo rise.
«Ma qui si vestono tutti di fogliame, hai trovato qualcosa?»
Nina sbuffò del fumo.
«Qualcosa di importazione sì, guarda qua.» Le disse aprendosi un poco la tuta.
Narvalo sospirò. «Ma è meraviglioso.»
«Visto? Ho trovato il diversivo.» Ridacchiò.
Law, che guidava il gruppo, era rimasto in silenzio fino a allora con una insolita espressione imbarazzata. A quelle parole tuttavia gli fu impossibile non intervenire.
«Non se ne parla, te l'ho già detto.» Si voltò per guardarla e la rivide con la tuta aperta e quella scollatura vertiginosa. Diventò rosso come un pomodoro e fu costretto a voltarsi.
«Ma potrò scegliere da sola il metodo?» Protestò Nina.
«Sì, tutti tranne quello.»
«Ma perché?»
Il capitano andò in panico per qualche secondo. Non poteva certo ammettere che quella mise lo distraeva non poco.
«Pe-perché siamo seri noi pirati heart.» Balbettò.
«Quindi una rissa con feriti va bene, ma un bel vestito no?»
«Sì, cioè no.» Disse tirandosi su il cappuccio del lungo giubbotto nero.
Nemmeno Bepo stava capendo molto bene.
«Il posto è quello.» Indicò Narvalo.
Nina prese l'ultimo tiro di sigaretta e entrò per prima da sola, così come le avevano indicato.
Con il calare delle tenebre il posto era male illuminato da piccole lampadine giallognole che pendevano qua e là dal soffitto. La minuta barista dai capelli biondi la salutò cortesemente quando la vide sbucare dalla porta.
La donna individuò subito tra i pochi presenti l'uomo tarchiato con lo strano cappello, che sedeva ancora in fondo alla sala con i suoi compari, come le aveva detto Narvalo.
«Posso usare il bagno prima di ordinare?»
«Ma certo.»
Ne uscì con un vestito nero sopra al ginocchio con inserti di perle sulle spalline e la scollatura formata da lembi di tessuto che le si appoggiavano sui seni liberi e proseguivano aperti fin quasi all'ombelico. Ai piedi aveva i suoi stivali neri e in braccio la sua tuta beige.
Si sedette al bancone in attesa di ordinare, o che qualcuno ordinasse per lei e non ci volle molto prima che qualche buzzurro le si sedesse di fianco.
«Buonasera, abbiamo una fata qui tra noi.» Disse l'uomo dallo strano cappello. Aveva la voce rauca e uno sguardo che schifò la donna.
«La fata ha sete.» Gli disse girandosi verso di lui e accendendosi una sigaretta.
«Un boccale per la ragazza più bella dell'isola!» Urlò così forte che tutti i presenti si zittirono.
Dovettero averlo udito anche i suoi compagni all'esterno, perché li vide tutti e tre abbassarsi sotto la porta e entrare.
Law aveva un'espressione ambigua sul viso, a metà tra il compiaciuto e l'indignato, di sicuro era rosso.
Si sedette proprio dietro al tarchiato spasimante e ordinò.
I boccali erano così piccoli da essere assimilabili a un bicchiere per aranciata, li finirono velocemente ma nessuno fece una piega.
Nina beveva e fumava, ascoltando e annuendo ai ragionamenti deliranti di quell'uomo già ubriaco.
Bepo e Narvalo seduti a un tavolo mangiavano tranquilli dei nachos.
Erano osservati da tutti, non potevano agire senza creare trambusto, così Nina decise di accettare l'invito di quell'omone e si alzò per andare a sedersi con i suoi compagni.
«Ora.» Pensò Law e mentre i presenti guardavano la sua compagna e quel pirata gli dava le spalle in procinto di scendere dallo sgabello, agí.
«Room.»
La sua stanza non si vide in quella bettola nella semioscurità.
Il capitano gli infilò una mano nella schiena e in un secondo ne estrasse l'organo pulsante.
Quando la vittima si voltò indietro col sentore di essere stato toccato non vide nessuno, quando si girò avanti per seguire la sua gallinella era sparita anche lei.

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