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La mattina seguente Jisung si svegliò alquanto intontito, la testa gli vorticava e il suo corpo rispondeva a rilento ai segnali riceventi dal cervello.

Spostò il cuscino che aveva strizzato per tutta notte - come era sua abitudine per riuscire a dormire serenamente - e tirò su la testa, sorreggendosi coi gomiti sul materasso.

I suoi occhi, anche se appannati dal sonno, riuscirono a scannerizzare la camera in cui si trovava.

Almeno non era nudo sotterrato in un cumulo di neve nel bel mezzo della strada, anzi, fu felice di constatare fosse sano e salvo nella baita di Hyunjin.

Il posto accanto a lui sul lettone era vuoto e questo lo fece sia rilassare che far perdere centinaia di battiti allo stesso tempo.

I ricordi delle poche ore antecedenti si stavano assemblando nella sua mente, portandolo a sbiancare da testa a piedi per la vergogna.

Le scene si mostrarono nitide davanti ai suoi occhi, producendosi come la pellicola di un film in piena revisione, mentre nelle sue orecchie rimbombavano i suoni a dir poco sconci che le quattro mura in cui si trovavano avevano avuto il dispiacere - o a detta dell'autrice, piacere - di udire.

Sembrava quasi fossero ancora rinchiusi nella camera, intrappolati in un loop infinito finché qualcuno avesse deciso di farli uscire.

Questo poteva accadere in una semplice stanza, in degli oggetti inanimati, ma per i due protagonisti dell'atto... per loro non c'era alternativa.

Tutti i gemiti, le grida di piacere, i gesti, le parole sussurrate in ansimi e rantoli, i succhiotti... ogni cosa era incisa nella pelle di Minho e Jisung in un segno indelebile, segno che nemmeno anni di docce potevano cancellare.

Il minore si ributtò con la nuca nel cuscino, portandosi i palmi davanti alla faccia e sbuffando sonoramente, mugugnando diversi porconi misti a lamenti.

L'aveva fatto con la sua nemesi, di nuovo, e questa volta si ricordava ogni minimo contatto.

Dalle labbra di Minho che assecondavano i suoi movimenti disperati, i brividi che tartassavano il suo corpo ogni volta che la sua pelle bollente veniva anche solo sfiorata dalle dita esperte del maggiore e, soprattutto, aveva impressa la sensazione paradisiaca provata alla singola perforazione tra le sue carni eccitate.

«Porca puttana.» le sue gote si tinsero di un intenso rossore e un velo di calore avvolse la sua figura prevalentemente nuda.

Scansò il copriletto dal suo busto, abbassandolo fino a poco sopra i boxer e rimase lì, fermo immobile a fissare il soffitto.

Non se la sentiva di alzarsi, tanto meno di guardarsi allo specchio e scendere dai suoi amici. Qualcuno, però, aveva tutt'altri piani.

La porta si spalancò e subito un'acuta voce bambinesca invase le quattro pareti.

«FRAGOLINA MIA! È ORA DI SVEGLIA- CHE CAZZO È SUCCESSO ALLA TUA POVERA PELLE E CHE CAZZO È STA PUZZA DI SPERMA?!»

Saltò sul posto non appena vide com'era conciato il suo amico, sbarrando le palpebre dall'orrore e bloccandosi sulla soglia della porta.

Jisung sussultò, sentendosi riportato sulla terra ferma con una risonante sberla in pieno volto.

«Chiudi prima che ti sente pure Taehyung dall'altra parte della montagna.»

Felix non diede segni di vita, inebetito sul petto del maggiore, così quest'ultimo ci pensò da solo e - sussurrando tra sé e sé una moltitudine imbarazzante di preghiere - si tirò in piedi.

Una lancinante fitta al fondoschiena lo colpì in pieno, ma si fece forza e, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore, riuscì a raggiungere il biondo e serrare la porta alle sue spalle.

Shared reputation~MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora