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IN PUNIZIONE?! ERA UN FOTTUTO SCHERZO?! Le facce sconvolte di Minho e Jisung fecero solo accrescere la rabbia della preside, che con le palpebre strette in due fessure stava squadrando i due studenti.

«Anzi, visto che siamo già a mercoledì e sicuramente due giorni non vi bastano, facciamo che aiuterete anche sabato.» ora la sua espressione si rilassò e un sorriso fin troppo dolce trasformò le sue labbra sottili.

«Ma la scuola è chiusa.» intervenne Jisung con un cipiglio confuso in volto. Non l'avrebbe tenuta aperta per loro, giusto?

«Infatti non sarete a scuola signorino Han, sarete insieme alla nostra associazione per il volontariato, proprio qui a Seoul.»

«Ma-»

La donna bloccò la protesta di Minho con un cenno di mano «ancora una parola e vi metto in punizione per un mese, ci siamo intesi?»

I due annuirono solo, arresi al loro destino, e la preside proseguì lungo il corridoio, lasciandosi alle spalle sonori ticchettii causati dai tacchetti delle ballerine nere e un intenso profumo di ciliegia.

Quando furono sicuri di essere soli, il maggiore si girò verso il ragazzo al suo fianco, ora straripante di nervosismo da ogni poro.

«Spero tu sarai soddisfatto di ciò che hai fatto.»

«Oh, non azzardarti ad incolparmi, Lee.» cominciò a camminare verso l'uscita e Minho gli andò dietro.

«Chi è che ha causato tutto sto casino? Io? A me non sembra.»

«Stai scherzando?» si fermò di scatto, pugni serrati lungo i fianchi e sguardo glaciale «sei stato tu ad iniziare tutto, sei stato tu a fottermi il codice del lucchetto e riempire il mio cazzo di armadietto con delle tue stupide foto. Perché l'hai fatto, eh? Perché non potevamo solo ignorarci come già facevamo?» irò tutto ad un fiato, stanco del suo insaziabile menefreghismo.

«Sarò stato io ad iniziare ma tu potevi evitare di sfottermi in quel modo, e vorrei pure ricordarti che del mio scherzo non se n'è reso conto nessuno.»

«Perché Felix mi ha fatto saltare la lezione, sennò sarebbe andata esattamente com'è successo a te.»

«MA ALMENO IO NON HO BOMBARDATO IL TUO CAZZO DI ARMADIETTO CON DELLE FOTO DI TE SOPRA DI ME!» sbraitò a denti stretti, provando ad attutire il suo urlo.

Questo intento fallì miseramente con l'annuncio di una delle bidelle, che si avventurò verso di loro con una scopa in mano e uno straccio nell'altra.

«Cos'è tutto sto chiasso? Voi non dovreste essere alle vostre case?» l'anziana lì osservò con pieno disgusto, alternando tra i due.

«Sì, ora andiamo.» bofonchiò Jisung inchinandosi frettolosamente in segno di scuse e riprendendo il suo passo spedito verso la grande porta posta alla fine della lunga fila di armadietti.

Lei non rispose nemmeno e con un sonoro sbuffo infastidito ritornò a togliere qualche cicca da sotto i banchi e sturare i wc intasati.

Quando il moro sorpassò la porta le due ante non cigolarono alle sue spalle, segno che Minho lo stesse ancora seguendo.

«Hai intenzione di stalkerarmi fino a casa?» non si curò manco di voltarsi, capendo da quanto bruciasse il suo cranio che lo stava ancora fissando.

«Non spreco il mio tempo a stare dietro ad un ragazzino come te e si da il caso che questa è l'unica uscita.»

«Ah sì, non vuoi sprecare tempo con me eppure ti sprechi pure a plastificare tutte le tue foto e intasarmi l'armadietto.»

«Esiste l'edicola per quello, ritardato.»

Shared reputation~MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora