👻51. Fantasmi

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«Voglio i miei 50 berry.» Affermò Nina rivolta a Bart mentre apriva il palmo della mano nella sua direzione.
Le ombre avevano cominciato ad allungarsi sulla collina di Kuri, Law era fuori sin dal pomeriggio, allertato dai suoi uomini sul fatto che Rufy fosse arrivato.
«Io non l'ho ancora visto il capitano.» Si rifiutò lui incrociando le gigantesche braccia.
«Oh ma manca poco, conta fino a sessanta Bart.» Replicò lei decisa.
«Finiscila, mi fai paura quando fai così. Sembri una strega.» L'uomo avvertì un brivido lungo la schiena.
«Cinquantanove, cinquantotto...» Lo incalzò lei.
«Oh va' al diavolo! Tieni e non rompermi più!» Così dicendo le allungò con disprezzo una banconota, appena in tempo per sentire numerosi passi avvicinarsi a loro.
«Che ti avevo detto?» Chiese trionfante Narvalo, che mai aveva contraddetto la compagna.
«È arrivato il momento, tutti in posizione!» Ordinò Nina e a quelle parole tutti entrarono nella struttura fatiscente.
«Sarò un ottimo attore.» Gongolò Kin'emon mentre si celava nell'oscurità.
«Hai fatto la pipì?» Lo stuzzicò Nina.
«Porca Miseria!» Imprecò lui.
«Troppo tardi.» Sghignazzò Kiki.
«Non prenderlo in giro.» La sgridò Momonosuke, ricevendo una linguaccia in risposta.
«Shhh arrivano.»

Il silenzio che piombò tra loro risultò innaturale. Dopo settimane di giochi, litigate e cene all'insegna del chiasso, quello fu uno dei pochi momenti in cui nessuno emetteva un fiato.
Fu estraniante soprattutto per i bambini che tutti rincantucciati tra le travi, iniziarono a ticchettare con le dita sul legno bruciato.
«Shhh.» Ripeté Kanjuro udendo dei passi avvicinarsi.
Kin'emon per qualche motivo sconosciuto amava pianificare e lo faceva anche con le cose più inutili: ad esempio aveva sistemato le pentolacce che usavano per cucinare in ordine di uso anziché di larghezza, così che quella più grande- che era la più utilizzata- stava in alto nella pila e regolarmente ruzzolava per terra facendo una confusione incredibile.
In quel caso aveva organizzato la loro accoglienza alla ciurma di cappello di paglia per far loro credere di essere veramente morto.
La cosa più insolita al di là dello scherzo in sé era che Law si era prestato divertito a quel piano e ci aveva pure aggiunto del suo. La ciliegina sulla torta l'aveva infine messa Kanjuro che a quanto pare si riteneva un ottimo commediante.
Il risultato fu superlativo: Law portò Lufy sulla collina quando già era calata la notte e gli fece leggere i nomi scritti sulle tombe, lasciandogli intendere di aver seguito dei fantasmi di venti anni prima, ma senza dirlo esplicitamente.
Sul più bello, quando ormai sembrava chiaro che i foderi rossi fossero tutti morti, dal buio sbucò un Kin'emon dal passo felpato che fece prendere un colpo a tutti i nuovi arrivati, ma anche a qualche vecchio arrivato che non l'aveva udito uscire dal suo nascondiglio.
«Dannato d'un samurai, mi ha fatto stringere il buco del culo!» Si lamentò Bart, trascinandosi pesantemente all'esterno.
Nina sortì con un'irrequieta Kiki al suo seguito.
«Mamma ma loro sono vivi vero?» Le domandò la piccola preoccupata.
Nina le sorrise.
«Vivi e vegeti.» Replicò.
«Vivi e vegetali.» Le fece eco la piccola rasserenata e iniziò a trotterellare davanti a lei verso la luce della luna.
Indossava un minuscolo kimono celeste con disegnati dei fiori verdi e gialli, era semplicemente adorabile.
Vennero tutti fuori uno a uno, nascondendo i sorrisi sotto ai baffi e una nuova speranza nel cuore.
Lufy era da solo con un'enorme ragazza dai capelli scuri, intimorito e confuso cercava qualcosa negli occhi di tutti, a un certo punto la trovò e si fece una grassa risata.
I samurai lo accerchiarono e iniziarono a spiegare anche a lui tutta la loro storia, partendo proprio dal principio: da Oden.
Momo se ne stava in disparte con la testa bassa e a nulla valsero gli inviti di Kiki a giocare, così anche lei decise di rannicchiarsi al suo fianco.
«Sei triste?» Gli chiese con voce sottile.
«Un samurai non è mai triste.»
«Guarda che lo sei lo stesso anche se non vuoi dirmelo.» Lo incalzò con una certa verve.
«E va bene, un po'...»
«Ma tuo padre era fortissimo.» Si esaltò lei rizzandosi in piedi e simulando dei pugni. «Fu! Fu!» Bofonchiò in accompagnamento al gesto.
«E quindi?» Domandò Momo per nulla consolato.
«Quindi dovresti essere contento di essere suo figlio.» Replicò lei come se fosse il ragionamento più naturale del mondo.
«Sì ma non c'è più.»
«Lo sai che anche il mio non c'è più? Ma io sono felice.» Gongolò lei con le braccia dietro la schiena.
«Ma se è lì.»
Kiki si voltò verso Law distrattamente e sorrise.
«Lui è l'altro papà, ma prima ne avevo un altro che era fortissimo.» Spiegò mentre girava su se stessa.
«Davvero si può avere più di un padre?» Momonosuke si grattò il capo.
«Credo di sì, non so come funzionano queste cose.» Fece spallucce lei.
«Nemmeno io.» La seguì l'altro.
«Però sai che mamma era tanto triste quando papà Ace è morto? E io non gli stavo tanto simpatica, non giocava mai con me.» Kikyo si rabbuiò.
«Kin'emon invece gioca sempre con me a fare gli spadaccini.» Asserì lui, un poco più sereno.
«Anche papà Law gioca sempre con me e con la mia mamma.» Ridacchiò la piccola.
«In che senso con la tua mamma?»
«Boh, la sento sempre che ride quando sono da soli.»
«Secondo me racconta delle barzellette.» Ipotizzò il piccolo.
«Oh ecco...» Una scintilla si accese negli occhi nerissimi di Kiki, come se avesse trovato la risposta a una questione da tempo irrisolta.
«Andiamo a farci raccontare una barzelletta da tuo padre?» Propose Momo entusiasta.
Kiki per tutta risposta spalancò gli occhi e si precipitò da Law, che nel frattempo era tutto concentrato sul racconto di Kin'emon.
Cominciò a tirargli il lungo abito giallo e borgogna per attirare la sua attenzione.
«Che c'è trombetta?» Bisbigliò lui senza guardarla, ma piegandosi per mettersi alla sua altezza.
Con l'orecchio dell'uomo a portata, la piccola gli sussurrò: «Ci racconti una barzelletta papà?»
Law la osservò confuso e si sedette per terra, mentre Momonosuke li raggiungeva.
«Non ne conosco molte, fammi pensare...»
Kiki lo guardava speranzosa.
«Un tasso dice a un altro tasso "T'assomiglio".»
Le bocche dei due bambini si riempirono d'aria per poi esplodere in fragorose risate.
«Shh piano piano.» Tentò di contenerli lui, mentre il resto del gruppetto si era ammutolito.
«Che è successo?» Si informò Nina incuriosita.
«Mi hanno chiesto una barzelletta.» Replicò Law incredulo che quella freddura potesse averli fatti ridere tanto.
«Dilla anche a noi!» Lo esortò Lufy entusiasta.
«Dopo dopo, andiamo avanti.» Disse il capitano imbarazzato.
Nina gli si avvicinò e lo aiutò a rialzarsi mentre i due bimbi si rincorrevano di nuovo a perdifiato su quella collina solitaria.

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