Speciale~smut

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«Bin, si può sapere dove mi stai portando?»

«Smettila di lamentarti, siamo arrivati.»

Minho era stato bendato da ormai mezz'ora e, costretto dai Seungbin, era stato spintonato nella macchina dell'argento e trascinato chissà dove.

Nessuno gli aveva detto nulla e lui non poteva fiatare, nemmeno quando Changbin lo spogliò e gli infilò una specie di tuta, che non era ancora riuscito ad identificare, sapeva solo che aveva una cravatta e una cintura.

«Bene.» fermò la loro camminata, slegando il nastro nero dal volto dell'amico.

Il maggiore strizzò le palpebre, sentendo gli occhi lacrimare leggermente a causa della luce improvvisa a cui non erano più abituati.

«Apri la porta e goditi questa giornata, sarà una delle migliori della tua vita, fidati.» gli diede una pacca sulla spalla, un ghigno malizioso dipinto in viso al solo ricordo di quello che aveva passato lui stesso con suo marito «ah e, dai un'occhiata ai comodini mi raccomando.»

Non gli lasciò neanche il tempo per metabolizzare quell'affermazione che scomparì nella porta accanto.

Minho rimase impalato qualche altro secondo, poi abbassò lo sguardo sul suo outfit.

Aveva una camicia azzurra a mezze maniche con una cravatta blu scuro abbinata ai pantaloni, stabilizzati da una cintura in pelle nera e a cui erano attaccate un paio di manette, mentre ai piedi portava delle semplici scarpe sportive.

In un primo momento destabilizzato, collegò le parole di Changbin al completo e la sorpresa piccante che suo marito gli aveva detto giusto la sera prima di aver preparato, assumendo un'espressione piena di malizia.

Avendo capito cosa lo aspettasse dietro quella porta, non ci pensò una seconda volta ad abbassarne la maniglia e fare il suo ingresso.

Era tutto completamente avvolto dal buio, eccetto delle piccole lucine rosse poste attorno a quello che riconobbe essere un letto matrimoniale piuttosto spazioso.

«Finalmente è arrivato, Agente Lee.»

Una voce roca e sensuale fece eco tra le quattro mura, uno spicchio di provocazione e malizia facilmente leggibile.

Il ramato non rispose, invece allungò un braccio verso il muro e premette l'interruttore della luce.

Subito le sue iridi si scontrarono con quelle luccicanti del suo coniuge, spostandosi solo per ammirare il resto del suo corpo.

Indossava una tuta arancio chiaro scollata fino a metà petto, i capelli erano leggermente scompigliati e soprattutto, quello che attirò più la sua attenzione, fu il collare nero che gli avvolgeva il collo, lasciando penzolare un ciondolo rappresentante una scritta.

Era quello che gli aveva infilato nell'armadietto tanti anni fa, come poteva scordarselo.

Non l'avevano mai utilizzato e non aveva mai pensato a dove il minore l'avesse cacciato, fino ad ora.

Deglutì seccamente, passando le iridi su ogni centimetro di Jisung. Dalle gambe sistemate una piegata col piede sul letto e una stesa sul lenzuolo pulito, il petto ben evidente con un capezzolo già un po' scoperto, i gomiti poggiati sul materasso per farlo inclinare all'indietro ed esporlo ancora di più, e infine il sorrisetto incorporato sul suo viso roseo, illuminato dal rosso che lo circondava.

«Allora? Ha intenzione di rimanere lì o mi vuole riportare dietro le sbarre?»

Per restare ancora più in tema, sui muri erano proiettate delle sbarre di ferro, tanto realistiche da far credere che fossero davvero all'interno di una prigione.

Shared reputation~MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora