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Una parola: merda.

Merda. Merda. Merda.

Era l'unica parola che il ragazzo davanti allo specchio riusciva ad elaborare, mentre fissava il suo riflesso a dorso nudo, occupato solo da succhiotti e lividi.

Doveva essere per forza un incubo, uno di quelli brutti, molto brutti.

Provò a darsi uno schiaffo sulla guancia, nulla.

Si tirò qualche ciocca scompigliata, ma ancora vedeva tutti quei segni sconci.

Pizzicò il suo braccio, eppure sentì solo dolore.

Sapeva fosse ben sveglio e fosse iniziato il weekend.

Come sapeva che la notte prima era successo.

Aveva fatto sesso con Lee Minho.

Con il suo nemico e il ragazzo più famoso di tutta la scuola.

E cosa più importante, era stato lui il primo ad iniziare e spingerlo in quella maledetta camera da letto.

Fissò ancora per qualche minuto il suo petto e prese ad accarezzare lentamente i marchi di passione che lo inondavano, storcendo il naso quando premeva con maggiore convinzione.

Lo rivoltavano, la situazione, i bolli, si disgustava per ciò che aveva fatto e per ciò che aveva permesso di fare al maggiore.

Distolse una volta per tutte lo sguardo e quando provò a prendere la maglia abbandonata sul copri water, una molesta fitta al fondoschiena lo investì interamente e uno strillo acuto si liberò istantaneamente dalla sua gola.

Si mise un pugno in bocca, stringendolo forzutamente tra i denti per attutire il suono involontario.

«Jis tutto bene? Ti ho sentito urlare.» la padrona di casa si allarmò subito appena udì il grido disperato di suo figlio, precipitandosi davanti alla porta del bagno.

Quest'ultimo si ricompose il più velocemente possibile, in modo da non farla preoccupare «sisi mamma, ho sbattuto la testa sul lavandino.»

«Quante volte ti ho detto di non ballare in bagno? Devo ricordarti la storia dell'ambulanza un'altra volta?»

«Non ancora.» la pregò alzando gli occhi al cielo.

«Stavi cercando di copiare la mossa col culo di Jessi nel ritornello di "Gum" e sei finito con un bollo in fronte per un mese e il gesso sul piede destro, vuoi per caso che si ripeta?»

«Lo so mamma, non lo farò più.»

«Ti conviene, sennò ti lascio per terra in coma è, ti avviso.»

«Ma grazie, ti amo anche io.»

Jisung sentì uno schiocco provenire dall'altro lato del muro, segno che sua madre gli avesse mandato un bacio volante, seguito poi da dei passi.

«QUOKKA!» urlò arrivata neanche a metà scala.

«COSA VUOI ANCORA?!»

«CI SONO I TUOI AMICI AD ASPETTARTI IN SALOTTO, MUOVI QUELLE CHIAPPE NULLAFACENTI!»

«Sapessi cosa hanno dovuto affrontare poche ore fa.» borbottò sconsolato.

Sbuffò per l'ennesima volta in soli cinque minuti e si affrettò a lavarsi i denti, sistemarsi un pochetto i capelli e passare in camera per indossare un bel felpone oversize con tanto di cappuccio.

Coprì per bene i segni e si decise a raggiungere i visitatori inaspettati.

Raggiunto il salotto, trovò Seungmin e Jeongin posizionati sul divano intenti a ridere, nel frattempo che la donna gli raccontava qualcosa.

«Ancora con quella storia? Mamma, la smetti di raccontarla ad ogni persona che vedi?» la attaccò offeso.

«Scusa è che fa troppo ridere, solo tu puoi cadere con quel ballo, Sungie.» si difese continuando a ridacchiare.

Il moro le rifilò un bel dito medio e rivolse l'attenzione sugli altri due, che fortunatamente si erano calmati.

«Cosa fate qui? E perché Lix non è con voi?»

«È per questo che siamo qui, non ci crederai mai.» Jeongin batté le mani, emozionato, saltellando sul materasso come un bambino che aspettava il suo ciuccio.

«Ha trovato 3 centesimi nel bagno della scuola?»

«No.» negarono all'uniscono scuotendo la testa.

«È riuscito ad imparare quel ballo strano hawaiano?»

«No.»

«È riuscito a rubare una maglia a Hyunjin ed appenderla come trofeo nella sua stanza?»

«Ma quello l'ha già fatto, però con una felpa azzurra e una canotta bianca... e dei pantaloncini gialli.» rispose ovvio Seungmin.

«Sei serio? Va be comunque, SPUTATE IL ROSPO!» sbraitò innervosito.

I minori si sorrisero a vicenda e decisero di parlare insieme «HYUNJIN GLI HA CHIESTO DI USCIRE!»

Jisung sbarrò le palpebre in contemporanea con la bocca ed un enorme sorriso increspò le sue labbra a cuore.

«QUANDO?! COME?! DOVE?! PERCHÉ?!» si avvicinò alla coppia, sballottando il maknae per le spalle.

«Ieri sera, con la bocca, alla festa e perché si amano naturalmente.» Seungmin lo prese per i polsi e lo spinse via dal rosso, ormai stordito.

«Aspe', ma che ore sono?»

«Le 2:30 di pomeriggio tesoro, ti ho lasciato dormire dato che ieri sei tornato che eri uno straccio, non ti ho nemmeno visto bene prima che ti precipitassi in stanza, ma sicuro eri ubriaco marcio.» prese parola sua madre, poggiandogli una mano sulla spalla.

«Ma chi mi ha portato a casa? Hyun?»

«No Chan, Hyunjin è rimasto di più con un certo Lee Felix.» Jeongin chiarì immediatamente con un sorrisetto diabolico ad occupargli i lineamenti ricalcati del volto.

Il castano annuì semplicemente e un amplio sbadiglio lasciò le sue labbra, ancora assonnato per le poche ore di dormita e la nottata fin troppo movimentata.

«Ti preparo un bel tè caldo e ti prendi anche delle medicine signorino, sennò lunedì col cazzo che vai a scuola.» detto questo scomparì in cucina.

«Allora noi andiamo, tieniti attivo su whatsapp se non vuoi perderti i geroglifici e gli audio sclerati di Lixie, mi raccomando.»

«E lunedì dovrai raccontarci per bene, perché sei scomparso dalla festa per più di due ore.» aggiunse Seungmin riservandogli un'occhiataccia requisitoria.

«DUE ORE?! ABBIAMO SCOPATO PER DUE ORE?!» irò tra sé e sé completamente spiazzato.

Non sapeva manco fosse possibile una cosa del genere.

«Jis, muoviti che si raffredda la tua merenda.» chiamò la signora occupata nella stanza accanto.

«Ci sentiamo dopo, se c'è qualcosa scrivici.»

Con le ultime parole del rosso, i due se ne andarono, permettendo a Jisung di zoppicare con calma verso sua madre.

Oggi la fortuna sembrava dalla sua parte e sfruttando al volo l'occasione della donna girata, riuscì a raggiungere con successo la sedia e permettere al suo viso di crescere una smorfia di pieno dolore.

«Mangia tutto è, così poi prendi le pastiglie per la sbornia.» ordinò sistemandogli un bicchiere d'acqua accanto alla tazza di tè bollente.

«Grazie.»

«Sono simpatici i tuoi amici, mi fa piacere che ti sia già ambientato così tanto e che sei accettato, almeno da qualcuno.» si sedette davanti al figlio, afferrandogli una mano e stringendola leggermente.

«Beh sono come me, ci credo.»

Risero entrambi e parlarono per un'oretta buona, sparlando di gente a caso e gossippando sia sui soggetti della scuola sia sui colleghi di lavoro.

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Shared reputation~MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora