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«Mi ha fatto piacere vederla, non la ricordavo così simpatica.»

Jisung e Seulgi stavano camminando nell'atrio della scuola, discutendo sulla serata in discoteca del venerdì precedente.

«Beh, forse perché le hai parlato una volta.» sottolineò la bionda facendo un cenno di mano ad una ragazza bassina che l'aveva appena salutata.

«È arrossita o sbaglio?» il castano si voltò, osservando le ballerine della rosa sfrecciare velocemente sulle mattonelle.

«Chi?» gli lanciò un'occhiataccia, confusa.

«La tipa che hai appena salutato, è diventata un peperone appena l'hai guardata.»

«Ma smettila, l'ho sempre detto che ti servirebbero degli occhiali.» gli strizzò leggermente il naso, tirandolo scherzosamente.

«Hey, sei tu quella che fa diventare tutte lesbiche.»

«Oh, per carità di- credo che il tuo fidanzatino mi voglia uccidere.»

Jisung aggrottò le sopracciglia, seguendo il suo sguardo puntato verso la fine del corridoio.

Lì, tra quella calca di studenti e studentesse di tutte le età, incontrò un paio di occhi profondi, scuri come un'eclissi e penetranti tanto da leggerti l'anima in un solo sguardo.

Gli stessi occhi che se avessero potuto uccidere, l'avrebbero sicuramente fatto.

«Jis? Sei ancora tra noi?» gli schioccò due dita davanti alla faccia, facendogli distogliere finalmente l'attenzione.

«E-ehm, sì.» sbatté le palpebre, spostando lo sguardo su di lei «e comunque, non è il mio fidanzatino.»

«Ah ah, io me ne vado prima che muoia così giovane, ci vediamo in classe frocio.»

Si volatilizzò sulle scale prima che il moro potesse pronunciare una parola, lasciandolo in mezzo al corridoio da solo come un mongoloide.

Si riprese solo quando venne urtato su una spalla e si decise a muovere le gambe e spostarsi anche lui verso la sua aula.

Non aveva visto nessuno dei suoi amici e forse ora capiva il motivo.

Secondo l'orologio della scuola mancavano ancora undici minuti alle 8 e nessuno dei suoi amici era così stupido da arrivare così presto.

Tutti tranne lui, costretto da Seulgi con chiamate su chiamate alle 6:30 di lunedì mattina, solo perché sua madre non riusciva a scortarla dopo e le sue amiche o erano malate o non rispondevano ai messaggi.

Così - rassegnato - decise di sistemare un po' il suo armadietto, fingendo per lo meno di star facendo qualcosa di utile.

«Hey Jisung.»

Il nominato si girò, incontrando il volto sorridente della sua compagna.

«Karina, come va? Anche tu in anticipo?» chiuse l'armadietto, sollevato di non dover leggere per la nona volta il titolo di tutti i suoi 400 libri impilati.

«In realtà arrivo sempre un po' prima, sei tu che arrivi sempre puntuale.» anche lei iniziò a riordinare le sue cose nell'armadietto, prendendo tutto l'occorrente per le prime ore di lezione.

«Mi ha costretto quella zoccola di Seulgi perché "era da sola".» imitò la sua vocina, producendola stridula e acuta appositamente.

Lei rise, dandogli una pacca sulla spalla «siete assurdi voi uomini.»

«Scusami? Cosa stai insinuando donna?»

«Nulla nulla.» alzò le mani in segno di resa e insieme entrarono in classe, trovandola completamente vuota.

Shared reputation~MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora