Il funerale e la nuova era

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Io e Sibilla risalimmo sul dromone attraverso il calabrone, il ritorno fu più semplice della partenza perché dovemmo solo atterrare su una pedana che ci trasportò in un ambiente pressurizzato e dove potemmo toglierci gli elmi.
Fu strano togliersi la lorica, mi sentivo molliccio..... ma con un'energia dentro che è impossibile descrivere.
"Terra..... l'Orbe Natio.... è la fuori! È accanto a noi...." dissi io.
"Lo abbiamo visto.... lo abbiamo visto e lo mostreremo a tutti...." disse Sibilla.
Venne naturale abbracciarci per la gioia.
"E tu non sei un traditore!" mi disse Sibilla quando si staccò da me.
"Già.... anche se dubito che qualcuno ci crederà mai a come sono andate davvero le cose."
"Mia signora....." Uliria salutò Sibilla, era felicissima anche lei dopo aver visto Terra con i suoi occhi dal rosone del caput.
"Adesso dobbiamo aspettare che Sileus arrivi. Dopo il barritus che gli ho lanciato non dovrebbe metterci molto, specialmente con la Stella Guida attiva" dissi.
"E dopo?" chiese Sibilla.
"Dopo.... ogni anima della Galassia saprà ..... che Terra è stata ritrovata!"
Era davvero una bella atmosfera quella che si respirava a bordo, salimmo allo strategikon e cenammo: con lo scalpello atomico modellammo delle carni e delle verdure varie, alcuni formaggi e dei dolci vari, li mettemmo alla griglia. La cucina degli ufficiali era davvero ben attrezzata e mi permise di rimettere in pratica la mia arte culinaria.
Ci mettemmo a mangiare su un tavolo che avevamo composto davanti al rosone con dei nanodroidi capaci di assemblarsi e assumere qualunque forma.
Appena seduti ci dividemmo le porzioni e Sibilla ordinò ad Uliria di non assaggiare niente dal suo piatto giusto per non essere offensiva nei miei riguardi. L'ascella fu lieta di eseguire quel ordine.
Appena seduti facemmo insieme una preghiera di ringraziamento e dopo facemmo un gesto antichissimo: presi un pezzo di pane e, insieme, lo dividemmo per mangiarlo insieme.
Davanti a noi il nostro pianeta, il mondo che tutti gli esseri umani, di tutte le nazioni, di tutte le stirpi, di tutti i colori e le forme avevano il diritto di chiamare "casa" il grande elemento di unità dell'intera razza umana.
"Ecco ciò che ci riunirà- dissi guardando fuori- questo mondo."
"Qualcuno potrebbe dire che non è Terra" disse Sibilla.
"Basta avvicinarsi per sentirlo, ci sono le rovine sulla Luna per non parlare dei continenti. Cinquantamila anni non sono abbastanza per cambiare troppo la superficie di un pianeta come questo: le mappe arcaiche sono una prova innegabile, basterà fare un confronto e chiunque perderà ogni dubbio" commentai.
"Pensate che si tornerà ad abitarlo?" chiese Uliria.
"No- dissi io- è un giardino che deve rimanere incontaminato. Raccomanderò a Sileus di renderlo una meta di pellegrinaggio affinché tutti possano visitarlo."
"Quindi credi che l'Imperatore lo condividerà?" chiese Sibilla.
"Come ti dissi su Serk Sileus rispetta la legge di Dio, per quanto glielo permettano" risposi. Credo di aver visto del dubbio sul volto di Sibilla in quel momento e non le potevo dare torto.
Passò circa un giorno (da noi trascorso ad osservare quel pianeta, le sue incredibili varietà e l'enorme numero di creature viventi che lo popolavano) prima che ricevessimo un segnale. I sensori del dromone avevano avvertito delle grandi onde elettromagnetiche nello spazio, chiaro segno di ponti di iperspazio che si erano aperti in sequenza facendo riversare nel sistema Sol migliaia di navi.
Sileus era venuto con tre legioni, il dromone avvistò anche una grande flotta venuta da una diversa direzione, la forma e le insegne erano inconfondibili: Orissiani, almeno cinquecento navi da guerra a forma di goccia. Indossai il diadema e feci il salto con cui il nostro dromone apparve in mezzo ai due schieramenti. Erano nell'orbita del più grande pianeta del sistema, un gigante gassoso rosso davvero impressionante, ben più grande di Scauron, forse una stella mancata. Il corpo celeste più grande è sempre l'oggetto più indicato per stabilire le basi da cui cominciare ad esplorare un sistema stellare.
Vedemmo che non c'erano solo Roviani e Orissiani, doveva esserci stata una fuga di notizie perché si erano radunate navi da popolazioni di tutto l'Impero e ne riconobbi anche alcune degli Stati del Nucleo e dei popoli sottoposti al Gran Reame. C'erano anche dei nomadi e molti altri, si può dire che si erano radunati rappresentanti di tutto il genere umano intorno a noi.
Ricevemmo circa settemila contatti in un secondo, ne isolammo due: uno veniva dalla Iupotor, l'altro dall'ammiraglia orissiana. Apparvero davanti a noi gli ologrammi di Sileus e di un uomo alto e magro con indosso una pesante armatura e uno sguardo fiero e temibile, aveva una fronte larga e indossava un piccolo cappello a punta, simbolo di un ufficiale militare, sulla sua guancia destra tre fiamme di Orissia tatuate, era uno dei sette generali dell'Armata di Fuoco, l'esercito regolare del Gran Reame.
"Saluto con rispetto tutti i presenti" disse Sileus ricevendo un educato inchino da parte del generale orissiano che salutò anche me. Appena Sibilla entrò nel campo dei raggi metrici (diventando così visibile nella comunicazione olografica) il generale le mandò un bacio con la mano e piegò la testa, questo perché autorità come i sette generali non erano tenuti a prostrarsi davanti a un membro della famiglia reale che non fosse il Vasilus.
"Prima di dire qualsiasi cosa- disse l'Imperatore- vi informo che siamo in diretta tachionica."
"Posso chiedere con chi?" chiesi io.
"Con tutti! Con l'intera Galassia. Tutta l'Umanità ci sta guardando e ascoltando. Una fuga di notizie e ora.... ora sentiamo cosa avete da dire" fu la risposta di Sileus.
"Prima di ogni questione, davanti all'Umanità tutta io domando proprio alla principessa della seta Sibilla Lyriana se davvero si è unita spontaneamente a questa impresa oppure se davvero è stata rapita dal magistrato Octopon Vandor Caros" disse l'Orissiano con un Vilino molto storpiato dal suo accento.
"Generale assicuro voi e il grande Vasilus, l'Unico lo conservi e gli dia lunga vita e prosperità, che ho ricevuto questa missione e l'ho accettata al pari di Octopon Vandor Caros" disse Sibilla con un rigore e una regalità che spinsero il ricco e potente generale a piegare il capo.
"Posso rispettosamente chiedere chi è l'onorevole emissario del Vasilus che si presenta al cospetto di....." dissi io interrotto.
"Madronius Bocorone, generale della quinta schiera dell'Armata di Fuoco, guardiano dei confini della Corona ed emissario del Vasilus Merus Lyriano, Re dei Re di Orissia. L'Unico lo protegga e lo renda longevo e potente" rispose quel uomo con solennità mentre i media e gli utenti di tutta la Galassia aggiornavano, traducevano e ritrasmettevano quelle parole ovunque.
"Immagino siate qui per chiedere spiegazioni" dissi io.
"Il Re di tutti i miei Re se lo aspetta" rispose il generale Bocorone.
Guardai Sibilla e le feci un cenno: volevo che l'onore andasse a lei.
Sibilla fece un profondo respiro e iniziò a parlare: "Abbiamo incontrato lo spirito del Fondatore- i media e le trasmissioni raggiungevano picchi mai visti- ci ha chiesto di portare il suo corpo alla sepoltura da egli scelta nei remotissimi tempi delle sua vita mortale. La sua salma è tutt'ora a bordo di questa nave e seguendo le sue istruzioni l'abbiamo trovato- un attimo di silenzio per alzare la tensione e poi il colpo di grazia- abbiamo trovato l'Orbe Natio, il Mondo Madre."
A quel punto le attenzioni di tutti gli utenti galattici erano rivolte verso di lei e Sibilla scrisse una pagina della storia e lo fece con un grido emozionato.
"ABBIAMO TROVATO LA TERRA!"
Quello..... fu uno dei rarissimi momenti nella nostra storia in cui tutta l'Umanità rimase in silenzio assoluto..... persino i cronisti e gli utenti di tutte le reti sociali e dei mezzi di comunicazione di massa erano allibiti e in silenzio davanti a quella dichiarazione.... una sorpresa incredibile che immobilizzò l'Uomo fino alla dichiarazione successiva di Sibilla.
"Si trova in questo sistema, il sistema Sol. Sappiamo dov'è. Seguiteci, vi ci portiamo ora."
Sileus mi stava guardando con uno sguardo particolare, qualcosa che non avevo ancora visto.
"Octopon- disse l'Imperatore- mi hai reso fiero!"
Detto questo la comunicazione si spense, Sileus e il generale Bocorone stavano dando ordini alle loro flotte per seguirci e tentare di mantenere l'ordine.
Indossai il diadema e osservai il sistema: rividi Terra e mi tuffai verso di essa però fui attento a comparire in un punto nelle sue vicinanze ma abbastanza lontano perché tutta quella flotta apparisse senza fare danni al pianeta. Grazie al Divino non ci furono incidenti: erano migliaia e migliaia di navi, interi popoli che apparivano e altri che stavano ancora correndo e saltando da tutta la Via Lattea per vedere se davvero avevamo trovato l'Orbe Natio. Appena la Iupotor e l'ammiraglia orissiana furono apparse e pronte inviai loro il segnale per seguirmi. Vidi che le navi legionarie stavano avanzando velocemente per formare una serie di blocchi intorno a tutto il pianeta, credo che alcuni si lamentassero ma in fondo era ancora l'epoca dell'Esilio e tutte le principali religioni di quei popoli (Redenziani in primis) raccomandavano che mai piede umano toccasse il Mondo Madre.
Me ne resi conto e contattai Sileus.
"Sileus- dissi al ologramma davanti a me- dobbiamo scendere."
"Ragazzo..... è proibito" lo diceva con timore, solo di questo Sileus aveva paura.
"Non serve, dobbiamo fare un atto di giustizia e abbiamo trovato l'Orbe Natio perché è tempo di tornarci."
In quel momento Sileus osservò qualcuno fuori dal campo del comunicatore olografico, poi tornò a guardarmi.
"Mi fiderò di te Octopon" disse l'Imperatore.
"Devono scendere anche rappresentanti Orissiani e di tutti coloro che sono presenti, tutti gli uomini che hanno sentito la chiamata devono rivedere Terra e dare il giusto onore al Fondatore."
Queste cose io le sapevo e le pensavo davvero, crearono scompiglio nella mente di Sileus, ma le accettò. Sibilla stava dando queste stesse istruzioni al generale Bocorone, che era anche suo zio, un fratellastro di Merus e per questo suo fidato ufficiale, non era tra i Lyriani e per questo doveva ubbidienza a Sibilla e non discusse l'ordine di scendere sul pianeta insieme ai rappresentanti degli altri popoli.
Io indossai la toga nera da cerimonia che avevo indossato la sera del arrivo di Sibilla e anche lei si mise allo stesso modo, quel serpente d'oro sul suo braccio era davvero di uno splendore incredibile ma nulla paragonato ai suoi capelli.
"Gli abiti migliori per onorare i nostri padri" disse lei con un volto radioso.
Io rimasi in silenzio ad osservarla.
"Caros...?"
Silenzio.
"Caros...?" aveva una leggera ridarella ma credo che iniziasse a preoccuparsi.
"Octopon?"
"Sei bellissima."
Questa volta glielo avevo detto davvero e non c'erano nebulose a cui rivolgermi. Ma Sibilla mi guardò con lo stesso sguardo di quella sera: sorpresa e un certo accenno di felicità.
"Grazie magistrato" senza esagerare.
Andammo allo strategikon per rivedere le mappe del pianeta e capire dove scendere. In quel momento tutti stavano facendo le verifiche fatte da noi al nostro arrivo e alcuni astronauti autorizzati stavano iniziando ad esaminare le rovine di Aurelia sulla Luna. Ovunque si stavano diffondendo le prove inconfutabili che quella era davvero Terra.
"Dove potremmo scendere? È un mondo enorme e la tomba del Fondatore potrebbe essere collocata ovunque" disse Sibilla.
"Il Libro del Valore dice che il Primo, il Secondo e il Settimo Impero erano collocati intorno ad un mare interno grande come il Primo Impero stesso attorno a cui si costruirono migliaia di città e si diede origine ad una civiltà prospera e autosufficiente difesa da un milione di guerrieri che si muovevano su strade e navi, quindi potrebbe....." fui interrotto da una mano che indicò un punto preciso senza gettare ombra sulla mappa.
"Qui- disse- questa è casa mia."
Il fantasma del Fondatore sembrava più fresco anche se appariva ancora molto stanco.
"Scendete su questo terreno: è una grande pianura e non credo che avrete grossi problemi ad arrivarci. Puoi farmi vedere di più da qui, figlio mio?"
A quelle parole io mi sentii, non dico fiero ma comunque con un buon orgoglio. Feci un ingrandimento della zona indicata dal Fondatore e apparve la pianura sul tavolo.
"Una volta c'erano tante belle città..... città d'arte e di ingegno.... io sono cresciuto in un piccolo paesino più o meno qui..... al di là di questo fiume..... magari il Paradiso mi apparirà così, mi piacerebbe tanto..... mi manca così tanto....."
"Fondatore- disse Sibilla- dove dobbiamo tumulare i tuoi resti?"
Il Fondatore cercava qualcosa sulla mappa, ma sapeva dove rivolgersi: indicò un punto di cui io fissai le coordinate sugli elaboratori dei miei guanti.
"Ci vediamo laggiù" disse lui sparendo.
Uliria entrò in quel momento nella stanza. Era davvero molto emozionata per quello che stava per accadere, si era messa elegante anche lei con un diadema e un medaglione al collo che raffigurava proprio Terra, un cimelio di famiglia. Eravamo davvero commossi.
"Uliria- disse Sibilla- grazie."
"Chiedo scusa mia signora ma..... per cosa?"
"Per la tua lealtà che è andata ben oltre il dovere" disse Sibilla trovandomi pienamente d'accordo.
"Principessa della seta.... mia signora.... ho giurato per l'Unico, potente, giusto e misterioso, di seguirvi e servirvi ovunque anche a costo della vita.... non merito nulla se eseguo solo ciò che ho promesso...." disse lei imbarazzata ma onorata.
"Uliria tu hai fatto molto più che servirmi: tu mi sei stata amica per tutto questo tempo e non lo dimenticherò mai."
"Lo stesso per me gentile e valorosa Uliria" dissi io dopo Sibilla.
"Ma io sono solo un'umile serva di...."
"No Uliria! Tu conosci tutti i miei segreti...... i nostri segreti e hai vissuto con noi un'impresa enorme e storica con fiducia in noi e nel nostro compito" disse Sibilla lasciandomi continuare.
"Questo non è da servi, queste sono cose da amici e tu lo sei per noi."
"Io..... io non so cosa dire...." la sua mente parlava da sola.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora