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Le quattro mura dell'aula d'arte li stavano soffocando sempre di più, le ore passavano troppo lentamente e per i due ragazzi un minuto equivaleva a mezz'ora.

Non c'era bisogno di specificare che la preside li aveva nuovamente messi in punizione, solo perché Minho aveva fatto la spia o meglio, si era incastrato da solo.

Era andato dalla donna appositamente per mandare in punizione il suo avversario, eppure ci era finito anche lui stesso a causa della lingua troppo lunga di alcuni studenti che avevano visto il collare nell'armadietto di Jisung.

«Che ore sono?» il minore stava pulendo le tele una ad una, sistemandole poi negli appositi cassetti.

«15:13.» diede una veloce occhiata al telefono, bloccando temporaneamente il suo lavoretto di riempimento scatole con pennelli e pittura.

Il castano sbuffò, sbattendo un po' troppo aggressivamente una tela nel cumulo assieme alle altre.

Difatti la corda che la teneva attaccata alla lastra di legno si strappò, facendo arrotolare la tela su se stessa e sporcandola di colore per il dipinto non ancora completamente asciutto.

«No, no, no, no.» sbiancò da capo a piedi, cercando subito di ristendere la tela.

Minho spostò lo sguardo verso di lui, alzando gli occhi al cielo nel momento in cui notò il suo volto disperato.

Abbandonò un barattolo di pennelli su una mensola vicina e si avvicinò a lui, ridacchiando quando vide il disastro che aveva combinato.

«Al posto di ridere vedi di darmi una mano.» lo riprese cercando in tutti i modi di riagganciare la cordina nera.

«Posso chiedere a Hyunjin di rifare il dipinto, oppure puoi semplicemente lasciarlo dentro e coprirlo con un'altra tela, che cazzo te ne frega.» incrociò le braccia al petto, non avendo intenzione di abbassarsi e scomodare le sue ossa scricchiolanti.

«Non sarebbe corretto.»

«Oh madonna, lo rifarà, mica muore se si esercita di più, e poi non l'hai fatto apposta.» detto questo fece retro front e se ne ritornò alle sue faccende.

Jisung tentò di sistemare il suo guaio il meglio possibile e dopo diverse manovre finalmente riuscì a riattaccare la corda.

Probabilmente si sarebbe staccata subito, ma almeno il danno - oltre qualche macchia di colore estraneo - era meno evidente.

Lavorarono nel completo silenzio, silenzio che se per Minho era piacevole e tranquillizzante, per Jisung era alquanto asfissiante.

«Minho.»

«Cosa vuoi.»

«Facciamo un gioco?» propose nella disperazione più totale.

«No.» non ci pensò due volte, chiaro e netto.

«Eddai.» si lagnò sbattendo le gambe stese, facendole rimbalzare sul pavimento.

«Perché dovrei? Mettiti le cuffie se vuoi compagnia.»

«Non mi va, voglio fare qualcosa.»

«E io no.»

«E io sì, solo una partita, che ti cambia?»

Il ramato liberò uno sbuffo infastidito, eppure alla fine cedette «eh va bene, cosa vuoi fare?»

«Facciamo quel gioco delle 5 domande. Io faccio 5 domande a te e tu devi rispondermi il più sinceramente possibile, poi ci scambiamo. Facciamo una per uno va bene?»

«Che noioso che sei.»

«Senti chi parla, dai fammi una domanda.»

«Posso farne di qualsiasi tipo?»

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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