Crociera e copertura

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La grande vetrata del ponte di ristorazione in quel momento dava su un pianeta gigante di un colore verde intenso, un satellite grigio stava passando sotto la nave, una grande luna che faceva da sfondo alla splendida serata. Una famiglia, padre, madre, due bambini e una figlia, forse quattordicenne, erano seduti a tavola godendosi un lauto pasto. Erano persone molto ricche, era evidente.
"Io però non capisco- disse la madre- perché stiamo andando su Rovia? Non è sicuro per i bambini con la guerra!"
"I combattimenti si sono spostati oltre il mondo capitale, ormai la situazione è tranquilla. Dobbiamo andare su Rovia per prepararci in vista del arrivo di Caros Vandor."
"Ho sentito il suo discorso- disse la ragazza- mi piace come parla."
"È lui il nuovo Imperatore vero?" chiese uno dei bambini.
"L'Imperatore Sileus lo ha indicato come suo successore, ma deve ancora guadagnarselo. Stiamo andando su Rovia proprio per questo: ha moltissimi sostenitori e io voglio incontrarlo ed entrare in affari con lui. Se riuscisse a diventare Imperatore voglio che dopo si ricordi di me...nel nuovo Impero Roviano potremmo diventare molto ricchi."
"Ma papà...a che serve? Noi siamo già ricchi" disse la ragazza che non comprendeva l'avidità del padre.
"Sì, ma se Caros dovesse vincere la guerra potremmo diventarlo molto di più. In ogni caso su Rovia ho grandi affari già in atto. Adesso avanti, mangiate e non discutiamone più."
Il mio potere e il mio udito erano davvero notevoli, modestamente.
"Sai chi è quel uomo?" chiesi ad Ergesius seduto davanti a me su quel tavolo a circa trenta metri di distanza.
"Morgolius, Sador Morgolius, un azionista finanziario con attività industriali nel campo dei cantieri astronavali...a quanto pare ha speculato sulla ricostruzione di Ottalia."
Era davvero una spia eccellente, in due giorni aveva imparato tutte le informazioni relative ad ogni individuo a bordo di quella nave da crociera.
"Ricordami di cacciarlo dal nostro mondo se divento Imperatore."
"Sì, signor Porta."
Aveva imparato. La copertura per quel viaggio era molto importante se non vitale. Meno male che Gigor Porta era tornato a viaggiare.
La nave apparteneva ad una compagnia di viaggi chiamata Isis, aveva come simbolo un occhio blu, molto affascinante.
Eravamo in viaggio da due settimane in seconda classe, diretti verso la mia meta successiva.
Grazie ad un sistema inventato da Leriano ero in grado di inviare e vedere altri messaggi e annunci, grazie all'Occhio dell'Eternità ero in grado di osservare i miei nemici più evidenti che avevano radunato un grande esercito, abbastanza per fronteggiare le forze di Gulnius e di Robbius. Tuttavia nessuno stava ancora attaccando, perché non erano ancora pronti. Gli eserciti erano come due lupi che si osservavano digrignando i denti cercando di studiare e intimorire l'avversario.
"Signor Porta- mi disse Ergesius mentre tornavamo in cabina dopo la cena- posso chiederle perché non andiamo direttamente su Rovia?"
Appena rientrati, sicuro di non essere ascoltato gli risposi: "Per il momento la guerra è ancora in una fase iniziale e facile da comprendere. Ci sono due parti: gli assassini di Sileus e i suoi sostenitori. Se adesso andassi su Rovia noi Sileiani inizieremmo uno scontro alla pari, con i legionari in disparte i nostri militi potrebbero non riuscire a vincere e non voglio correre rischi. Mi serve un altro esercito da aggiungere alle nostre forze prima di colpire i nemici dell'Impero. Intanto procederò con la propaganda e ricordando a Rovia che sto arrivando."
"Ma non credete che questo messaggio potrebbe scatenare reazioni da parte dei Sileicidi?"
"Anche loro non osano muoversi per adesso, sanno bene che se vanno in uno scontro aperto potrebbero non riuscire a vincere. La maggior parte di loro sono ricchi uomini d'affari e attivisti politici, non condottieri."
Ergesius sapeva che il mio discorso aveva senso, ma aveva dei dubbi sul mio piano. Non che avesse torto.
Malgrado il titolo di re dei Vagnar non ero mai stato tra loro e non potevo essere certo che avrebbero accettato di seguirmi.
"Quando ci sarà il cambio di astronave?" gli chiesi.
"Due giorni, saremo nel sistema di Sileia Macuria, è territorio sicuro dove prenderemo il cargo Braccio Rotto diretto a Studion. Con quello saranno almeno venti giorni di viaggio."
"Braccio Rotto non è una nave registrata vero?"
"No, appartiene ad un'impresa familiare. Trasportano materiale meccanico. Il contratto è già pronto e ci aspettano."
"Tu cartografo e io meccanico...goditi il lusso della seconda classe amico mio."
In effetti era proprio da godere la comodità che sarebbe mancata durante i giorni di lavoro su quel cargo. Ci pensai mentre toglievo la maschera di cardonite che modificava i miei lineamenti, era come una seconda pelle, una sensazione spiacevole ma necessaria.
Augurai la buona notte ad Ergesius e mi ritirai nella mia camera usando l'Occhio dell'Eternità per osservare Sibilla. Mi mancava così tanto che non immagini Lettor. Non puoi immaginare.
Studiava, leggeva, si preparava per qualcosa. Non aveva intenzione di stare con le mani in mano e sapevo che non sarebbe rimasta su Ctefo. Aveva interagito molto con la gente, le guardie e i frati che stavano gestendo quel mondo a mio nome. Era davvero nata per regnare.
La città-stazione di Cremina somigliava molto a Meridiana in orbita intorno a Rovia. Era più piccola, meno importante come il pianeta dalle sabbie gialle sotto di essa, ma la base dei legionari e il loro vastissimo castrum su Sileia Macuria la rendeva sicurissima. I legionari erano neutrali nella guerra civile, ma avevano minacciato di abbattere indiscriminatamente chiunque avesse osato dare battaglia vicino alle loro basi.
L'interno di Cremina era costellato di stendardi della Stella a Nove Raggi oro su campo nero, lutto per l'Imperatore. O forse no? In seguito avrei scoperto che era qualcosa di diverso, un simbolo riguardante la legione accampata poco distante. Aveva subito una modifica in effetti, poiché i legionari avevano dimostrato sincero dolore per la morte di Sileus, ma quei colori erano ordinari benché io non fossi abituato a vederli.
"Ergesius...quale legione controlla questo sistema?" chiesi.
"Non lo so signore, ho fatto delle ricerche ma risulta segreto di Stato."
Una cosa già vista, ma non mi riguardava in quel momento.
Io ed Ergesius ci dirigemmo verso il molo ventisei dove avremmo trovato la Braccio Rotto che caricava le sue mercanzie e l'equipaggio che imbarcava. Avevamo indossato degli abiti comuni, niente toga, un piccolo gilè marrone, camicia dello stesso colore  e larghi pantaloni con stivali. Io avevo anche dei guanti, da meccanico sarebbe stato facile giustificare quella caratteristica. Le mie armi erano al sicuro nel bagaglio così come l'Occhio e il trasmettitore di Leriano.
Al punto d'attracco incontrammo il capitano della nave, un certo Eldrik Glar, un Makurano di circa sessant'anni, molto robusto, con il naso rotto i capelli bianchi e una carnagione olivastra. Quando ci vide arrivare ci squadrò in maniera inquietante.
"Chi diavolo siete?" chiese.
"Gigor Porta e Balor Pirrus- dissi io- abbiamo risposto al suo annuncio."
"Il meccanico e il cartografo? Siete in orario e già questo è un bene, ma non vi basterà. Siete Roviani, dico bene?"
"Sì signore, veniamo da Crator" risposi. Era meglio stare in guardia: i Makurani erano stati per lungo tempo acerrimi nemici di Rovia. Ben tre grandi guerre erano state combattute tra di loro e Rovia le aveva vinte tutte distruggendo la Federazione di Makuran che mio nonno Sileus aveva conquistato per la Repubblica Roviana prima di diventare Imperatore.
"A dire il vero non mi interessa da dove venite- disse il capitano- siete i sostituti di due membri del mio equipaggio per un solo viaggio e mi aspetto che facciate il minimo indispensabile per farci arrivare a destinazione. Tu cartografo, conosci il vilino come tutti, ma sai parlare anche il vagni?"
"Tutti e tre i dialetti fluentemente capitano. Oltre a ciò ho anche esperienza di cartografia stellare, tracciamento di rotta e gestione dei diari di bordo e archiviazione" rispose prontamente Ergesius.
"Lo vedremo: comincerai dall'archivio delle stive da uno a quattro. E tu meccanico? Guarda e dimmi se sai cosa stai guardando!"
La sua mente mi diceva che era fiero del suo vascello, una tipica nave lunga di Makuran. Fu lui a pensare cosa dovevo dirgli.
"Vascello da trasporto pesante classe Kriterion, sedicesima generazione, capacità di iperspazio massima 250x2, capacità di propulsione massima 550M, propulsione a scissione atomica. Dodici torrette lec e un cannone oculare frontale, capacità di trasporto in gravità terriana 24.000 tonnellate metriche. Finestre al plasma primarie e secondarie. Corazza interamente in diamantifero. I membri del equipaggio dovrebbero essere almeno 84 per gestire una nave simile: 7,45 chilometri per 2,5 nella zona di cargo e 4,2 sul gruppo motori anteriore e posteriore."
"Che ne dici della nebulosa Andali?" chiese il capitano Glar.
"Spero non sia nel piano di volo: un colpo di propulsori a scissione vicino alle sue numerose sacche di idrogeno sarebbe estremamente pericoloso per la nave e per noi."
Mi guardò inarcando le sopracciglia; pensava che forse non eravamo malaccio dopo tutto.
"I turni sono di otto ore al giorno, a meno che non ci siano situazioni di emergenza o io non dica qualcosa. La paga è di 24 sidi al giorno, ci sono gli scalpelli atomici alimentari a disposizione per i pasti tre volte al giorno. Ogni volta che vi do un ordine mi risponderete sì capitano, perché mi dovrete chiamare capitano o signore. È tutto chiaro?"
Dopo tre secondi di silenzio ed elaborazione dicemmo in contemporanea: "Sì capitano!"
"Lavorate bene e sarete trattati bene" disse incamminandosi verso la passerella per accedere al portello posto sulla parte dorsale del vascello.
La nave aveva un corpo rettangolare molto largo per accogliere i container nella parte inferiore, gli alloggi erano nella parte superiore della nave, quattro braccia uscivano dalla parte anteriore e posteriore del vascello, in modo da garantire il movimento tridimensionale. Non la definirei una bella nave, ma non era affatto male. Per il capitano Glar, sua moglie e le sue figlie era la vita: certe volte la famiglia, o una parte, partiva e solcava le costellazioni portando merci e notizie mantenendo sé stessa e tutti coloro che componevano l'equipaggio. Non erano poche le famiglie che vivevano del commercio e del trasporto astronavale tra i Makurani.
Nessuno avrebbe indagato su quel cargo e sui suoi meccanici e visto che il capitano ci pagava in contanti...per una volta l'evasione fiscale e il lavoro in nero si dimostravano utili.
Saliti a bordo incontrammo subito Gaia, la figlia maggiore di Glar, una ragazza poco più bassa di me, con dei capelli bruni e degli occhi di un verde smeraldo, una persona forte e molto intelligente. Ebbe subito la sensazione di avermi già visto, specie mentre ci accompagnava ai nostri alloggi.
Il corridoio era molto stretto, illuminato da alcune luci arancioni. Io ed Ergesius avevamo una piccola piccola cabina a testa, con un letto, un comodino, un lavandino e un armadio. Appoggiai il mio borsone sul letto e lo aprii, mi spiaceva moltissimo non avere una finestra, ma venti giorni sarebbero passati in fretta. O almeno lo speravo.
La Braccio Rotto si sarebbe diretta verso lo spazio dei Vagnar insieme con altre sedici navi cargo: lo sanno tutti che il branco scoraggia i predatori e benché i legionari continuassero ad aggirare e braccare i pirati in tutto l'Impero la guerra civile rendeva tutti meno sicuri. Il capo di quel convoglio era proprio Glar e i suoi colleghi lo seguivano lealmente da anni.
Prima di partire il capitano passò per tutta la lunghezza della nave con un rametto di vischio makurano alle cui estremità aveva dato fuoco. Un fumo e un profumo intensi si sparsero per il vascello insieme ad una preghiera che Glar recitava e ripeteva costantemente finché non ebbe percorso tutta la nave. Si era rivolto alla santa protettrice di Makuran e dei viaggiatori.
Non fu molto facile: i giorni passavano lenti, sempre con lo stesso programma, gli stessi orari e la stessa gente.
Erano persone di poche parole anche se tutt'altro che scortesi.
Due giorni dopo la partenza ci ritrovammo in sala mensa, un ambiente molto spartano illuminato da luci arancioni. C'erano soprattutto Makurani a bordo, più alcuni profughi del Nucleo, io ed Ergesius eravamo gli unici due Roviani. Era meglio rimanere uniti e con la testa bassa, anche se non erano ostili.
"Porta- mi disse uno degli ingegneri di bordo- hai fatto un buon lavoro con quel refrigerante oggi, erano mesi che ci dava problemi."
"Non è stato così difficile, anche se non ho molta esperienza con sistemi chimici il meccanismo è abbastanza semplice" risposi.
"E che genere di esperienza hai?" mi chiese Gaia.
"Cantiere astronavale di Sileia- dissi- un tirocinio di cinque anni al cantiere militare, oltre a questo la mia famiglia possedeva un'impresa di costruzione dove ho imparato tutto quello che so."
"Perché parli al passato? Non è più vostra quell'impresa?" chiese uno dei passeggeri.
"Questa maledetta guerra civile ha fatto molti danni- dissi- e l'assassino di mio padre mi ha portato via tutto."
Non era del tutto falso. Anzi.
"Per questo ti sei ridotto a fare il meccanico interinale..."
"Per ora. Sto andando a prendere qualcosa che dimostrerà le mie ragioni. Vi assicuro che presto riavrò ciò che mi appartiene."
Mi auguravano di riuscire anche perché molti di loro avevano storie simili.
"E tu Balor? Che storia hai?" chiese ancora Gaia Glar.
"Io sono sempre stato così- disse Ergesius- poi sono finito in una brutta situazione, poi Gigor mi ha salvato la vita e così ho deciso di seguirlo e di aiutarlo in attesa della fine della guerra."
"Che i Roviani si ammazzino pure tra loro- disse uno degli ingegneri- il loro dannato Impero si spezzi pure. Stavamo benissimo anche prima di loro."
Avrei voluto rispondergli, non era prudente.
"Si stava benissimo prima dell'Impero?- disse Gaia- Con una guerra dopo l'altra tra nazioni, frontiere statali che rallentavano il commercio, pirateria...l'Impero ha cambiato tutto questo: prima nessun Makurano arrivava alle Spirali Esterne."
"E per questo vale la pena essere schiavi?" rispose l'ingegnere.
"I Roviani hanno vinto e allora? Sai quanti Makurani sono senatori? Sai quanti ufficiali imperiali non sono affatto Roviani?"
"Tutta propaganda, il potere resta in mano a quei maledetti invasori."
"Sai chi era il padre di mia madre?- chiese Gaia- Il capitano Greelo, il comandante dell'ultima resistenza durante l'ultima guerra, l'ultimo difensore della Federazione. Fu l'Imperatore Sileus in persona a sconfiggerlo e lui non solo non lo imprigionò ma lo nominò ufficiale portandoselo nella campagna di Kelsharr dove conobbe mia nonna. Io non posso odiare l'Impero e spero davvero che Caros Vandor vinca questa guerra."
"Sileus chiese a Greelo come voleva vivere dopo la caduta di Makuran: Da soldato, è il solo che conosco. Non sapevo che avesse dei discendenti" dissi io.
A Gaia fece piacere che qualcun altro sapesse della sua storia.
"I grandi non hanno discendenti" disse il capitano Glar entrando nella sala mensa e prendendo il vassoio.
"Voi Roviani cosa ne dite? Con o contro l'Impero?" chiese Gaia.
Sospirai e guardai Ergesius.
"Qualunque cosa accada Rovia sopravviverà. Rovia sopravvive sempre" risposi prima di alzarmi per andare al mio turno successivo.
Eravamo in viaggio da ormai dodici giorni quando entrammo in una zona disabitata che separava il territorio dei Vagnar dal resto dell'Impero. Da quando mio nonno li aveva integrati si erano dimostrati leali a lui, ma forse non a Rovia. Essere re dei Vagnar voleva dire essere il simbolo di unità di quel popolo diviso in sette tribù, un modo per evitare guerre fratricide che per molto tempo avevano sconvolto quella gente. Sileus era stato quel simbolo e i Vagnar mi avevano acclamato re perché lui lo aveva chiesto, se volevo il loro aiuto dovevo dimostrare di esserne degno.
Ero un po' stanco di dimostrare il mio valore a dire il vero. Ma tutti giudicano, vero Lettor?
Quando arrivammo sul pianeta Floki il nostro viaggio con i Makurani finì. Mi sono ricordato di quella famiglia, avrei ricambiato in seguito.
Floki era appena stato terraformato e i Vagnar ci stavano costruendo la loro prima città, il convoglio di Gral aveva portato loro dei macchinari necessari per costruire la centrale a fusione che avrebbe alimentato la città stessa.
La stazione spaziale in orbita era già un luogo in cui varie navi anche da viaggio e alcune erano dirette a Studion, dove i sette Jarl, i capi delle tribù si sarebbero radunati pochi giorni dopo.
Fu spiacevole lasciare la nave di Garl, erano stati gentili con noi, però devo dire che i giorni passati a fare il meccanico non mi sarebbero mancati, su dei motori a scissione poi...come ho fatto a non morire per le radiazioni non so.
Tornammo ad essere di semplici viaggiatori, anche se Ergesius come compagno di viaggio era davvero noioso. Ci imbarcammo su una nave cargo diretta a Studion su cui viaggiava anche un abate e alcuni monaci destinati a fare da notai per l'assemblea degli Jarl. I Vagnar erano redenziani molto devoti, come i Roviani e la maggior parte dei popoli dell'Impero, si fidavano solo dei religiosi per realizzare e custodire gli archivi del loro popolo. Anche se avevano un loro territorio dove riunirsi e mantenere il loro esercito erano perfettamente integrati nell'Impero e quindi molti di loro vivevano sparsi per i nostri territori e svolgevano il ruolo di mercanti e truppe speciali.
Molti definivano i Vagnar dei barbari e in passato probabilmente lo erano stati ma ormai erano perfettamente integrati nella civiltà roviana.
Ricordo che Sileus una volta mi disse: "Un senatore vagnar, uno orissiano, uno makurano, uno kelsharr? Perché no? Anche una trentina o un migliaio. Ma uno adokese MAI!"
Su questo punto sono tutt'oggi d'accordo.
Si vedeva chiaramente che c'era una grande differenza tra Roviani e Vagnar: loro erano tutti alti, robusti, biondi e con occhi verdi o azzurri. Sembravano dei guerrieri nati e avevano un atteggiamento burbero, da spacconi e allo stesso tempo gentili e coraggiosi. Si diceva che tutte le loro donne fossero particolarmente forti e bellissime, personalmente mi sembrava un esagerazione. C'è da dire che anche prima di essere convertiti alla fede redenziana e integrati nell'Impero Roviano i Vagnar avevano una società in cui uomini e donne erano totalmente alla pari.
La nave cargo partita da Floki era roviana, alcuni dragoni vagnar la scortavano fino a destinazione.  Erano delle navi studiate per essere veloci: circa tre chilometri di lunghezza, di poco più piccole di lunghezza, una testa rettangolare e due robusti bracci che contenevano le armi principali e diversi propulsori, benché non avesse la potenza di fuoco di una nave legionaria o di un dromone il dragone vagnar era molto più manovrabile e veloce. Un vero cacciatore sul cui modello era stato costruito il venator delle regioni roviane.
Guardando lo spazio mi rendevo conto della vastità che averi dovuto governare se avessi vinto.
"Posso fare una domanda signore?" mi chiese Ergesius mentre eravamo seduti su uno dei ponti di osservazione ad ammirare l'Abisso. Gli feci un cenno.
"Se sapevate che ero una spia di Arastasus...perché mi avete portato con voi in questo viaggio?"
"Appunto lo eri- dissi io- e ho visto che sei leale. Tu sei utile e hai capito a chi essere leale. Lo sono anch'io dopo aver capito da che parte stare. Anche tu lo sai vero?"
Ergesius abbassò il capo, ma la sua mente mi diceva che sapeva bene la parte che aveva scelto.
La notte prima di arrivare su Studion mi addormentai con una certa difficoltà, ero in ansia e pensavo allo spazio, a quel grande abisso senza fondo che sarebbe stato l'Impero la cui conquista era diventata la mia ragione di vita.
Quando chiusi gli occhi sentii il Canto della Creazione che si faceva più armonioso, come una ninna nanna.
"Salve figliolo" mi disse il Fondatore apparso nel mezzo del mio sogno.   
  

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora