Il pugno di Caros

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La Saulus era veloce anche se non proprio ben manovrabile. Eravamo ancora abbastanza lontani da schivare i nuclei rossi che sfrecciavano contro di noi. I nostri scudi al plasma potevano resistere alle piccole stelle che ci avevano appena sparato addosso, ma entro certi limiti.
"Maledizione dove sono le nostre navi?" chiesi ancora.
"Invertire la rotta! 180 gradi di rivoluzione. Velocità a 600k!" disse Mirus mentre si avvicinava alla postazione dei militi che, alla sinistra della navata, manovravano gli armamenti e lo scudo.
Dopo aver fatto dietro front ci dirigemmo verso lo spazio aperto. Senza luoghi in cui nascondersi né rinforzi, con una forza nemica numericamente superiore una nave può solo fuggire e schivare i colpi. Eravamo a 1,15 secondi luce di distanza dalle navi nemiche quindi le folgori lec che viaggiavano alla velocità della luce non erano così precise come al di sotto del secondo luce, era quella la linea rossa.
Un ologramma sulla navata mostrava la Saulus e una bolla blu intorno ad essa. Era una rappresentazione del nostro scudo, venivano rappresentati i colpi che subiva con dei lampi rossi. Un colpo di cannone elettromagnetico ci colpì di striscio. I nostri inseguitori dovevano essere davvero euforici.
"Cannoni oculari da uno a otto e batterie lec posteriori fuoco a volontà!" ordinò Mirus.
Sapeva cosa stava facendo, anche se poteva servire a ben poco in quelle circostanze.
"Non servirà a niente se continuano a seguirci" dissi avvicinandomi a Mirus.
"Ci serve un diversivo- disse lui- capitano, ci sono delle bombe a idrogeno a bordo?"
"Sì signore."
"Sparatene cinque in formazione a cerchio, che esplodano simulatamente a cinquanta chilometri. Abbaglieranno la flotta nemica dandoci un po' di vantaggio."
La bomba H nello spazio ha un effetto molto diverso: niente fungo atomico, niente onda d'urto, neanche fuoco. È un immenso lampo di luce e un enorme impulso elettromagnetico che si propaga abbagliando temporaneamente i sensori delle navi. Ci spostammo rapidamente in un'altra zona e cambiammo direzione. Il nemico continuava a fare fuoco a raggiera, ma eravamo riusciti a metterci in salvo.
"Ora loro non vedono noi e noi non vediamo loro. Nello spazio aperto possiamo solo fuggire" disse il capitano attivando l'ologramma con la mappa del sistema stellare.
"Dov'è finita la nostra flotta?" chiesi.
"Devono aver ricevuto le coordinate sbagliate- disse il capitano avvicinandosi alla postazione dei cartografi- qualcuno ha commesso un errore. Un enorme errore..."
"Dovremmo attivare la stella guida ed emanare un barritus per richiamare le nostre navi" disse Mirus.
"Ma in questo modo il nemico saprà esattamente dove siamo" disse il capitano.
"Il nemico lo sa già dove siamo e dobbiamo ricevere rinforzi immediatamente!"
"Tra dodici minuti l'apparato di iperspazio sarà di nuovo carico e potremo ritirarci. Suggerisco la ritirata Coimperatore!"
"Se lo facciamo possiamo scordarci di liberare Otracus."
Rimasi immobilizzato: aspettavano il mio ordine.
"Attivate la stella guida e olifante al massimo! Richiamiamo la flotta, Otracus deve essere liberato oggi stesso, prima che i Sileicidi fortifichino la posizione. E quando troverò il responsabile di questo disastro- mi interruppi guardando quei due e ascoltando le emozioni dei presenti- AVANTI! ATTIVATE QUESTO BARRITUS!"
Attivarono la stella guida ed emanarono il segnale. Alcune folgori lec sugli scudi ci fecero capire che il nemico era riuscito a vederci e che la stella guida della Saulus brillava come un faro.
"Questa volta nessuna bomba atomica ci coprirà" disse Mirus.
"Ma almeno adesso i nostri sapranno dove raggiungerci" dissi io.
"Nel frattempo...cartografi, stabilite una rotta di movimento casuale, almeno a questa distanza gli sarà difficile colpirci anche con le armi ad energia diretta" disse il capitano.
"Non allontaniamoci troppo dal pianeta- dissi- muoviamoci in circolo intorno ad esso."
"In questo modo altre pattuglie provenienti da Otracus potrebbero intercettarci" obbiettò Mirus.
"La nostra flotta arriverà prima. Le nostre informazioni non erano errate: abbiamo più navi in arrivo e quando saranno qui li costringeremo alla ritirata!"
Dissi questo mentre mi sedevo sul mio seggio e osservavo l'Abisso davanti a me.
"Non possiamo sapere se arriveranno in tempo" disse Mirus.
"Ancora quattro minuti prima che il nostro l'apparato di iperspazio sia di nuovo operativo, considerando l'istantaneità della ricezione tachionica ci vogliono...Capo Cartografo, quanto tempo prima di calcolare la posizione del sistema dopo la ricezione?"
L'ufficiale in toga blu era perplesso, rifletté alcuni secondi e poi rispose.
"Considerando la loro possibile posizione attuale....in base agli errori di trasmissione....con i rilevamenti che dovranno fare in base al punto...."
"Quanto tempo?"
Quel uomo mi guardò e rispose di impulso: "Otto minuti ancora Vostra Serenità!"
"Quindi tra otto minuti avremo i rinforzi richiesti! Qui siamo e qui rimaniamo!"
Il capitano mi fece il saluto militare e si mise al suo posto continuando a coordinare le operazioni e le contromisure per l'attacco.
Mirus mi si avvicinò e mi chiese: "Sai bene che non possiamo essere sicuri che arriveranno in tempo!"
"Io lo sono amico mio. Arriveranno, malgrado l'errore" il Canto della Creazione non stava avendo nessuna vibrazione, nessuna interferenza e sentivo quel prurito dentro la testa che Sileus mi aveva detto essere segno della scelta giusta. Dovevo solo avere fede.
Mirus si fidava di me e si avvicinò alla postazione dei militi per continuare a monitorare la situazione. Fuggivamo, la tensione era palpabile, in effetti dall'equipaggio arrivavano le sensazioni più sgradevoli che avessi mai assaporato.
Gli otto minuti più pesanti degli ultimi anni. Era dalla caccia al Paraetorium che non sentivo una tensione simile.
"Impulsi elettromagnetici multipli- disse uno dei cartografi, il suo capo reparto gli si avvicinò osservando il suo schermo- ponti d'iperspazio."
"Sono i nostri Coimperatore!"
"Li voglio vedere. Attivate il telescopio e mostratemeli!"
Il Capo Cartografo eseguì l'ordine e uno schermo olografico circolare apparve davanti a me facendomi vedere dei dragoni vagnar e i dromoni con le insegne di Sileus attaccare i Sileicidi.
"Signore i nostri inseguitori invertono la rotta, la flotta nemica è in ritirata!"
Adesso le emozioni che sentivo erano davvero piacevoli, anzi euforiche.
"Riceviamo delle chiamate dalle navi comando" disse il capitano.
"Confermare a Jarl Zagrog e al tribuno Ascalus che la nave è intatta e ci dirigiamo al pianeta" dissi mentre il capitano dava ordine di dirigersi verso Otracus.
Mirus mi si avvicinò e si sedette ridendo e rilassandosi.
"Grazie per esserti fidato...amico mio!" gli dissi.
"Come potrei non avere fede dopo tutto quello che abbiamo vissuto...Vostra Serenità!"
Non sarebbe stato saggio ignorare il fatto che eravamo stati sull'orlo del disastro.
Quando arrivammo in orbita metà delle nostre navi stavano inseguendo la flotta nemica con lo scopo di fare prigionieri.
Apparvero poi gli ologrammi dello Jarl e del tribuno.
"Ottimo lavoro signori" dissi io.
"So che non era il piano...ma attirare mezza flotta nemica lontano dal pianeta è stato un colpo di genio" disse lo Jarl.
"Non sarebbe stato necessario se la flotta fosse arrivata come previsto! Dobbiamo scoprire cos'è successo e fare in modo che non accada di nuovo" dissi.
"Avete ragione Vostra Serenità. Inizieremo un'indagine molto approfondita immediatamente" rispose il tribuno.
"Per adesso dobbiamo prendere il pianeta. Qual'è la situazione sul pianeta?" chiese Mirus.
"Il senatore Barcus..."
"Ex senatore tribuno" specificò Mirus.
"L'ex senatore non è riuscito ad evacuare. È ancora nel castrum su Otracus, con gli scudi alzati e le batterie pronte al fuoco, ma è solo e senza possibilità di rinforzi. Credo che con un intenso bombardamento gli scudi cederanno entro pochi giorni" disse il tribuno.
Il Capo Cartografo mi avvisò che c'era una chiamata dalla superficie. Misi in collegamento gli altri comandanti mentre un grande ologramma del pianeta appariva al centro del caput evidenziando il castrum e le città.
Apparve l'ologramma di un uomo calvo, piuttosto robusto e con uno sguardo molto arrogante. Barcus mi aveva sempre fatto una bruttissima impressione, lo sapevo che non c'era da fidarsi. Tuttavia non mi aspettavo che tradisse Sileus.
"Signor Barcus, ben trovato" dissi.
"Senatore prego...della Repubblica almeno. Anche se riconosco che lei, signor Caros, non può proprio riconoscermi come membro del suo Impero."
Risi.
"La logica degli arroganti e dei traditori è talmente sbagliata e insensata che è inutile parlane. Applichiamo dunque la logica dei vincitori e finiamola qui!"
Barcus rise.
"È cresciuto Vandor. Mi compiaccio, somiglia un po' a Sileus. Concordo passiamo ai fatti: la gente di Otracus è sotto la mia protezione e non permetterò che sia rimessa sotto il giogo della tirannia e...."
"Non si era detto di evitare i soliti giochetti? E poi le minacce di bombardamento, il furto di mezzi e risorse e le uccisioni sommarie non sono esattamente il concetto redenziano di protezione."
Avevo uno sguardo molto serio ed effettivamente lo ero. Se c'è una categoria di persone che detesto sono gli ipocriti.
"Molto bene: arrendetevi e abbandonate il sistema entro un giorno!"
Lo Jarl Zagrog si mise a ridere sonoramente.
"L'onorevole Jarl esprime a modo suo la perplessità per la sua affermazione- dissi incrociando le mani da seduto- è rimasto senza flotta, senza rinforzi né altre basi in tutto il pianeta, non ha nemmeno alleati che possano mandarle rinforzi. Ed è lei che ci chiede di arrenderci?"
Barcus gonfiò il petto e rispose: "Ho uno scudo al plasma rigenerante a protezione del mio sistema, scalpelli atomici industriali capaci di fornire cibo e pezzi di ricambio ad oltranza. Inoltre il mio castrum è equipaggiato con un cannone globulare classe ortro!"
Guardai Mirus e la sua mente mi diede tutte le informazioni su quell'arma.
"Barcus...il suo scarso acume tattico le ha appena procurato un'umiliazione. L'arma di cui dispone è completamente inutile nella sua situazione: non può colpire delle astronavi in movimento. In realtà non è nemmeno in grado di colpire qualcosa in orbita."
"Sappia che l'Umanità sarà informata...che l'ha voluto lei!"
Il Capo Milite mi diede un avvertimento: "Coimperatore, il cannone globulare ha fatto fuoco!"
"Mi mostri il tragitto del colpo" dissi mentre sull'ologramma del pianeta veniva mostrata la linea rossa che, dalla fortezza al centro del continente settentrionale si dirigeva verso il suo obbiettivo. Era diretto su un altro punto sulla superficie. Il cannone globulare della classe ortro generava un globo di plasma incendiato simile ad nucleo di fusione blu, ma molto più devastante. Veniva sparato con un impulso di energia molto potente ma soggetto alla gravità, quando il globulo si infrangeva l'energia rilasciata era immensa e la distruzione che causava assoluta.
Vidi con orrore il colpo partito dal castrum abbattersi su una delle città più piccole del continente.
"Da qui posso colpire ogni città dell'emisfero settentrionale. Ventiquattro ore e la gente di Otracus subirà questo destino per colpa sua signor Caros!"
Disattivò la comunicazione.
"Voglio la sua testa!"
Non posso credere di averlo detto, ma quel giorno lo dissi.
"Dove ha colpito?" chiese il tribuno.
I militi osservarono i loro schermi e risposero: una cittadina in riva al mare, trentamila abitanti.
"Quante persone abitano su Otracus?" chiese Mirus.
"Un miliardo e mezzo, la maggior parte nel raggio d'azione di quell'arma. Solo nella capitale devono essere circa dodici milioni" risposi osservando il pianeta.
"Voglio uno schema del castrum e trasferisco la riunione del consiglio nello strategikon. Ordinate alle altre navi di rimanere a distanza. Non voglio che quel pazzo si innervosisca!"
Detto questo andai nello strategikon e fui raggiunto da Mirus, Ergesius il capitano e gli ologrammi dello Jarl e del tribuno. Sul tavolo al centro della stanza apparve il castrum di Otracus: la fortezza era composta da mura circolari, fortezze interne di forme esagonali e una grande torre bianca sul lato opposto della porta su cui era montato il cannone globulare. La struttura era alla base di una montagna, una struttura molto ben difesa.
"Lo scudo è davvero impenetrabile come si dice?" chiesi.
"Sì, solo un nucleo blu potrebbe sfondarlo istantaneamente, ma sappiamo tutti che questo distruggerebbe il pianeta. Anche con tutta la flotta ci vorrebbero giorni di bombardamento lec e i missili a trapanazione verrebbero intercettati dalla contraerea" disse Mirus.
"Coimperatore, credo che dovremmo considerare l'idea di una ritirata" disse il tribuno.
"Hanno a disposizione un solo cannone. Considerando il plasma termico da rigenerare tramite gli scalpelli atomici, il raffreddamento e gli accumulatori da ricaricare...credo che ci vorrà almeno un'ora prima che quell'arma sia di nuovo operativa" disse Mirus.
"Ma quando lo sarà quel pazzo incenerirà una nuova città. Possibile che non ci sia un modo per bloccare quell'arma?" disse lo Jarl.
"Intercettare il colpo è molto difficile: le armi balistiche non sono abbastanza precise, le armi a energia non abbastanza potenti. Un nucleo rosso...se manca il proiettile del cannone o se lo colpisce rilasciando l'energia di entrambe le armi il risultato sarebbe la fine della vita sulla superficie dell'intero pianeta" disse il tribuno.
"In effetti le armi della classe ortro sono devastanti e incontrollabili, oltre che difficili da manovrare e ricaricare. In pratica sono armi di terrore pericolose anche per chi le utilizza, è per questo che sono cadute in disuso. Credo che quello di Otracus sia uno degli ultimi ancora in uso" disse Mirus.
"In effetti oggi questa tecnologia è usata nella terraformazione per il rimodellamento geologico" disse il capitano della Saulus sconfortato.
"Senza lo scudo potremmo distruggere la struttura e per la popolazione non ci sarebbe nessun problema" disse il tribuno.
"Mirus- dissi io- hai parlato dei missili a trapanazione..."
"Sì...per fare un esempio..."
"Ricordami come funzionano per favore."
"È piuttosto semplice: i missili generano un campo energetico con frequenza opposta a quello dello schermo al plasma del nemico. Al contatto i due scudi si annullano per il tempo necessario al missile per passare il campo energetico."
"Abbiamo la frequenza scudi di quel castrum nel nostro archivio?"
Ergesius fece un controllo e trovò l'informazione.
"Capitano...mi dispiace- dissi- mi dispiace tanto."
Poco dopo tornammo nel caput e il capitano si mise al suo posto attivando gli altoparlanti che fecero risuonare la sua voce su tutta la nave.
"A tutto l'equipaggio...ci è richiesto un grande sacrificio per salvare la vita di milioni di persone imprigionate sul pianeta sottostante. Con rammarico ordino di abbandonare la nave. Ripeto: a tutto l'equipaggio abbandonare la nave!"
Non fu un'operazione facile: tutti i mezzi da trasporto vennero riempiti delle attrezzature e dell'equipaggio, quelli che non furono teletrasportati su altre navi. A quindici minuti dalla ricarica del cannone eravamo rimasti in quattro a bordo.
"Spero sia tutto pronto" dissi al capitano.
"Questa nave ha avuto una vita breve ma intensa" disse lui abbandonando il ponte.
"Conoscete il piano vero?" chiesi a Mirus e ad Ergesius.
"Se ci riusciamo passerai alla storia" disse Mirus.
"Non servirà molta fantasia per rendere epica questa storia" disse Eregesius incamminandosi verso la darsene.
Mi sedetti sullo scranno del navigatore e indossai il diadema. Che strana sensazione essere così imponente e forte, una grande nave, una potenza ineguagliabile. Vedere e sentire tutto intorno a me è indescrivibile Lettor. Essere un'astronave è divertente e indescrivibile. Sentivo un mio simile molto più piccolo ronzarmi vicino alla testa ed essere dentro al mio scudo. Tutto pronto.
Osservai il pianeta, mi voltai verso di esso e osservai fino a vedere quella grande torre che era il mio obbiettivo. Iniziai a correre, spingevo sempre di più in avanti e ad un certo punto sentii due forze, una debole che mi fermava, una molto più forte che mi tirava sempre di più e d'improvviso, davanti a me, riconobbi il basso. Mi spostai un po' per essere sicuro di arrivare dove dovevo. Quando mi resi conto che ormai la caduta era inarrestabile uscii dal mio grande corpo di metallo e pietra e tornai a vedere con i miei occhi e a sentire la mia carne. Attivai lo schermo olografico davanti allo scranno, digitai le istruzioni e le impostai in modo che l'elaboratore della nave le applicasse.
Mi alzai, guardai quella nave per l'ultima volta e dissi: "Grazie di tutto!"
Lo scudo della Saulus si disattivò, venni teletrasportato a bordo della navicella che Mirus pilotava accanto al ponte. Ci allontanammo prima che gli scudi si attivassero con la nuova frequenza. Il castrum era in vista e sparò sull'ammiraglia con le batterie convenzionali nel vano tentativo di fermare la sua caduta. Come previsto, gli scudi della nave e del castrum si annullarono a vicenda il tempo necessario per consentire il passaggio.
La Saulus quel giorno fu il mio pugno.
Il pugno di Caros che si abbatté sul castrum di Otracus sollevando una colonna di fuoco ed emanando un boato come su quel mondo non vi fu mai e mai più si ripeterà.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora