💌22. Messaggi

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«Non dovevi, non dovevi.» Piagnucolò Narvalo contrariata, mentre lo scuoteva per le spalle.
Law non la degnò di uno sguardo.
«Che volevi fare?» Domandò Bart con lo stesso tono.
«Mi ha fatto paura.» Ammise Bepo con una tranquillità disarmante, sorseggiando il tè.
Il tavolo si era diviso in due, molti avevano levato le tende scossi.
Penguin aveva accompagnato uno Shachi tremolante nel dormitorio.
«Cercavo di proteggervi.»
«L'hai solo fatta arrabbiare.» Lo biasimò Narvalo voce incerta.
Il capitano stava finendo il suo onigiri e rifletteva e rifletteva, isolandosi mentalmente dall'ambiente esterno e rispondendo a tratti.
«È pericolosa. È già la seconda volta che la Marina le sguinzaglia dietro uno dei suoi uomini. Quando manderanno un ammiraglio ve ne accorgerete.» Li avvisò.
«Lo affronteremo allora.» Osò Narvalo.
«E faremo la fine della ciurma di Cappello di paglia.» Disse alzandosi.
Bepo lo seguì.
«Che vuoi fare ora?» Chiese al capitano camminandogli accanto nel corridoio.
«Non qui, potremmo essere ascoltati.»
Attesero in silenzio di arrivare alla cabina di Law e chiudervicisi dentro.
Le luci all'interno erano tutte spente, accese solo quella sul tavolo prima di sedersi.
«Dobbiamo farla parlare in qualche modo.» Constatò il pirata.
«Vuoi mandare qualcuno di loro?» Propose l'orso.
«Non funzionerà mai.»
«Kiki?»
«Non parla, Nina l'ha convinta per bene.» Si tolse il cappello e si strusciò gli occhi.
«E allora dalle quello che vuole.»
«Dovrei vuotare il sacco sui nostri piani? No di certo.»
«Vuole che ne valga la pena, dille qualcosa per cui valga la pena.» Osservò Bepo.
«Se le spiattello tutto, capirà per quale motivo le sto col fiato sul collo.»
La creatura si prese qualche secondo prima di chiedere: «Che vuoi dire?»
«Ho una mezza idea di modificare... accorciare la nostra tabella di marcia.» Gli disse con sguardo trionfante impugnando una matita.
«No...» Sussurrò l'orso.
Law si protese verso di lui e sorrise.
«La bimba è sicuramente figlia di un pezzo grosso della ciurma di Barbabianca.» Iniziò.
«Sì di Nina.» Protestò Bepo, che non voleva credere il suo capitano stesse andando a parare proprio lì.
«Seguimi... chi è che la Marina ha braccato per anni e alla fine ha voluto uccidere a tutti i costi?»
«No...» Disse di nuovo l'orso.
«Se è figlia di chi penso, è fatta. Niente caccia ai pirati, niente cuori. Gli consegnamo lei e sono dentro.»
Bepo scosse il capo. Il suo volto non trasmetteva emozioni tanto quanto quelli umani, ma il suo corpo dimostrava un rifiuto totale per quella idea.
Mise una zampa sui disegni della bambina rimasti sul tavolo e si alzò sdegnato.
«Se fai una cosa del genere a una bambina, non sei diverso da lui.» Tuonò, poi sparì dietro la porta.

«Ma certo, i disegni!» Law ebbe un'illuminazione.
Uscì in tutta fretta senza prendere nemmeno il suo cappello e corse fino alla finta buca delle lettere dentro cui Kiki inviava messaggi al nonno e al padre.
La cassetta ricavata da scarti li legno era posta a lato di uno dei corridoi su un rialzo improvvisato a qualche centimetro dal pavimento e aveva un tappo per svuotarla, ma non era mai stata svuotata.
La aprì con facilità e iniziò ad guardare tutti i disegni.
Si sentiva come un bambino che scartava i regali del compleanno e non si accorse che qualcuno stava sopraggiungendo da destra.
Tra i contorni colorati di case, colline e soli stilizzati, Kiki disegnava la mamma sempre vestita di arancione e si potevano leggere le brevi frasi che Law aveva scritto per lei sotto dettatura.
Li aveva visti quasi tutti in fondo, poiché la maggior parte avevano una dedica, ma seguitava a scartarli con espressione concentrata e disperata allo stesso tempo.
«Mamma che fa?» Udì la voce della bambina poco distante.
«Lo sciacallo.» Rispose la donna.
Il capitano si voltò trovando le due mano nella mano intente a fissarlo, Nina aveva l'aria disgustata, Kiki era confusa e stava per mettersi a piangere.
I suoi occhi neri, velati di lacrime e la sua espressione delusa furono per Law più potenti di qualsiasi calcio, pugno o fendente che avesse mai ricevuto.
Si immobilizzò quando la piccola si mise a strillare e non riuscì a dire nulla quando Nina la prese in braccio per cullarla.
«Shh piccolina non piangere.»
«Ma baba e nonno alloa non hanno avuto nulla.» Singhiozzò stringendo il collo alla mamma.
«Ma certo che sì, si era solo bloccata la cassetta della posta.»
Nina lo guardò minacciosa.
«S-sì la stavo aggiustando.» Si inventò l'uomo mentre un macigno gli sprofondava nel petto.
«Loro penshano che io non li voglio bene.» Strillò la piccola.
«Ma no tesoro, adesso la sistema e poi gli arriva tutto.»
«Sì, guarda è già a posto.»
Nina la fece scendere e la accompagnò tenendole la manina a vedere il risultato.
Law seduto per terra improvvisò una spiegazione raffazzonata, mentre Nina lo guardava torva.
«Si era bloccata la leva di scambio, adesso è tutto a posto.» Disse rimettendo il coperchio al suo posto.
«Hai visto amore mio? Ha risolto tutto.» La madre sorrise gentilmente, come se nulla stesse accadendo.
Un moto di vergogna lo investì.
Stava davvero progettando di vendere alla Marina quella creatura meravigliosa, con una madre rimasta sola al mondo che stava facendo di tutto per darle un futuro sereno e un presente tranquillo.
Kiki che gli era entrata nel cuore e glielo aveva sciolto con solamente un sorriso, con la quale empatizzava per la sua perdita similare e che aveva voluto risollevare dalla tristezza. Kiki così ben educata, curiosa, intelligente, una delle poche persone che si era meritata accesso illimitato alla sua cabina.
Abbassò il capo per non farsi vedere in volto.
«Adesso puoi rimetterli tutti dentro, arriveranno di sicuro.» Disse l'uomo serio.
La bimba tirò su con il naso e si mise al lavoro per richiudere meticolosamente quei messaggi d'amore e ri-imbucarli.
Ci mise molti minuti, d'altronde erano il frutto di quasi un mese di lavoro artistico quotidiano, minuti di teso silenzio tra Nina e Law.
«Ora arrivano?» Domandò Kiki alternando lo sguardo tra i due adulti.
«Ma certo.»
«Sicuramente.»
Risposero in coro.

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